Gender Gap: il ruolo delle aziende nel promuovere i diritti delle donne

Laura Botti

12 Marzo 2015 - 18:39

L’attuazione di politiche aziendali basate sulle pari opportunità costituisce un importante passo in avanti verso la completa emancipazione femminile

Gender Gap: il ruolo delle aziende nel promuovere i diritti delle donne

All’indomani della Giornata Internazionale della donna si torna a discutere della parità di genere nel mondo e in particolare del ruolo svolto dalle imprese nel promuovere i diritti delle donne.

Il contributo che il settore privato può fornire al raggiungimento dell’uguaglianza di genere è stato uno dei principali temi discussi durante la 59ma sessione della Commissione ONU sulla condizione femminile (CSW) che si svolgerà a New York fino al 20 marzo.

Tale Commissione celebra il ventesimo anniversario della Quarta Conferenza mondiale dell’ONU sulle donne tenutasi a Pechino nel 1995 con lo scopo di revisionare la Dichiarazione e il Programma di Azione sulla parità di genere che ne scaturirono.

 

Durante il dibattito condotto alla presenza dell’ex Segretario di Stato degli Stati Uniti Hillary Clinton, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha riconosciuto come priorità di tutti gli attori sociali, incluse le aziende, quella di rimuovere gli ostacoli che relegano le donne ai margini della vita economica, sociale, culturale e politica.

I primi passi in questa direzione sono stati compiuti da alcune compagnie collocate in diverse parti del mondo che negli ultimi anni hanno avviato una serie di politiche per sostenere l’uguaglianza di genere, combattere la violenza sulle donne e migliorare le loro condizioni professionali.

Tra gli esempi citati da Ban Ki-moon vi sono quello di una banca turca che ha introdotto dei servizi a favore delle donne imprenditrici o quello di una compagnia brasiliana produttrice di energia rinnovabile che ha istituito un sistema di sostegno e di protezione delle donne vittime di violenza domestica.

 

Tuttavia il percorso per raggiungere la completa emancipazione delle donne nel campo lavorativo, come in altri settori cruciali quali l’istruzione e la rappresentanza politica, non è affatto giunto al termine.

Dall’ultimo rapporto del World Economic Forum sulla disparità di genere emerge che le disuguaglianze nel settore economico persistono soprattutto in termini di divari retributivi e di minore partecipazione e leadership femminile.

L’Italia nel 2014 si è collocata al 114esimo posto per quanto riguarda la partecipazione economica e le opportunità lavorative mentre è 129esima nell’ambito dell’uguaglianza salariale per cui, a parità di mansioni, la donna italiana ha percepito nel corso dell’ultimo anno una minore retribuzione rispetto all’uomo corrispondente al 48% del suo stipendio medio.

A livello mondiale nel 2014 la disparità di genere delle opportunità lavorative si è ridotta solo del 4% per cui si prevede che bisognerà aspettare il 2095 per raggiungere la completa parità.

Questa ipotesi è stata confermata anche da una recente ricerca condotta da Ernst & Young intitolata “Women. Fast forward: the time for gender parity is now”. Tale studio, basandosi sulle interviste condotte ai manager di oltre 400 società mondiali, propone tre comportamenti che le organizzazioni dovrebbero assumere per accelerare il processo della gender equality: garantire uguali opportunità di carriera, adottare politiche equilibrate e creare un ambiente favorevole che possa aiutare ad eliminare i pregiudizi consci e inconsci.

 

Sebbene ci sia ancora molto da fare nel campo dell’uguaglianza di genere, l’intenzione mostrata da aziende di tutto il mondo di voler migliorare le condizioni delle donne in ambito lavorativo fa ben sperare che non si debba attendere altri 80 anni prima che il gender gap venga completamente annullato.

 

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