La prima nave carica di grano è partita dal porto di Odessa: quali sono le conseguenze economiche? Nel frattempo il prezzo del grano inizia a scendere.
È partita la prima nave carica di grano da quando è iniziata la guerra, lo scorso 24 febbraio. Oltre quattro mesi di stallo, che hanno provocato una grave crisi alimentare in diversi Paesi in tutto il mondo. Il via libera della nave, che si chiama Razoni e batte bandiera della Sierra Leone, trasporta 26mila tonnellate di mais, è il risultato dell’accordo tra Ucraina e Russia mediato dalla Turchia.
La partenza della prima nave da Odessa è un primo passo ed è necessario implementare l’accordo nella sua interezza, ha detto il portavoce della Commissione Ue Eric Mamer nel briefing con la stampa.
È prevista la partenza di altre navi dall’Ucraina, ma non si sa quando. Sono tante le questioni all’orizzonte, sia di ordine politico (per esempio, se la Russia manterrà la parola) che di natura logistica, come la disponibilità di navi per esportare tutto il grano.
Ucraina, è partita la prima nave carica di grano dall’inizio della guerra: le conseguenze economiche e sul prezzo grano
L’Ucraina è il quarto più grande esportatore di grano al mondo, e il blocco che da mesi vigeva sulle esportazioni ha avuto gravissime conseguenze. A risentirne di più sono stati soprattutto i Paesi del Medio Oriente e dell’Africa. Il ministero della Difesa turco ha annunciato su twitter che la Razoni è diretta in Libano, al porto di Tripoli. C’è anche da ricordare che il porto di Beirut è stato protagonista di un’esplosione nel 2020 in cui il silo che conteneva una buona parte delle riserve nazionali di grano era stato distrutto.
Turkey’s Defence Ministry announces the first grain ship will leave Ukraine at 0630 BST from Odesa Port.
“It is agreed that Corn loaded, sierre leone flagged vessel will be sailing at 8:30am 1st of August from
Odessa port heading to Lebanon.“Other ships are planned.” https://t.co/x5pgeDfBPG
— James Waterhouse (@JamWaterhouse) August 1, 2022
Il ministro delle Infrastrutture ucraino, Oleksandr Kubrakov, ha dichiarato che lo “sblocco dei porti fornirà all’economia almeno un miliardo di dollari di entrate valutarie e un’opportunità per il settore agricolo di pianificare il prossimo anno”.
In questo momento sono fermi nei porti ucraini circa 20 milioni di tonnellate di grano, che rischia di marcire se non viene esportato in tempo. Altre 16 navi aspettano ora il loro turno al porto di Odessa, ha continuato il rappresentante del governo di Kiev in una nota ripresa dall’Agi. “Nelle prossime settimane, con il sostegno dei nostri partner, prevediamo di raggiungere la piena capacità di trasferimento di prodotti agricoli”, ha concluso.
Il prezzo del grano, riporta l’Ansa, comincia a scendere: tra le commodity in ambito agricolo il grano duro cede l’1,7% a 859 dollari e quello tenero a 791,75 dollari.
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Partita la prima nave di grano dall’Ucraina, ma non si sa quando partiranno le altre (o se la Russia rispetterà l’accordo)
Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, ed è vero più che mai in questa situazione. L’accordo per avviare le esportazioni è stato il risultato di settimane di mediazione, ma viene considerato solo la prima di una serie di condizioni necessarie per fare in modo che gli approvvigionamenti tra Ucraina e paesi importatori riparta a pieno ritmo.
Tante, infatti, le questioni a cui badare. La prima riguarda, ovviamente, la Russia: non si sa se abbia intenzione di rispettare gli accordi, permettendo alle altre navi ucraine di uscire dal porto. Non sarebbe la prima volta che la Russia viene meno alla parola data, come accaduto con gli accordi sul cessate il fuoco, così come quelli per l’evacuazione dei civili.
Secondo James Waterhouse, corrispondente di BBC in Ucraina, dice che dovrebbero partire altre 16 navi entro il 3 agosto, in base a quanto riportato dalla Turchia.
L’altra questione riguarda la logistica: bisogna garantire la presenza di almeno 400 navi per esportare tutto il grano, e sembra invece che nei porti ucraini non ce ne siano abbastanza, oltre al fatto che in questi mesi di guerra è stato difficile anche portare avanti l’ordinaria manutenzione.
Infine, bisogna creare passaggi sicuri per le navi ucraine che usciranno dal Mar Nero. L’esercito ucraino, per sbarrare l’avanzamento delle navi russe, ha minato queste acque. Non si sa se il lavoro per sminare il tragitto, o per creare percorsi alternativi, sia stato fatto o sia a buon punto.
La nave dovrebbe arrivare martedì 2 agosto a Istanbul, dove verrà ispezionata.
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