Pensioni, ufficiale il tasso di rivalutazione del montante contributivo

Simone Micocci

19 Novembre 2024 - 16:11

È stato ufficializzato il tasso di capitalizzazione del montante contributivo per chi va in pensione nel 2025.

Pensioni, ufficiale il tasso di rivalutazione del montante contributivo

L’Istat ha aggiornato le regole per il calcolo della pensione per la parte per cui viene utilizzato il sistema contributivo, ossia per i periodi successivi all’1 gennaio 1996 (o 2012 per chi entro il 31 dicembre 1995 poteva vantare almeno 18 anni di contributi).

In particolare è stato appena ufficializzato il tasso di rivalutazione del montante contributivo, inteso come l’insieme dei contributi versati dal lavoratore nel corso della propria carriera. Questi vengono rivalutati annualmente utilizzando un apposito tasso meglio detto “di capitalizzazione”, calcolato sulla base della variazione del Pil.

Più l’economia cresce, quindi, e più i contributi versati rendono ai fini della pensione dal momento che il montante contributivo cresce e di conseguenza sarà anche l’assegno a beneficiarne.

Ogni anno non c’è quindi solo l’aumento delle pensioni già liquidate - attraverso la procedura conosciuta come rivalutazione o perequazione, per la quale però viene considerata la variazione dell’inflazione - di cui tenere conto: anche il montante contributivo gode di un aumento di valore ogni anno (almeno nei casi in cui viene accertata una crescita dell’economia).

Per questo motivo era molto attesa l’informazione sui nuovi tassi di capitalizzazione per che varrà esclusivamente per le pensioni aventi decorrenza dal 1° gennaio 2025. La buona notizia, appena ufficializzata dall’Istat, è che per il terzo anno consecutivo il tasso è in crescita. In questo caso l’aumento è di oltre il 3,6% sul montante acquisito sino al 31 dicembre 2023, un importante miglioramento rispetto al tasso del 2,3% applicato lo scorso anno, continuando il trend positivo iniziato nel 2022 dopo il valore negativo registrato nel 2021.

Un passaggio fondamentale per accrescere il montante contributivo e, di conseguenza, la pensione futura. Ricordiamo infatti che nel sistema di calcolo contributivo, introdotto dalla riforma Dini del 1996, la pensione è calcolata applicando sul montante contributivo il cosiddetto coefficiente di trasformazione (che per il biennio 2025-2026 devono essere ancora aggiornati), il quale varia in base all’età del pensionamento.

Più alto è il montante contributivo, maggiore sarà la pensione percepita.

Rivalutazione del montante contributivo: la percentuale per il 2025

Il coefficiente di rivalutazione per il 2024 è stato calcolato considerando il tasso medio annuo composto di variazione del prodotto interno lordo nominale dei cinque anni precedenti. Questo valore, pari a 0,036622, ha determinato un coefficiente di capitalizzazione di 1,036622, che corrisponde a una rivalutazione del 3,662%.

È importante ricordare che la rivalutazione si applica esclusivamente sui contributi accumulati fino al 31 dicembre dell’anno precedente alla decorrenza della pensione e non sui contributi versati durante l’anno di pensionamento o il precedente.

Ad esempio, un montante contributivo di 200.000 euro al 31 dicembre 2023, con questa rivalutazione, varrà 107.324 euro.

A tal proposito, ecco la tabella con l’andamento dei tassi di capitalizzazione negli ultimi anni.

Decorrenza pensione Montante al Coefficiente di capitalizzazione Tasso di capitalizzazione Decorrenza pensione Montante al Coefficiente di capitalizzazione Tasso di capitalizzazione
1963 31.12.1962 0,081432 1,081432 1995 31.12.1993 0,072299 1,072299
1964 31.12.1963 0,091366 1,091366 1996 31.12.1994 0,065276 1,065276
1965 31.12.1964 0,105468 1,105468 1997 31.12.1995 0,060542 1,060542
1966 31.12.1965 0,111816 1,111816 1998 31.12.1996 0,055877 1,055877
1967 31.12.1966 0,110107 1,110107 1999 31.12.1997 0,053597 1,053597
1968 31.12.1967 0,104326 1,104326 2000 31.12.1998 0,051731 1,051731
1969 31.12.1968 0,099996 1,099996 2001 31.12.1999 0,051251 1,051251
1970 31.12.1969 0,087896 1,087896 2002 31.12.2000 0,047781 1,047781
1971 31.12.1970 0,099558 1,099558 2003 31.12.2001 0,044161 1,044161
1972 31.12.1971 0,100769 1,100769 2004 31.12.2002 0,041614 1,041614
1973 31.12.1972 0,121237 1,121237 2005 31.12.2003 0,039272 1,039272
1974 31.12.1973 0,146567 1,146567 2006 31.12.2004 0,037061 1,037061
1975 31.12.1974 0,156004 1,156004 2007 31.12.2005 0,035386 1,035386
1976 31.12.1975 0,190509 1,190509 2008 31.12.2006 0,033356 1,033356
1977 31.12.1976 0,216775 1,216775 2009 31.12.2007 0,030231 1,030231
1978 31.12.1977 0,210426 1,210426 2010 31.12.2008 0,017395 1,017395
1979 31.12.1978 0,203363 1,203363 2011 31.12.2009 0,011344 1,011344
1980 31.12.1979 0,226992 1,226992 2012 31.12.2010 0,001861 1,001861
1981 31.12.1980 0,214364 1,214364 2013 31.12.2011 0,004586 1,004586
1982 31.12.1981 0,205767 1,205767 2014 31.12.2012 0,008512 1,008512
1983 31.12.1982 0,206494 1,206494 2015 31.12.2013 0,005866 1,005866
1984 31.12.1983 0,186164 1,186164 2016 31.12.2014 0,005081 1,005081
1985 31.12.1984 0,160219 1,160219 2017 31.12.2015 0,003958 1,003958
1986 31.12.1985 0,142703 1,142703 2018 31.12.2016 0,002773 1,002773
1987 31.12.1986 0,126341 1,126341 2019 31.12.2017 0,001478 1,001478
1988 31.12.1987 0,115314 1,115314 2020 31.12.2018 0,001059 1,001059
1989 31.12.1988 0,105217 1,105217 2021 31.12.2019 -0,009795 0,990205*
1990 31.12.1989 0,101013 1,101013 2022 31.12.2020 0,018970 1,018970
1991 31.12.1990 0,097775 1,097775 2023 31.12.2021 0,020382 1,020382
1992 31.12.1991 0,088611 1,088611 2024 31.12.2022 0,023082 1,023082
1993 31.12.1992 0,088611 1,088611 2025 31.12.2023 0,036622 1,036622

Quanto è importante la rivalutazione del montante contributivo

Come detto sopra, il montante contributivo è il parametro su cui si basa l’intero calcolo contributivo della pensione, introdotto il 1° gennaio 1996 per effetto di quanto disposto dalla riforma Dini.

Nel dettaglio, viene stabilito che dal 1° gennaio 1996 - o dal 1° gennaio 2012 per coloro che entro la data del 31 dicembre 1995 potevano vantare 18 anni di contributi - i contributi versati in favore del lavoratore, che nel caso dei dipendenti equivalgono al 33% della retribuzione imponibile lorda, vengono accumulati e rivalutati ogni anno in base all’andamento della crescita nominale del prodotto interno lordo degli ultimi 5 anni, il cosiddetto tasso di capitalizzazione.

Più è alto il tasso di rivalutazione e più i contributi versati in carriera vengono valorizzati, così da maturare un montante contributivo più elevato. Il tutto si traduce anche su una pensione più alta: nel sistema contributivo, infatti, l’assegno si calcola prendendo il montante contributivo e moltiplicandolo per il coefficiente di trasformazione, tanto più elevato quanto più si ritarda l’accesso alla pensione.

Va detto però che i coefficienti di trasformazione per il prossimo biennio non sono stati ancora ufficializzati. Il rischio è che questi, essendo aggiornati in base alle speranze di vita e non sulla crescita economica del Paese, possano essere rivisti al ribasso, di fatto limitando il vantaggio generato dal miglior tasso di capitalizzazione.

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