Il Virus Marburg continua a circolare e non c’è ancora nessun vaccino. Le autorità internazionali però hanno nuovi elementi per scongiurare una pandemia.
La circolazione in Ghana e in Camerum del virus di Marburg, simile all’Ebola e altamente contagioso, diversi mesi fa aveva acceso le preoccupazioni della comunità scientifica. I tassi di mortalità in particolare erano (e restano) l’elemento più critico, ma ci sono aggiornamenti positivi.
Attualmente infatti sono ancora allo studio le varie forme sintomatologiche di questa malattia, ma le autorità sanitarie internazionali scongiurano il timore di una rapida diffusione del patogeno e di una possibile evoluzione della curva di contagio in una pandemia.
Rischio epidemia Marburg: tassi di mortalità record
Il virus Marburg è una febbre emorragica virale altamente infettiva appartenente alla stessa famiglia della più nota malattia da virus Ebola. L’Oms per stabilire i tassi di mortalità ha analizzato le incidenze nel caso dei focolai del 1967 registrati in Germania, a Francoforte, e Belgrado, in Jugoslavia. I risultati sono notevoli e si attestano tra il 24% e l’88% a seconda del ceppo del virus. All’epoca una sostanziale differenza fu poi l’effettiva gestione dell’emergenza, più o meno tempestiva ed efficiente.
Per questo motivo è stata necessaria una mobilitazione tempestiva. Francis Kasolo, rappresentante dell’Organizzazione mondiale della sanità in Ghana all’epoca dei primi accertamenti era già sul campo con un equipe, rassicurando la comunità internazionale:
«Le autorità sanitarie sono sul campo per indagare sulla situazione e prepararsi per una possibile risposta all’epidemia. Stiamo lavorando a stretto contatto con il Paese per aumentare il rilevamento, tenere traccia dei contatti ed essere pronti a controllare la diffusione del virus».
I sintomi del virus di Marburg
La scoperta del contagio è avvenuta durante l’analisi preliminare dei campioni prelevati da due pazienti, entrambi deceduti e non imparentati, ed è stata eseguita dal Noguchi Memorial Institute for Medical Research di Accra, città capitale del Ghana. La segnalazione e gli accertamenti ghanesi però hanno passato anche un double check medico visto che i campioni sono stati inviati in Senegal, all’Institut Pasteur di Dakar, un centro che collabora con l’Oms.
Dalla mappatura così ricostruita dagli esperti di entrambi i Paesi si è iniziato a schedare i sintomi associati alla malattia provocata dal virus di Marburg. Dalle informazioni rese note fino a ora sappiamo che il range delle manifestazioni riconducibili all’infezione includono mal di testa, rigurgito di sangue e dolori muscolari. Sulla trasmissione invece i report stabiliscono che avvenga tramite il contatto con sangue infetto e altri fluidi o tessuti corporali.
Manca ancora un vaccino
Rispetto ai primi episodi la medicina non ha fatto grandi passi avanti poiché al momento non esistono vaccini o terapie antivirali approvati per il trattamento del virus ma solo cure di supporto quali la reidratazione con fluidi orali o endovenosi, che aiutano la sopravvivenza.
Tuttavia l’Oms sta discutendo da mesi sui potenziali candidati vaccini e dichiara che «sono in corso di valutazione una serie di possibili trattamenti, tra cui emoderivati, terapie immunitarie e terapie farmacologiche».
In attesa di novità perciò monitoraggio, attenzione e profilassi sono e restano indispensabili. Non dobbiamo però parlare di pandemia. Il virus ha un indice di trasmissione basso e il rischio che si diffonda in paesi al di fuori dell’Africa rimane minimo. L’alto tasso di letalità del Marburg gli rende infatti faticoso espandersi.
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