Calcolo plusvalenza calciatori: bastano poche informazioni per farsi un’idea di quanto una società di calcio guadagna grazie alla cessione di un suo tesserato, ecco quali.
Saper calcolare la plusvalenza di un calciatore non è complicato e anche coloro che non sono esperti di finanza possono farlo in pochi minuti se conoscono la formula.
Per le società è molto importante fare una plusvalenza quando si vende un calciatore ad una squadra avversaria, specialmente da quando è stato introdotto il Fair Play Finanziario che obbliga le società a mantenere in ordine i bilanci.
Ovviamente chi gestisce una società sa come fare una plusvalenza quando vende un calciatore; nonostante non interessi loro in prima persona, però, anche i tifosi e gli appassionati di calciomercato vogliono sapere come si calcola così da capire quanto una squadra ha “recuperato” con una cessione e farsi un’idea di quanto può investire sul mercato.
Ci sono squadre, ad esempio, che sono obbligate a vendere per risanare il bilancio: è il caso ad esempio di Roma e Inter che per accordi raggiunti con la UEFA devono vendere qualche giocatore prima del 30 giugno, così da poter effettuare una plusvalenza.
Ma quali sono i giocatori con i quali si fa una plusvalenza più alta? Per capirlo bisogna fare chiarezza su qual è la formula per il calcolo, dal momento che non basta - come credono in molti - sottrarre il costo di acquisto da quello della cessione.
Vediamo quindi quali sono le informazioni di cui tener conto quando si calcola una plusvalenza, facendo chiarezza su formula e passaggi necessari per arrivare al risultato.
Come si calcola la plusvalenza di un calciatore
Ogni volta che il valore di acquisto di un calciatore è inferiore a quello di vendita viene prodotta una plusvalenza; tuttavia, il valore di questa non è pari alla differenza tra il primo e il secondo valore.
Per calcolare il valore reale di una plusvalenza, infatti, bisogna tener conto di un altro dato molto importante, ossia dell’ammortamento del calciatore. Il costo di acquisto di un calciatore, infatti viene ammortizzato ogni anno per una quota pari a:
quota ammortamento annuale: valore del cartellino/anni di contratto
Quindi per un calciatore acquistato a 30 milioni di euro e con un contratto di cinque anni, vengono ammortizzati 6 milioni di euro ogni anno. In caso di rinnovo dopo la scadenza, quindi, il calciatore non peserà più sul bilancio della società (se non per il costo degli stipendi).
La prima cosa da fare quando si calcola la plusvalenza è quella di sottrarre l’ammortamento totale (moltiplicando quindi la quota di ammortamento annuale per gli anni in cui è stato sotto contratto con la società prima della cessione) dal costo di acquisto del calciatore (nel quale sono comprese anche eventuali commissioni per intermediari o procuratori che hanno favorito l’affare).
A questo punto avrete il valore del giocatore che ancora pesa sulla società: è questo che dovete sottrarre dal costo di vendita per capire qual è l’importo della plusvalenza. Ecco perché, nel caso in cui una società abbia ammortizzato tutto il costo di acquisto, allora la plusvalenza coincide con l’importo della cessione.
Riassumendo, per calcolare la plusvalenza bisogna utilizzare la seguente formula:
incasso cessione - (costo acquisto - quota ammortamento totale)
Facciamo qualche esempio per capire meglio come funziona il calcolo della plusvalenza prendendo uno dei calciatori che - secondo la stampa specializzata - sarebbe vicino ad una cessione: Edin Dzeko.
Il bosniaco è stato acquistato nel 2015 ad un costo di 17,895 milioni, salito a 21 milioni di euro per effetto dei bonus. Nel 2015 Dzeko firmò un contratto di 5 anni con la Roma, in scadenza a giugno 2020; ogni anno, quindi, la società capitolina ammortizza circa 4,2 milioni di euro, e di conseguenza ad oggi l’ammortamento è di 16,8 milioni, con il bosniaco, che ha ancora un anno di contratto, che pesa sul bilancio per “appena” 4,2 milioni di euro.
Quindi qualora la Roma dovesse ricavare 15 milioni (si parla con insistenza dell’Inter) dalla sua cessione, ne ricaverebbe una plusvalenza superiore agli 11 milioni di euro (che potrebbe non essere sufficiente per risanare il bilancio).
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