ChatGpt, il chatbot creato da OpenAI, è in grado di produrre un testo grazie all’intelligenza artificiale generativa. Ma esso è coperto dal copyright? Può configurarsi una violazione?
Da quando è diventato disponibile per tutti, ChatGpt, il chatbot creato da OpenAI, ha fatto molto parlare di sé per le sue capacità. Due delle domande che più spesso le persone si sono poste sono: i testi scritti sfruttando l’intelligenza artificiale di ChatGpt sono coperti da copyright? E poi, violano oppure no il diritto d’autore? La risposta non è semplice. Per trovarla, infatti, è necessario capire chiaramente come funziona l’intelligenza artificiale generativa e successivamente consultare la giurisprudenza.
L’intelligenza artificiale generativa, su cui si basa anche ChatGpt, secondo una definizione fornita dall’azienda di consulenza strategica Gartner è «una tecnologia in grado generare artefatti che in precedenza si basavano sulla creatività dell’uomo». Gli artefatti menzionati nella definizione possono essere, ad esempio, testi o immagini.
Questo tipo di intelligenza artificiale è costituita da degli algoritmi che vengono «allenati» con moltissimi dati, così da essere in grado di fornire degli output coerenti con gli input inseriti dagli utenti. Una volta ricevuto un input, il chatbot analizza il prompt, e cerca di fornire un output in linea, attingendo dai dati di cui dispone, ossia quelli con cui è stato «allenato».
Il testo scritto da ChatGpt è coperto da copyright?
Molte persone - tra cui quelle che hanno usato ChatGpt più di frequente - si sono chieste se i testi prodotti da esso siano o meno coperti da copyright.
Secondo la prima circolare pubblicata sul sito del governo americano in materia di diritto d’autore, la risposta sarebbe negativa, in quanto, per poter essere coperta da copyright, un’opera deve «essere creata in maniera indipendente da un autore umano e possedere almeno un minimo di creatività». Dunque un testo scritto da ChatGpt per gli Stati Uniti non può essere protetto da copyright, in quanto esso non è prodotto da un umano.
Con l’intelligenza artificiale generativa che sta facendo discutere, e molto, per le sue capacità, è plausibile prevedere che presto possano nascere normative con ad hoc, l’obiettivo di inquadrarla legalmente in maniera più precisa. Per sapere come, sarà necessario continuare a monitorare il fenomeno e vedere come cambierà il framework.
ChatGpt viola il copyright?
Compreso come funziona l’intelligenza artificiale generativa, è possibile anche cercare di capire quando e se ChatGpt viola il copyright con i suoi testi.
Se, per esempio, si chiede al chatbot di riassumere un testo fornitogli come input, si configura una violazione del copyright? Per capirlo è necessario chiarire quando si configura l’illecito: secondo la giurisprudenza, perché si manifesti una violazione del diritto di autore è necessario che gli elementi essenziali di un’opera originale siano i medesimi di quelli dell’opera frutto della trasposizione.
Il Tribunale di Roma e la Cassazione, inoltre, hanno affermato che si verifica una violazione del diritto d’autore anche quando c’è una contraffazione parziale, e cioè quando i tratti essenziali dell’opera anteriore si ripetono in quella successiva, con soltanto alcune piccole differenze.
In sintesi, per evitare di essere accusati di violazione di copyright, non è sufficiente invertire l’ordine delle frasi o inserire alcuni sinonimi, ma è necessario rielaborare completamente il testo. Qualora dunque una persona dichiari di essere proprietaria di un testo riassunto sfruttando l’intelligenza artificiale e non rielaborato, si configura una violazione del copyright? La risposta è sì.
Cosa accade, invece, se si chiede all’intelligenza artificiale generativa di scrivere una storia? In questo caso dipende dall’output: se questo non presenta tratti ricollegabili a un altro testo coperto da copyright, non si configura nessuna violazione di copyright, al contrario invece sì.
La violazione di copyright si verifica quando un contenuto protetto da diritto d’autore viene copiato senza citare il proprietario. È questo il caso che ha portato Getty Images, famoso sito online da cui è possibile acquistare immagini protette da copyright, a denunciare Stability AI, azienda proprietaria di Stable Diffusion a gennaio 2023.
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Getty Images, attraverso una nota, ha affermato di aver avviato un’azione legale contro Stability AI, accusando l’azienda di aver illecitamente copiato e sfruttato milioni di immagini protette da copyright per allenare l’intelligenza artificiale di Stable Diffusion. Getty Images ha deciso di procedere per vie legali per tutelare il lavoro degli artisti che la usano come piattaforma di pubblicazione.
In questo caso, secondo quanto affermato da Getty images, si sarebbe verificata una violazione del diritto d’autore, poiché Stability AI avrebbe usato le sue immagini senza citare e riconoscere il diritto d’autore dei proprietari delle immagini.
Naturalmente, dal momento che l’intelligenza artificiale generativa è una tecnologia relativamente nuova, sono ancora molti i casi specifici da analizzare e su cui gli esperti devono emanare dei verdetti.
Per avere maggiore chiarezza sul tema e su tutte le sue sfaccettature sarà necessario attendere e conoscere il responso della giurisprudenza, che arriverà con il tempo.
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