Le materie prime come protezione dall’inflazione

Mattia Prando

20 Dicembre 2018 - 12:28

Secondo Joachim Corbach e Christian Gerlach di GAM Investments, le banche centrali dovrebbero tenere sott’occhio la curva delle materie prime perchè la sua forma può segnalare pressioni deflazionistiche o inflazionistiche impreviste

Le materie prime come protezione dall’inflazione

Il Presidente della BCE, Mario Draghi, nelle previsioni relative all’inflazione, sta utilizzando anche la curva delle materie prime, indicatore trascurato dagli anni ’80, quando gli istituti centrali hanno iniziato a mantenere i tassi in un range ristretto e a contenere le spinte inflazionistiche.

Secondo molti accademici infatti, non sono tanto i tassi a limitare l’inflazione, quanto “l’impatto delle importazioni a basso costo”. In questo caso, per Joachim Corbach e Christian Gerlach di GAM Investments "le banche centrali dovrebbero riprendere in considerazione le curve delle materie prime come un fattore importante nelle previsioni sull’inflazione”.

Si deve considerare il fatto che aumenti e diminuzioni nei prezzi delle commodity si ripercuotono sui tassi di inflazione: per questo i portafogli che hanno al loro interno una certa quota di materie prime risultano coperti dall’aumento generalizzato dei prezzi.

La curva delle materie prime

Per quanto riguarda la “curva delle materie prime”, essa può avere due forme, contango e backwardation:

  • Quando la curva è di “normal backwardation”, la sua inclinazione è positiva. Ciò sta a significare che il prezzo attuale della commodity è più alto del suo valore futuro. In sintesi, questa è la situazione ideale in cui la domanda supera l’offerta.
  • La curva “contango” ha invece pendenza negativa e indica che la quotazione attuale della materia prima è inferiore a quella futura. L’offerta in tal caso supera la domanda.

Questi termini possono creare confusione, tanto che “riesaminando gli appunti degli ultimi incontri della BCE, sembra che persino Mario Draghi abbia interpretato in modo errato i dati sulle curve delle materie prime. Pare infatti dedurre che il contango, una situazione che abbiamo sperimentato per un periodo di tempo prolungato col tracollo del prezzo del petrolio, sia coerente con un aumento delle aspettative inflazionistiche, e viceversa”.

Per gli esperti, la curva delle materie prime dovrebbe essere tenuta sott’occhio dagli istituti centrali, in quanto “la sua forma può segnalare pressioni deflazionistiche o inflazionistiche impreviste, un fattore importante per i modelli di politica monetaria”.

A questo andrebbe abbinata l’analisi della curva dei rendimenti, in quanto capace di fornire un quadro sulle future aspettative inflazionistiche o deflazionistiche. Ad esempio, le curve delle commodity in contango e quelle dei tassi inversa indicano deflazione.

“Riteniamo che sia giunto il momento di investire anche in materie prime per avere un portafoglio diversificato, sia in termini assoluti che come copertura contro l’inflazione”, chiosano gli esperti.

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