Uno tsunami senza precedenti colpirà il Mediterraneo, lo dicono gli esperti

Maria Paola Pizzonia

18 Giugno 2024 - 19:01

Rischio tsunami sul Mediterraneo nei prossimi anni, rivela lo studio di un’agenzia ONU.

Uno tsunami senza precedenti colpirà il Mediterraneo, lo dicono gli esperti

Le coste del Mediterraneo sono in pericolo e a dirlo sono gli esperti. Lo conferma lo studio “Probabilistic Tsunami in the Mediterranean Sea” pubblicato sulla rivista Géophysique pure et appliquée. Lo studio, diffuso qualche mese fa, è a oggi ancora un riferimento molto importante e attuale, in quanto sostiene che il litorale mediterraneo rischia di essere colpito da un catastrofico evento naturale, ovvero uno tsunami di grandi proporzioni.

100% di probabilità di tsunami nei prossimi 30 anni

La Commissione Intergovernativa per gli Oceani (IOC) è un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite, parte dell’UNESCO, dedicata alla promozione della cooperazione internazionale e della ricerca scientifica negli oceani, nelle zone costiere e nei mari. Si occupa di tematiche come il monitoraggio del cambiamento climatico marino, la gestione sostenibile delle risorse marine, la sicurezza marittima e la prevenzione dei disastri, inclusi proprio gli tsunami e altri eventi naturali.

Rispetto proprio al mar Mediterraneo l’IOC ha segnalato una probabilità vicina al 100% di uno tsunaminei prossimi 30 anni” nella costa mediterranea e atlantica spagnola.

Quali sono le zone con il maggior pericolo tsunami e perché

Il cambiamento climatico ha aggravato ancor più il già naturalmente presente rischio di simili avvenimenti e per questo è doveroso restare in allerta.

È il caso soprattutto della costa mediterranea e atlantica della Spagna. Questo perché il Mare di Alboran, tra la costa nelle zone sud\sud-est della Spagna e la costa settentrionale del Marocco, è una delle aree a più alta attività sismica del Paese. Di conseguenza il rischio copre una zona decisamente ampia: parliamo dell’intera costa mediterranea, da Valencia a Malaga, incluse le Isole Baleari.

Proprio in quest’area potrebbe abbattersi l’imponente tsunami. Lì le onde potrebbero arrivare anche a 6 metri.

Lo studio non si è limitato a questa segnalazione, ma ha anzi sottolineato la necessità urgente di implementare un sistema di allerta tsunami in tutta la zona. A Huelva e Cadice, la probabilità di un’onda alta un metro è del 10% e solo del 3% per un’onda di tre metri. Sebbene i rischi di grandi tsunami siano relativamente bassi in termini percentuali, le conseguenze di tali eventi non sono da sottovalutare.

Perché il rischio è così alto nella costa atlantica? Ecco cosa sono i difetti di salto

Perché la costa atlantica è particolarmente vulnerabile, soprattutto a causa della faglia marina di Averroè, nel Mare di Alboran? La sua struttura geologica si può descrivere come una zona di frattura nella crosta terrestre, dove si accumulano tensioni tettoniche tali da renderla un’area ad alta attività sismica.

Inoltre, ci si deve anche preoccupare dei difetti di salto (o dislocazioni nelle faglie geologiche): si tratta di discontinuità nelle quali le rocce si spostano bruscamente su entrambi i lati. A causa di questo movimento repentino sui punti lungo una faglia si verificano disturbi significativi nella crosta terrestre. Quindi la faglia può generare terremoti e, potenzialmente, tsunami con onde alte fino a 6 metri. Tali onde possono raggiungere il litorale causando un impatto significativo in tempi molto rapidi: si stima che nel mare di Alboran le tempistiche oscillerebbero tra i 21 e i 25 minuti.

Bassa intensità nei paesi Baschi, altra preoccupazione alle Canarie

Lo studio presenta anche dei dati rassicuranti, mettendo in evidenza anche l’area con il rischio più basso di tutta la penisola iberica: la costa cantabrica.

L’innalzamento del livello dell’acqua esiste specialmente nelle Asturie, in Cantabria e nei Paesi Baschi, ma con un’intensità inferiore (mezzo metro al massimo). Non si può dire lo stesso delle Isole Canarie, sul lato occidentale dell’Andalusia, dove secondo gli avvertimenti dei ricercatori le onde potrebbero superare gli 8 metri.

Una volta innescato, lo tsunami si propaga attraverso l’oceano in tutte le direzioni fino ad arrivare alle zone costiere. Si tratta di onde con un livello abbastanza preoccupante di energia, che possono attraversare interi bacini oceanici e colpire anche le coste più lontane. Un esempio: lo tsunami dell’Oceano Indiano del 2004 ha colpito l’isola di Sumatra in due ore e ha raggiunto il Brasile 22 ore dopo.

La preoccupazione è alta: si pensa che sulla costa spagnola l’effetto di un maremoto abbia tempi brevissimi. Uno tsunami regionale, generato a sud-ovest di Capo San Vincenzo, raggiungerebbe la costa di Cadice in circa 40 minuti. D’altro canto, uno tsunami originato in Algeria colpirebbe le Isole Baleari nello stesso tempo.

Per maggiori informazioni, di seguito potete scaricare lo studio con il quale viene messa in risalto l’allerta tsunami.

Lo studio sul rischio tsunami sulle coste del Mediterraneo
Clicca qui per scaricare.

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