Brutte notizie per chi beve Coca-Cola, Pepsi e altre bibite: ecco come queste aziende potrebbero danneggiare il pianeta.
Coca-Cola, Pepsi e bibite simili sono sempre più apprezzate, ormai si trovano sui tavoli della maggior parte delle famiglie, senza distinzioni generazionali. È ormai noto che il loro consumo dovrebbe essere limitato per evitare possibili danni alla salute e garantire all’organismo una dieta bilanciata, senza per questo dover necessariamente rinunciare ogni tanto ad assaporarne un bicchiere.
La moderazione e la consapevolezza sembrano essere la chiave per chi beve Coca-Cola, Pepsi e altre bevande analoghe, ma non sanno che ci sono delle brutte notizie sul loro conto. Nulla a che fare con la salute, perlomeno non direttamente, ma altrettanto importante. Lo studio recente pubblicato dalla rivista scientifica Science Advances merita l’attenzione di tutti i consumatori, ma anche quella di marchi famosi come Nestlé e Danone, oltre a Coca-Cole e Pepsi, che forse non stanno facendo del loro meglio per il pianeta.
Brutte notizie per chi beve Coca-Cola, Pepsi e altre bibite
Di recente, la rivista scientifica Science Advances (sottoposta alla revisione paritaria dell’American association for the advancement of science) ha pubblicato uno studio sulla responsabilità dei produttori globali per l’inquinamento globale causato dalla plastica (per l’articolo originale: global producer responsibility for plastic pollution).
Gli scienziati hanno preso in considerazione dati relativi ai cinque anni tra il 2018 e il 2022 in riferimento agli oggetti di plastica trovati nell’ambiente in ben 84 paesi del mondo. Nel complesso, sono stati analizzati 1576 eventi di controllo, che hanno mostrato la seguente situazione:
- il 50% degli oggetti inquinanti in plastica non erano di marchi noti;
- il restante 50% riguardava prodotti di marchi noti (56 compagnie).
Tra queste ultime, sono apparse come maggiori responsabili:
- 1. Coca-Cola Company (11%);
- 2. PepsiCo (5%);
- 3. Nestlé (3%);
- 4. Danone (3%);
- 5. Altria (2%).
Le cinque aziende hanno prodotto il 24% degli oggetti di plastica di marca trovati nell’ambiente in seguito a uno smaltimento improprio. Sapere che un prodotto dal consumo frequente come la Coca-Cola contribuisce all’inquinamento globale è certamente quella che si può definire una brutta notizia, soprattutto alla luce delle critiche condizioni in cui versa il pianeta.
Potrebbe quindi sembrare che acquistare i prodotti dei marchi citati sia controproducente e dannoso per l’ambiente, ma non bisogna trarre conclusioni affrettate. Intanto, come ribadito anche nello studio, c’è una forte correlazione tra la produzione annua di una determinata compagnia con il numero di prodotti inquinanti dello stesso marchio.
Questo significa che la forte presenza di plastica del marchio Coca-Cola, Pepsi e degli altri brand è in parte dovuta alla loro vasta diffusione nel mondo, che comporta una maggiore produzione annua rispetto alle aziende meno conosciute. I cinque marchi che detengono il 24% dell’inquinamento ambientale dovuto alla plastica sono infatti anche caratterizzati da un’elevata produzione di plastica.
Lo studio ha poi rilevato che nel settore alimentare, bevande comprese, c’è un elevato utilizzo di plastiche non riciclabili, confezioni monouso e similari. Tutti i 56 marchi producono infatti cibo, bevande o prodotti da tabacco. Come interpretare allora questi dati? Chiaramente, l’elevata presenza di bottiglie di Coca-Cola, Pepsi e via discorrendo è innanzitutto dovuta all’errato smaltimento, di certo non attribuibile alle aziende produttrici.
In secondo luogo, è logico che per una questione di probabilità i brand più acquistati siano presenti in maggior quantità. Allo stesso tempo, tuttavia, c’è un problema innegabile: l’elevata quantità di plastica utilizzata da questi marchi, peraltro in forma non riutilizzabile, che invece richiederebbe una rinnovata sensibilità.
Per guardare la vicenda dal lato positivo, tuttavia, si potrebbe considerare che riducendo gradualmente i prodotti in plastica venduti dalle grandi compagnie si potrebbe ridurre drasticamente l’inquinamento globale legato alla plastica. Anche perché i dati sulla sua presenza nell’ambiente sono in continua crescita, nonostante anche l’accortezza per l’ambiente sia in aumento. Non ci si può comunque aspettare miglioramenti apprezzabili senza un intervento collettivo sulla gestione dei rifiuti.
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