I leader occidentali temono che la Russia possa utilizzare armi chimiche in Ucraina. Ma cosa sono esattamente, perché sono vietate e quali sono i precedenti? Entriamo nel dettaglio.
Allarme armi chimiche in Ucraina. Da settimane si rincorrono gli allarmi dei leader occidentali sulla possibilità che l’esercito russo possa utilizzare armi chimiche contro Kiev. “Ci sono segnali molto preoccupanti, gli stessi che abbiamo già visto prima di attacchi simili in Siria”, hanno rivelato a Repubblica fonti dell’Alleanza atlantica.
Dopo le minacce di una guerra nucleare da parte del Cremlino, c’è il rischio che le truppe di Putin possano utilizzare armi chimiche in Ucraina? Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha affermato che verranno utilizzate solo “armi convenzionali”. Ma Usa e Regno Unito continuano ad avere dubbi.
Ma cosa sono esattamente le armi chimiche e perché sono vietate? Quali sono i precedenti in cui sono state utilizzate? Entriamo nel dettaglio.
Cosa sono le armi chimiche
Le armi chimiche sono armi utilizzate in guerra che sfruttano le proprietà tossiche di alcune sostanze chimiche per uccidere, ferire o mettere fuori combattimento gli avversari. Quando si parla di guerra chimica, si intende l’uso militare di armi chimiche.
Secondo l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), le armi chimiche sono strumenti bellici che “causano danni o morte intenzionale attraverso agenti di carattere chimico”. Danneggiando varie funzioni dell’organismo.
Le armi chimiche si distinguono da quelle biologiche perché utilizzano sostanze prodotte in laboratorio e non già esistenti in natura. Si distinguono anche dalle armi nucleari perché i loro effetti non sono legati strettamente a un’esplosione. Nel caso delle armi biologiche si parla di guerra tossicologica, mentre nel caso di armi nucleari si parla di guerra nucleare.
Le armi chimiche sono state classificate dall’Onu come armi di distruzione di massa. La produzione e lo stoccaggio sono stati vietati dalla Convenzione sulle armi chimiche del 1993. La Convenzione suddivide gli agenti chimici che possono essere utilizzati come armi chimiche in tre gruppi:
Lista 1: non hanno o hanno pochi usi legittimi. Possono essere utilizzati solo per scopi scientifici. Tra questi, iprite, lewisite, nervino, ricina.
Lista 2: sono utilizzati nel settore industriale su piccola scala. Tra questi, il dimetil metilfosfonato, usato come sostanza ritardante negli incendi e il tiodiglicole, che è anche un solvente per inchiostri.
Lista 3: vengono usati nel settore industriale su larga scala, come il fosgene e la cloropicrina.
Secondo la Convenzione del 1993 (che include anche le armi biologiche), ogni agente chimico è considerato un’arma chimica a meno che non sia usato per scopi legittimi.
Perché si parla di armi chimiche
Con lo scoppio della guerra in Ucraina, si è tornati a parlare di rischio armi chimiche. L’allarme è stato lanciato dall’intelligence e dalle autorità occidentali. Per giorni, la propaganda russa ha diffuso la narrazione delle “fabbriche di armi biologiche in mano agli ucraini che potrebbero scappare di mano”. Ma Kiev e Usa hanno smentito categoricamente.
Secondo i servizi segreti occidentali, Putin starebbe creando le condizioni di un “false flag” ovvero “narrare di un attacco fasullo a base di armi chimiche da parte di Kiev” per poi attaccare davvero l’Ucraina con le stesse sostanze letali. Ma perché l’Occidente teme l’uso delle armi chimiche della Russia?
Andy Weber, ex vicesegretario del Pentagono americano con delega ai programmi di Difesa contro armi chimiche, nucleari e batteriologiche, ha spiegato al Telegraph: “L’uso di agenti chimici o biologici da parte di Putin è molto più probabile di quelle nucleari. L’Unione Sovietica ha avuto il più grande arsenale chimico e batteriologico del mondo in passato e non ha smantellato diverse fabbriche di questi agenti, né tali siti sono visitati dagli osservatori internazionali”.
Armi chimiche, i precedenti della Russia
Come riporta Weber, l’episodio più grave è accaduto in Siria il 21 agosto 2013. Quando le truppe di Assad, sostenute dalla Russia di Putin, hanno attaccato miliziani e popolazione civile attraverso l’uso di armi chimiche, in particolare dell’agente nervino sarin. L’attacco chimico causò la morte di centinaia di persone. Le stime vanno da 281 a 1729 vittime tra uomini, donne e bambini, morti sul colpo o uccisi in poche ore con le funzioni respiratorie paralizzate.
Ma sono tanti i precedenti. Tra cui alcuni noti avvelenamenti: quello nel novembre 2006 a Londra dell’ex agente del Kgb, Alexander Litvinienko, ucciso con il polonio. Quello dell’ex agente sovietico Sergej Skripal e sua figlia a Salisbury in Inghilterra nel 2018, sopravvissuti. Quello di una donna senza fissa dimora che morì poco dopo aver recuperato dalla spazzatura la boccetta del novichock gettata da due agenti arrivati da Mosca. E infine, quello dell’estate scorsa del dissidente russo Alexej Navalnji su un aereo. “Avvelenamenti che sarebbero stati perpetrati dall’intelligence militare russa”, afferma Weber.
Le armi chimiche sono vietate?
In teoria sì. Sono 192 i paesi - tra cui la Russia - che hanno firmato la Convenzione sulle Armi Chimiche del 1997 con la quale si impegnano a eliminare gradualmente queste armi di distruzione di massa. Ma sostanze come il novichok ancora non sono incluse nella lista delle armi proibite.
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