Simuliamo un investimento in bond e in azioni intrapreso 7 anni fa: quanto avrebbe prodotto nel tempo una simile strategia operativa?
Per non perderci in inutili preamboli, entriamo subito nel vivo della trattazione partendo da una doverosa premessa. Quello che segue è il puro frutto di un nostro esercizio di simulazione, e non ha nulla a che vedere con la vera pianificazione finanziaria. Quest’ultima è esercitata dai professionisti del settore regolarmente riconosciuti che operano o su mandato di una banca (promotori finanziari) o a parcella (consulenti indipendenti).
Detto ciò, procediamo di fantasia e riportiamoci indietro nel tempo, all’autunno 2017. Ancora, ipotizziamo un capitale di 30.000 euro investiti in azioni e titoli di Stato nazionali 7 anni fa: idealmente, quanto avrebbero fruttato?
La pianificazione finanziaria prima di ogni scelta di investimento
In linea di principio, non esiste una sola strategia operativa, ma almeno tante quante sono le opzioni potenzialmente disponibili sul tavolo. Queste a loro volta dipendono dal mix dei prodotti di investimento considerati e dai propri obiettivi di fondo in termini di:
- orizzonte temporale dell’investimento (quando vorrò riavere indietro il capitale?);
- propensione al rischio, consapevoli che rischio e rendimento hanno andamenti avversi. La troppa sicurezza prosciuga i ritorni, così come il rischio li innalza, mentre quello estremo non è affatto sinonimo di massimizzazione dei guadagni (e chi lo ha detto?);
- finalità del proprio investimento: si punta alla sola conservazione del capitale, o si vuole generare un flusso di entrate costanti, o si ricerca la crescita di lungo termine, etc?
Ecco perché non ci stanchiamo di dire che la pianificazione finanziaria è una cosa seria e non la si improvvisa su due piedi. Va studiata e calibrata al pari di un abito su misura, magari aiutati da chi fa questo di mestiere.
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30.000 euro investiti in azioni e titoli di Stato nazionali 7 anni fa quanto avrebbero fruttato?
Fatte le dovute e opportune premesse, diamo spazio alla simulazione procedendo con tutte le semplificazioni del caso per non appesantire la trattazione.
Immagineremo due scenari alternativi, uno più prudente e uno meno, a cui agganceremo due ipotetici portafogli. Nel primo caso stabiliamo arbitrariamente un 90% di componente obbligazionaria e una del 10% su quella azionaria. Nel secondo fissiamo questi pesi pari, rispettivamente, al 70 e al 30%.
Ancora, sempre per semplicità espositive considereremo solo due prodotti, un BTP a 7 anni e un fondo passivo (un ETF) sul Ftse Mib milanese. Si potrebbe obiettare, giustamente, che è meglio esporsi su più prodotti e mercati simultaneamente (tramite fondi comuni o ETF) al posto dell’esposizione diretta su 1 solo bond/emittente o indice. Tuttavia, lo ribadiamo, il nostro fine non è quello di fare consulenza, che non ci appartiene, ma di esporre nel massimo delle semplificazioni.
Come data di inizio e di fine investimento immaginiamo, infine, l’autunno 2017 e quello in corso.
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Il capitale messo da parte va almeno protetto nel corso del tempo
A metà settembre 2017 il MEF emise in più tranches un neo BTP a 7 anni con codice ISIN IT0005282527. Il bond è ancora in circolazione e per l’esattezza scadrà il 15 di questo mese. La cedola annua lorda è dell’1,45%, mentre i rendimenti annui lordi esitati alle aste del 13 ottobre e 13 novembre 2017 furono, nell’ordine, dell’1,53% e dell’1,21%. Noi per semplicità faremo riferimento alla cedola nominale annua e prenderemo quella per buona.
Stante ciò, l’incasso lordo cumulato delle cedole sarebbe stato di 2.740 € sul 1° portafoglio, di 2.130 € sul 2°. A questi importi andrebbero sottratte le spese fiscali e bancarie applicabili.
Quanto alla componente azionaria, consideriamo la performance del Ftse Mib dal 1° novembre 2017 al 31 ottobre 2024 e per semplicità immaginiamola coincidente con quella dell’ETF prescelto. L’indice principale milanese a novembre 2017 valeva poco meno di 23mila punti, mentre il mese scorso ha chiuso a 34.281 punti.
Sì, proprio così, le gioie più grandi sarebbero derivate dalla componente azionaria. Di quanto? Aldilà delle cifre esatte, variabili a seconda del prodotto prescelto (distribuzione o accumulazione; costi del prodotto), sarebbero state comunque generose.
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