Bitcoin: non è tutto oro quel che luccica

Gianluigi De Marchi

10/05/2021

Per molti il Bitcoin è il nuovo ora, gli speculatori corrono all’acquisto spingendo in rialzo la quotazione. Ma è davvero tutto oro quel che luccica?

Bitcoin: non è tutto oro quel che luccica

Il nuovo millennio è nato all’insegna delle “criptovalute”, le monete create dal nulla nel mondo web che costituiscono la più grande rivoluzione finanziaria nella storia recente.
Artefice di questo fenomeno è un certo Satoshi Nakamoto, un misterioso giapponese (almeno a giudicare dal nome) che ha ideato un sistema geniale di emissione del Bitcoin basato sull’utilizzo della blockchain (un innovativo sistema basato sulla connessione di migliaia di PC in rete). In realtà Nakamoto non esiste, probabilmente copre un gruppo di grandi esperti informatici che hanno messo a punto il progetto.

Oggi circolano, con alterne fortune, circa 9.000 monete virtuali, da Bitcoin (BTC/USD) (la più diffusa e la più nota), a Ethereum (ETH/USD), da Binance (BNB/USD) a Ripple (XRP/USD) e tante altre dai nomi più o meno fantasiosi.

Negli ultimi dodici mesi le criptovalute hanno fatto registrare performance incredibili, con rialzi a due-tre cifre, conquistando un vasto pubblico di acquirenti, costituito non solo da esperti finanziari ma anche da semplici “curiosi” pronti a cavalcare il nuovo fenomeno per diventare ricchi.

Bitcoin: per gli ammiratori è “oro 2.0”

Il Bitcoin non ha un aspetto fisico, è un clic nel mondo etereo di Internet. Eppure in qualunque sito che ne parla viene raffigurato come una moneta d’oro con il simbolo B attraversato da due sbarre verticali. Facile il richiamo (altra mossa geniale di marketing) alla sua solidità abbinandolo al bene storicamente più solido che ha attraversato i millenni, l’oro, ed alla valuta più diffusa nel mondo, il dollaro americano, il cui simbolo è una S attraversata da due sbarre verticali.

Spesso si usa il termine di “oro 2.0” proprio per accostare il Bitcoin al metallo giallo. E viene sempre definito come “bene rifugio” sul quale investire per evitare i rischi dei mercati tradizionali.

Cosa pensano i detrattori del Bitcoin

Pochi ricordano il grande Piero Manzoni, un artista geniale che nel maggio 1961 vendette 100 scatolette con l’etichetta “Merda d’artista” al prezzo di 300 grammi d’oro (circa 210.000 lire; oggi sarebbero circa 2.800 euro). Un’operazione geniale che rese celebre (e ricco) l’artista e gli acquirenti coraggiosi che credettero in quella trovata: pochi anni fa una scatoletta è stata battuta all’asta per 275.000 euro.

Ovviamente l’opera ha un prezzo solo per la curiosità che suscita, ma non ha alcun valore; per i detrattori lo stesso avviene con le valute virtuali che sono scambiate a prezzi crescenti ma non valgono nulla.

3 domande da farsi sul Bitcoin

1) Il Bitcoin è una moneta?
L’euro o il dollaro sono monete perché si possono usare per comprare beni e servizi e perché chi le accetta ha fiducia negli Stati Uniti o nell’Europa. Inoltre all’interno di ogni Stato i cittadini sono obbligati ad accettare la moneta nazionale che ha valore legale. Nulla di tutto ciò si riscontra con il Bitcoin, che si genera utilizzando un misterioso algoritmo, non può essere imposto a nessuno e soprattutto non alimenta transazioni commerciali se non in misura estremamente marginale (prevalentemente su qualche sito di acquisti on line).

2) Il Bitcoin è un bene rifugio?
Un bene rifugio è un modo di investire in maniera sicura, solida, slegata da movimenti speculativi: tipici esempi ne sono gli immobile, l’oro, gli oggetti d’arte. Nulla di tutto ciò si riscontra con il Bitcoin, la cui quotazione è soggetta a fluttuazioni abnormi al rialzo e al ribasso addirittura nel corso di una giornata (con picchi di oscillazione superiori anche al 10%). Possiamo ascrivere la criptovaluta fra gli strumenti adatti alla speculazione, non certo all’investimento.

3) Qual è il valore del Bitcoin?
A giudicare dai prezzi, il trend di breve periodo è fortemente positivo (alcuni osservatori prevedono un livello di 100.000 dollari entro fine anno), ma la quotazione è influenzata semplicemente dalla domanda e dall’offerta: se milioni di persone corrono a comprare Bitcoin, il prezzo sale, se cominciano a vendere il prezzo scende, e non ci sono parametri oggettivi per fissarne un valore “reale”. Che sia giusto il prezzo di 1.000 dollari, di 250.000 dollari o zero è affidato al caso e al grado di “febbre d’acquisto”. Utile è ricordare quanto accaduto ai famosi bulbi di tulipano nel 1600: centinaia di migliaia di persone si strappavano dalle mani i preziosi bulbi, vendettero anche la casa per comprarne uno ma nel 1637, in tre giorni, videro la quotazione sprofondare a zero semplicemente perché ormai tutti possedevano i bulbi e volevano venderli, ma nessuno era più interessato.

Consigli utili prima di comprare Bitcoin

  • È bene ragionare con calma prima di procedere a un eventuale acquisto di Bitcoin; evitare di farlo sull’onda emotiva del sogno di diventare ricchi in poco tempo.
  • È bene scegliere con cura la piattaforma operativa cui affidarsi per l’acquisto, esaminandone caratteristiche e solidità (non sono pochi i casi di fallimenti che hanno comportato la perdita integrale di tutti i valori depositati dai clienti).
  • È bene custodire con cura password e chiavi di accesso; se si perdono o vengono sottratte si perde tutto.
  • È preferibile acquistare un ETF specializzato in criptovalute (ne esistono già molti), evitando così tutte le procedure di acquisto personale e deposito, ottenendo uno strumento finanziario facilmente liquidabile in caso di necessità.

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