Come riconoscere se si è stati infettati da Omicron BA.2? Gli studi più recenti descrivono nuove sintomatologie connesse all’intestino.
Il focus dell’attenzione generale sembra essersi spostato in maniera quasi totalizzante sulla guerra tra Russia e Ucraina, ma è importante non abbassare la guardia rispetto alle possibili evoluzioni delle varianti Covid che, nonostante la minore copertura mediatica, continuano a diffondersi con relativa facilità dando anche nuovi esiti.
La comunità scientifica non ha infatti smesso d’interessarsi all’analisi delle sottovarianti di Omicron, la mutazione della Sars-Cov-2 che ha scatenato l’impennata dei casi tra dicembre 2021 e gennaio 2022. A dire il vero sono stati scoperti sei sintomi specifici associati a tale infezione.
Nel dettaglio, alcuni studi condotti nel Regno Unito evidenziano come la variante Omicron BA.2 sembrerebbe colpire l’intestino. A oggi sappiamo che questa variante è in grado di circolare agevolmente, con tassi di diffusione considerevoli in Italia quanto all’estero.
Cerchiamo quindi di leggere meglio i numeri del contagio e capire che tipo di risposta vaccinale possiamo aspettarci.
6 nuovi sintomi, lo studio inglese
Studi condotti in Gran Bretagna hanno rivelato l’esistenza di sintomi specifici fino ad ora mai associati direttamente a una infezione virale da Covid. La seconda variante sembra quindi fare eccezione con alcuni nuovi sintomi che si è scoperto essere legati all’intestino. Per capire se si è stati contagiati da Omicron BA.2 quindi, oltre alle ormai note manifestazione di febbre e tosse, bisogna tenere sotto controllo 6 sintomatologie specifiche:
- dolori addominali;
- diarrea;
- nausea;
- gonfiore;
- vomito;
- bruciore di stomaco.
Sebbene gli esperti siano ancora al lavoro, ci sono anche evidenze secondo le quali i pazienti Omicron mostrano sintomi diversi a seconda del loro stato di vaccinazione e di una eventuale immunità derivata da infezioni precedenti. Questi includono disorientamento o confusione mentale nei soggetti anziani così come gonfiore, paralisi del sonno, eruzioni cutanee, sudori notturni, disturbi alla lingua, (gonfiore o protuberanze), ulcere e macchie bianche, problemi alle dita degli arti sia superiori che inferiori con gonfiore e cambio di colore dal rosso vivo al violaceo, nonché dolore al petto.
Questi campanelli d’allarme che oltrepassano le prime vie respiratorie si uniscono alle «vecchie» insorgenze di brividi, respiro affannato, stanchezza, dolori muscolari, mal di testa, possibile perdita di olfatto o sapori, perdita di appetito, mal di gola o voce rauca e congestione nasale.
Quanto è diffusa Omicron BA.2
La differenza sintomatologica potrebbe spaventare ma anche l’OMS si è pronunciato sulla sottovariante BA.2 di Omicron dicendo che, sebbene sia sicuramente più trasmissibile di BA.1 (prima variante Omicron), il livello di gravità di entrambe è lo stesso.
Nel caso in cui si verificasse una nuova impennata quindi BA.2 sarebbe prevalente poiché è in crescita e attualmente rappresenta il 34, 2% delle sequenze (156.014) a livello globale.
Per ricostruire quindi il quadro generale possiamo dire che, sempre su scala mondiale, la seconda più diffusa sia la variante Omicron 1 che è stata riscontrata con nel 24,7% dei casi (112.655 sequenze) mentre l’ultima sottovariante, la BA.3, è quella che resta decisamente più indietro, a meno dell’1% con solo 101 sequenze registrate.
Come si diffonde? Le ultime novità scientifiche
Negli Stati Uniti, per il Centers for Disease Control and Prevention, questa variante potrebbe presto diventare dominante visto che dall’inizio di marzo BA.2 è aumentata fino all’11%, mentre ai primi di febbraio era solo all’1%.
Questo però, né nel Paese né in altri Stati, corrisponde con certezza a una nuova ondata. Al contrario, in tutto il mondo il numero di nuovi casi giornalieri è sceso alla metà rispetto al picco di gennaio.
L’unica informazione a cui dobbiamo stare attenti è invece legata alla modalità di diffusione. Un gruppo di esperti danesi han infatti preso in esame la diffusione delle due sottovarianti Omicron in ambiti familiari sottolineando come coloro che avevano contratto la BA.2 avevano maggiore possibilità di infettare i loro conviventi. Anche altre ricerche inglesi lo confermano: il tempo di contagio è minore rispetto a quello per chi contrae BA.1.
I numeri dell’Italia e la risposta vaccinale
Se nella maggior parte dei territori la diffusione sembra essere in calo, la situazione italiana è un po’ diversa. Non ci sono i numeri d’inizio anno ma i valori tornano a salire
Nel nostro Paese a prendere la parola tra i primi è stato Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss, l’Istituto superiore di sanità. L’esperto ha spiegato che «stiamo assistendo a una inversione della curva dei contagi» ovvero una nuova salita dopo diverse settimane. Le sue dichiarazioni vedono il fattore BA.2 come centrale:
“Omicron è la variante dominante, mentre è in crescita, anche in Italia, il sottolignaggio Omicron Ba2, più trasmissibile".
Questo però non significa che i vaccini non abbiano effetto, anzi. Le persone che hanno ricevuto una dose di richiamo sono quelle più protette, in particolar modo contro l’ospedalizzazione, ma in generale i vaccini attualmente in uso sono efficaci contro la sottovariante BA.2 così come lo sono stati durante l’ondata di Omicron. A riprova del fatto ci sono i dati dei funzionari sanitari britannici che hanno confrontato l’effetto di protezione contro le infezioni BA.1 e BA.2.
La soluzione è quindi mantenere comportamenti prudenti. Brusaferro infatti conclude dicendo:
«Il tema che deve destare la nostra attenzione è quello delle reinfezioni».
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