È stato ufficializzato il tasso di capitalizzazione del montante contributivo per chi va in pensione nel 2025.
L’Istat ha aggiornato le regole per il calcolo della pensione per la parte per cui viene utilizzato il sistema contributivo, ossia per i periodi successivi all’1 gennaio 1996 (o 2012 per chi entro il 31 dicembre 1995 poteva vantare almeno 18 anni di contributi).
In particolare è stato appena ufficializzato il tasso di rivalutazione del montante contributivo, inteso come l’insieme dei contributi versati dal lavoratore nel corso della propria carriera. Questi vengono rivalutati annualmente utilizzando un apposito tasso meglio detto “di capitalizzazione”, calcolato sulla base della variazione del Pil.
Più l’economia cresce, quindi, e più i contributi versati rendono ai fini della pensione dal momento che il montante contributivo cresce e di conseguenza sarà anche l’assegno a beneficiarne.
Ogni anno non c’è quindi solo l’aumento delle pensioni già liquidate - attraverso la procedura conosciuta come rivalutazione o perequazione, per la quale però viene considerata la variazione dell’inflazione - di cui tenere conto: anche il montante contributivo gode di un aumento di valore ogni anno (almeno nei casi in cui viene accertata una crescita dell’economia).
Per questo motivo era molto attesa l’informazione sui nuovi tassi di capitalizzazione per che varrà esclusivamente per le pensioni aventi decorrenza dal 1° gennaio 2025. La buona notizia, appena ufficializzata dall’Istat, è che per il terzo anno consecutivo il tasso è in crescita. In questo caso l’aumento è di oltre il 3,6% sul montante acquisito sino al 31 dicembre 2023, un importante miglioramento rispetto al tasso del 2,3% applicato lo scorso anno, continuando il trend positivo iniziato nel 2022 dopo il valore negativo registrato nel 2021.
Un passaggio fondamentale per accrescere il montante contributivo e, di conseguenza, la pensione futura. Ricordiamo infatti che nel sistema di calcolo contributivo, introdotto dalla riforma Dini del 1996, la pensione è calcolata applicando sul montante contributivo il cosiddetto coefficiente di trasformazione (che per il biennio 2025-2026 devono essere ancora aggiornati), il quale varia in base all’età del pensionamento.
Più alto è il montante contributivo, maggiore sarà la pensione percepita.
Rivalutazione del montante contributivo: la percentuale per il 2025
Il coefficiente di rivalutazione per il 2024 è stato calcolato considerando il tasso medio annuo composto di variazione del prodotto interno lordo nominale dei cinque anni precedenti. Questo valore, pari a 0,036622, ha determinato un coefficiente di capitalizzazione di 1,036622, che corrisponde a una rivalutazione del 3,662%.
È importante ricordare che la rivalutazione si applica esclusivamente sui contributi accumulati fino al 31 dicembre dell’anno precedente alla decorrenza della pensione e non sui contributi versati durante l’anno di pensionamento o il precedente.
Ad esempio, un montante contributivo di 200.000 euro al 31 dicembre 2023, con questa rivalutazione, varrà 107.324 euro.
A tal proposito, ecco la tabella con l’andamento dei tassi di capitalizzazione negli ultimi anni.
Decorrenza pensione | Montante al | Coefficiente di capitalizzazione | Tasso di capitalizzazione | Decorrenza pensione | Montante al | Coefficiente di capitalizzazione | Tasso di capitalizzazione |
---|---|---|---|---|---|---|---|
1963 | 31.12.1962 | 0,081432 | 1,081432 | 1995 | 31.12.1993 | 0,072299 | 1,072299 |
1964 | 31.12.1963 | 0,091366 | 1,091366 | 1996 | 31.12.1994 | 0,065276 | 1,065276 |
1965 | 31.12.1964 | 0,105468 | 1,105468 | 1997 | 31.12.1995 | 0,060542 | 1,060542 |
1966 | 31.12.1965 | 0,111816 | 1,111816 | 1998 | 31.12.1996 | 0,055877 | 1,055877 |
1967 | 31.12.1966 | 0,110107 | 1,110107 | 1999 | 31.12.1997 | 0,053597 | 1,053597 |
1968 | 31.12.1967 | 0,104326 | 1,104326 | 2000 | 31.12.1998 | 0,051731 | 1,051731 |
1969 | 31.12.1968 | 0,099996 | 1,099996 | 2001 | 31.12.1999 | 0,051251 | 1,051251 |
1970 | 31.12.1969 | 0,087896 | 1,087896 | 2002 | 31.12.2000 | 0,047781 | 1,047781 |
1971 | 31.12.1970 | 0,099558 | 1,099558 | 2003 | 31.12.2001 | 0,044161 | 1,044161 |
1972 | 31.12.1971 | 0,100769 | 1,100769 | 2004 | 31.12.2002 | 0,041614 | 1,041614 |
1973 | 31.12.1972 | 0,121237 | 1,121237 | 2005 | 31.12.2003 | 0,039272 | 1,039272 |
1974 | 31.12.1973 | 0,146567 | 1,146567 | 2006 | 31.12.2004 | 0,037061 | 1,037061 |
1975 | 31.12.1974 | 0,156004 | 1,156004 | 2007 | 31.12.2005 | 0,035386 | 1,035386 |
1976 | 31.12.1975 | 0,190509 | 1,190509 | 2008 | 31.12.2006 | 0,033356 | 1,033356 |
1977 | 31.12.1976 | 0,216775 | 1,216775 | 2009 | 31.12.2007 | 0,030231 | 1,030231 |
1978 | 31.12.1977 | 0,210426 | 1,210426 | 2010 | 31.12.2008 | 0,017395 | 1,017395 |
1979 | 31.12.1978 | 0,203363 | 1,203363 | 2011 | 31.12.2009 | 0,011344 | 1,011344 |
1980 | 31.12.1979 | 0,226992 | 1,226992 | 2012 | 31.12.2010 | 0,001861 | 1,001861 |
1981 | 31.12.1980 | 0,214364 | 1,214364 | 2013 | 31.12.2011 | 0,004586 | 1,004586 |
1982 | 31.12.1981 | 0,205767 | 1,205767 | 2014 | 31.12.2012 | 0,008512 | 1,008512 |
1983 | 31.12.1982 | 0,206494 | 1,206494 | 2015 | 31.12.2013 | 0,005866 | 1,005866 |
1984 | 31.12.1983 | 0,186164 | 1,186164 | 2016 | 31.12.2014 | 0,005081 | 1,005081 |
1985 | 31.12.1984 | 0,160219 | 1,160219 | 2017 | 31.12.2015 | 0,003958 | 1,003958 |
1986 | 31.12.1985 | 0,142703 | 1,142703 | 2018 | 31.12.2016 | 0,002773 | 1,002773 |
1987 | 31.12.1986 | 0,126341 | 1,126341 | 2019 | 31.12.2017 | 0,001478 | 1,001478 |
1988 | 31.12.1987 | 0,115314 | 1,115314 | 2020 | 31.12.2018 | 0,001059 | 1,001059 |
1989 | 31.12.1988 | 0,105217 | 1,105217 | 2021 | 31.12.2019 | -0,009795 | 0,990205* |
1990 | 31.12.1989 | 0,101013 | 1,101013 | 2022 | 31.12.2020 | 0,018970 | 1,018970 |
1991 | 31.12.1990 | 0,097775 | 1,097775 | 2023 | 31.12.2021 | 0,020382 | 1,020382 |
1992 | 31.12.1991 | 0,088611 | 1,088611 | 2024 | 31.12.2022 | 0,023082 | 1,023082 |
1993 | 31.12.1992 | 0,088611 | 1,088611 | 2025 | 31.12.2023 | 0,036622 | 1,036622 |
Quanto è importante la rivalutazione del montante contributivo
Come detto sopra, il montante contributivo è il parametro su cui si basa l’intero calcolo contributivo della pensione, introdotto il 1° gennaio 1996 per effetto di quanto disposto dalla riforma Dini.
Nel dettaglio, viene stabilito che dal 1° gennaio 1996 - o dal 1° gennaio 2012 per coloro che entro la data del 31 dicembre 1995 potevano vantare 18 anni di contributi - i contributi versati in favore del lavoratore, che nel caso dei dipendenti equivalgono al 33% della retribuzione imponibile lorda, vengono accumulati e rivalutati ogni anno in base all’andamento della crescita nominale del prodotto interno lordo degli ultimi 5 anni, il cosiddetto tasso di capitalizzazione.
Più è alto il tasso di rivalutazione e più i contributi versati in carriera vengono valorizzati, così da maturare un montante contributivo più elevato. Il tutto si traduce anche su una pensione più alta: nel sistema contributivo, infatti, l’assegno si calcola prendendo il montante contributivo e moltiplicandolo per il coefficiente di trasformazione, tanto più elevato quanto più si ritarda l’accesso alla pensione.
Va detto però che i coefficienti di trasformazione per il prossimo biennio non sono stati ancora ufficializzati. Il rischio è che questi, essendo aggiornati in base alle speranze di vita e non sulla crescita economica del Paese, possano essere rivisti al ribasso, di fatto limitando il vantaggio generato dal miglior tasso di capitalizzazione.
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