L’Australia è la nuova Grecia? Ecco perché potrebbe diventarlo

Erika Di Dio

21 Luglio 2015 - 08:00

Il Telegraph ci spiega perché l’economia australiana inizia sempre di più ad assomigliare a quella greca. Avremo una versione asiatica del disastro ellenico?

L’Australia è la nuova Grecia? Ecco perché potrebbe diventarlo

I consumatori australiani sono più preoccupati sulle prospettive a medio termine del proprio paese rispetto al picco della crisi finanziaria, ed hanno ragione a pensarlo.

Come riporta il Telegraph, entro la fine del primo trimestre di quest’anno, il debito estero netto dell’Australia era salito ad un record di $955 miliardi, pari ad un già insostenibile 60% del PIL, ed è destinato a salire.

Inoltre, come spiega UBS, i cicli di crescita del PIL reale della Cina sono diventati un driver sempre più importante della crescita nominale del PIL australiano quest’ultimo decennio. Con i prezzi del minerale di ferro e carbone a nuovi minimi storici, e gli investitori azionari che barcollano come conseguenza del collasso cinese, forse la situazione in Australia è molto più simile a quella della Grecia di quanto molti vogliono ammettere; a testimonianza di ciò infatti, Gina Rinehart, la donna più ricca d’Australia e matriarca della dinastia mineraria di Perth, Hancock, ha fatto capire il concetto ai suoi lavoratori questa settimana: “accettate un taglio dello stipendio del 10% o siate pronti per il licenziamento”.

Crollo dell’economia australiana?

Il governo di Canberra e la Reserve Bank of Australia, come spiega il Telegraph, hanno scommesso che il deprezzamento del valore della valuta contribuerebbe a compensare il declino della sua predominante industria mineraria. Tuttavia, ciò non è accaduto nella misura in cui avrebbero voluto.

Gina Rinehart, la donna più ricca d’Australia e matriarca della dinastia mineraria di Perth, Hancock, ha dato una scossa sgradita ai suoi lavoratori questa settimana: “accettate un taglio dello stipendio del 10% o siate pronti al licenziamento”.

La signora Rinehart, la cui famiglia ha accumulato una grande ricchezza dall’attività mineraria del minerale di ferro, ha visto diminuire la sua fortuna da quando i prezzi delle materie prime hanno iniziato la loro discesa inesorabile lo scorso anno. Il magnate minerario australiano ha visto crollare il suo patrimonio a circa $11 miliardi da una fortuna che è stata stimata intorno ai $30 miliardi solo tre anni fa.

Questo crollo colossale nella ricchezza è sintomatico del più ampio problema economico che sta affrontando oggi l’Australia, che per anni è stata conosciuta come il paese fortunato per la sua preponderanza di risorse naturali come minerale di ferro, carbone ed oro. Durante gli anni del boom del cosiddetto “super ciclo” quando la Cina non riusciva a comprare abbastanza di tutto quello che l’Australia riusciva a scavare dalle sue terre, l’economia del paese somigliava a quella dell’Arabia Saudita con il suo petrolio.

Tuttavia, un crollo nei prezzi del minerale di ferro e carbone accoppiato con l’impatto delle grandi compagnie minerarie internazionali che iniziavano a tagliare gli investimenti ha messo in luce la vera vulnerabilità dell’Australia. Proprio come l’Arabia Saudita, che ora sta bruciando le sue riserve in valuta straniera per compensare la caduta dei prezzi del petrolio, l’Australia deve ora affrontare un crollo dei proventi da esportazione.

I dati rivisti per quanto riguarda le cifre di Aprile mostrano che il deficit commerciale del paese con il resto del mondo è salito a dismisura ad un record di $4.14 miliardi. Si pensa che questo divario tra il valore delle esportazioni e quello delle importazioni dovrebbe aumentare in quanto il valore delle risorse più importanti dell’Australia raggiungerà nuovi minimi pluriennali.

Per un’economia che nel 2012 dipendeva dalle risorse per il 65% del suo commercio totale in beni e servizi, queste drammatiche cadute nei prezzi sono quasi impossibili da assorbire senza infliggere danni più ampi. Il calo dei proventi in valuta estera ha visto l’Australia costretta a prendere in prestito di più per mantenere la spesa pubblica.

Il rispettato economista australiano Stephen Koukoulas ha recentemente scritto dei pericoli che crescenti livelli di debito estero potrebbero presentare per le generazioni future. La domanda è: un periodo prolungato di depressione dei prezzi delle materie prime potrebbe trasformare l’Australia nella versione asiatica della Grecia, con la Cina come suo banchiere di ultima istanza al posto dell’Unione Europea?

La dipendenza dalla Cina

UBS continua,

Il rallentamento della crescita del PIL cinese continua ad avere un impatto sproporzionatamente negativo sull’economia australiana. Questo perché la Cina chiaramente rimane la più grande destinazione di esportazione dell’Australia, con un picco a livelli record lo scorso anno, ma più recentemente ha fatto un grande passo indietro fino all’attuale 28%.

La debole domanda cinese rimane un rischio al ribasso non solo per l’economia australiana, ma anche per le prospettive di RBA e AUD. La debolezza della crescita cinese sta avendo il più evidente impatto negativo sull’Australia perché il nostro paniere di esportazioni è (quasi) unicamente concentrato sulle materie prime, settore per cui la Cina generalmente determina il livello dei prezzi. Infatti, dopo che il minerale di ferro da solo ha raggiunto una quota del 30% del totale delle esportazioni australiane nel 2013, il recente rinnovato collasso nei prezzi del minerale di ferro ha visto la sua quota di esportazioni cadere vicino al 20%.

Questo shock negativo relativo al reddito sta gravando pesantemente sulla posizione fiscale dell’Australia, che ha dovuto assistere ad un deficit costantemente peggiore del previsto nello stesso periodo, il che ha poi portato ad un taglio dei tassi per la Reserve Bank of Australia e ha trascinato giù la coppia AUD/USD ad un minimo di 6 anni.

Conclusioni

Il Telegraph continua,

Il problema è che l’Australia, dopo decenni di sforzi per diversificarsi, sta apparendo sempre di più come un’economia petrodollaro del Medio Oriente, ma senza la grande schiera di riserve in valuta estera a cui fare affidamento quando i prezzi delle materie prime iniziano a crollare.

Invece, gli Australiani devono prendere in prestito per mantenere gli standard di vita a cui sono abituati, il che anche molti greci ammetteranno sia insostenibile.

Fonte: Zero Hedge ; Telegraph

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