Una crisi energetica mondiale è all’orizzonte: cosa significa e come affrontare la complessa e urgente sfida? Il rapporto JP Morgan ha stimato che evitare il peggio costerà $1.300 miliardi al 2023.
Il mondo ha bisogno di energia e il rischio è che si cada in una vera e propria crisi globale energetica.
La questione è attuale e complessa, esacerbata oggi anche dalla guerra in Ucraina e dalle sanzioni contro la Russia fornitrice di materie prime come petrolio e gas.
Cosa fare per evitare il baratro mondiale? Un rapporto di analisti JP Morgan ha fatto i conti e stimato una maggiore spesa in investimenti energetici di 1.300 miliardi di dollari al 2030 per scongiurare gli scenari peggiori.
Crisi energetica: il mondo richiede $1.300 miliardi. L’analisi JP Morgan
Il mondo ha bisogno di trovare 1,3 trilioni di dollari di investimenti incrementali entro il 2030 per aumentare tutti i tipi di produzione di energia e infrastrutture, dalle rinnovabili al petrolio e al gas per evitare una crisi energetica: questo il sintetico messaggio lanciato da JP Morgan nella sua prima prospettiva energetica annuale.
Gli analisti della banca statunitense hanno allertato il pianeta con queste considerazioni:
“La nostra scoperta principale è che entro il 2030 la crescita della domanda di energia supererà l’aumento dell’offerta di circa il 20% in base alle tendenze attuali, guidate principalmente dalle economie emergenti e dai loro sforzi per sviluppare e far uscire i propri cittadini dalla povertà”
Per questo la spinta sugli investimenti dovrà essere forte e includere tutti i combustibili, compresi petrolio e gas, rinnovabili e nucleare, con la sola domanda di petrolio che dovrebbe crescere di circa il 10% entro il 2030 e di gas del 18%.
La riflessione, che rimette in primo piano anche i combustibili fossili nonostante gli impegni ambientali, si basa sul fatto che non tutte le risorse sono uguali e per la maggior parte (e all’interno di questo orizzonte temporale) le diverse fonti di energia non sono completamente fungibili: i pannelli solari non possono sostituire il petrolio, necessario ad esempio nella produzione industriale di prodotti petrolchimici.
L’analisi contrasta così con il messaggio dell’Agenzia internazionale per l’energia (AIE), che l’anno scorso affermava che non erano necessari nuovi investimenti nei combustibili fossili. Anzi, invitava i colossi e i Paesi a non investire più in nuove esplorazioni.
Crisi ambientale vs crisi energetica?
L’Agenzia internazionale dell’energia ha chiarito che le sue prospettive erano solo uno degli scenari suggeriti e ha invitato l’OPEC a pompare più petrolio in questo momento estremamente critico, anche per i prezzi.
Nell’outlook di JP Morgan si legge che
Su una scala molto lunga, tutte le attuali fonti di energia saranno viste come una transizione verso una fonte di energia più sicura, pulita ed economica. A lungo termine, questa potrebbe essere fornita solo dalla fusione nucleare.
Secondo la banca statunitense, finché non saranno disponibili tecnologie scalabili, affidabili, pulite e convenienti, il mondo dovrà lavorare con tutte le attuali fonti di energia - fossili e non fossili - e i rispettivi svantaggi. Tradotto: ritardare la lotta al cambiamento climatico in nome di una più urgente sicurezza energetica.
La spesa globale per l’uso finale per l’energia dovrebbe salire al 9,5% del PIL nel 2022 da una media del 2015-2019 dell’8,4%.
Attenzione, inoltre, ai prezzi: un ulteriore aumento dei costi energetici porrebbe una maggiore probabilità di disordini sociali e un rallentamento nella transizione energetica, ha affermato JP Morgan.
© RIPRODUZIONE RISERVATA