Quanto costano davvero il Pos e le commissioni Bancomat agli esercenti: i piccoli pagamenti con la carta sono davvero sconvenienti per i negozianti?
Commissioni bancomat, quanto costa il Pos agli esercenti? Da anni in Italia è in atto una veemente discussione in merito ai pagamenti digitali che ha interessato la politica, le associazioni di categoria e quelle dei consumatori. Sullo sfondo poi c’è la Commissione europea e gli obblighi sottoscritti dal nostro Paese nell’ambito del Pnrr.
La discussione è nata quando il secondo governo Conte ha introdotto il meccanismo del cashback, il tutto per favorire i pagamenti con le carte e diminuire così l’evasione fiscale. La misura però è stata cancellata quando a Palazzo Chigi è arrivato Mario Draghi.
Una delle prime misure del governo Meloni poi è stata quella di eliminare le multe per chi rifiuta transazioni con il Pos inferiori a 60 euro, salvo poi dovere fare subito marcia indietro a causa dell’irrigidimento da parte di Bruxelles.
Da una parte ci sono gli esercenti che lamentano i costi delle commissioni bancomat, mentre dall’altra ci sono molti consumatori che vogliono essere liberi di poter saldare con la carta qualsiasi pagamento.
In questa eterna diatriba, vediamo allora quali sono le spese attuali per i negozianti che ricevono pagamenti tramite Pos, se ci sono delle soglie o dei limiti ai pagamenti e se effettivamente ci sono degli aspetti negativi per i commercianti.
Quanto costa il Pos agli esercenti
Per poter garantire i pagamenti con la carta un esercente deve sostenere due costi: quelli relativi al Pos e le commissioni bancarie.
Per quanto riguarda il Pos, dal 30 giugno 2022 c’è l’obbligo - pena di incorrere in sanzioni a differenza della precedente normativa - per commercianti e professionisti di averlo a disposizione. Dal giugno 2023 anche i tabaccai sono tenuti ad averlo.
Un negoziante o un professionista sprovvisto di Pos sarà costretto a pagare una sanzione minima di 30 euro maggiorata del 4% in relazione al valore del pagamento digitale rifiutato.
Appurato che è obbligatorio avere il dispositivo a disposizione del cliente, la prima spesa che spesso c’è da affrontare è quella relativa ai costi di attivazione che, quando previsti, possono raggiungere anche i 100 euro.
L’esercente può decidere di acquistare il Pos - i costi variano molto a secondo del modello, andando dai 30 fino ai 300 euro - oppure noleggiarlo con un canone mensile che va dai 10 fino ai 50 euro al mese.
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Pos, quanto costano le commissioni bancomat?
Le commissioni bancomat su ogni singola transazione sono i soldi che finiscono nelle tasche delle banche, con la percentuale che può variare tra lo 0 e il 2%.
Vediamo nel dettaglio quali sono i costi delle commissioni stando al tariffario di alcuni dei principali operatori.
- Satispay: zero sotto i 10 euro e 20 centesimi su ogni pagamento sopra i 10 euro.
- Unicredit: 5,9 euro al mese, tra l’1 e l’1,5% per ogni transazione.
- Nexi: zero sotto i 10 euro, 1,89% per le altre transazioni
- Intesa Sanpaolo: 1,25% sui circuiti Visa, MasterCard, Moneta e Maestro.
- Banca Sella: 0,95% con commissioni ridotte sotto i 30 euro.
- Poste: 1% commissione fissa sopra i 5 euro.
- SumUp: commissione fissa all’1,95%.
Stando all’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano “il mercato dell’acquiring è quindi molto complesso e, anche per via di tutti i fattori sopracitati, è difficile determinare a priori con accuratezza le spese totali che sosterrà un commerciante, anche se tuttavia è possibile ipotizzare un valore medio che oscilla tra lo 0,5% e l’1,5% per i pagamenti con carta di credito e lo 0,4% e lo 0,8% per le carte di debito con circuito nazionale”.
Soglie o limiti ai pagamenti con carta
Dal 2023 in Italia per i pagamenti digitali non esiste una soglia minima. Questo vuol dire che il cliente può pagare con la carta qualsiasi cifra.
Il Pos così può essere sempre richiesto e utilizzato, ma ogni consumatore deve rispettare i limiti di spesa - se previste - imposte da chi ha erogato la carta: i massimali nel caso possono essere giornalieri o mensili.
I vantaggi per i commercianti che usano il Pos
I costi quindi ci sono e non sono nulli, ma sono previsti anche dei vantaggi. Usando meno contante si abbassano i rischi su furti, rapine e smarrimenti (per evitare i quali spesso si ricorre a sofisticati sistemi di allarmi antifurto e cassaforti). Non solo, nel contratto del commercio c’è un’indennità di cassa al 5% per i dipendenti che maneggiano denaro contante: una sorta di assicurazione che deve pagare il datore di lavoro, quindi l’esercente in questo caso.
Secondo un’indagine della Banca d’Italia, quindi, il costo dei pagamenti in contante, anche se meno visibile, è più alto di quello delle transazioni digitali. In questo computo va considerata la mole di controlli anti-contraffazione e la necessità di stampare più carta (per un costo di circa 7,4 miliardi di euro annui da dividere tra Stato e negozianti). Ma c’è anche il tempo necessario a contare gli incassi, un costo meno quantificabile economicamente, ma presente.
Ci sono comunque dei casi limite, come i tabaccai, che per diverse operazioni come il pagamento di multe, bollo dell’auto e bollettini guadagnano circa un euro a prescindere dall’importo dell’operazione. Se la cifra è superiore ai 100 euro il guadagno è azzerato dalle commissioni. E ancora per i benzinai, con alcuni tipi di carta di credito, secondo Confesercenti, i rifornimenti di 50 euro portano a dei margini sotto lo zero. Insomma, i proprietari della pompa di benzina ci rimettono.
Conviene il contante o il pagamento digitale?
In linea di massima, quindi, anche per il commerciante sono più convenienti i pagamenti digitali rispetto a quelli in contante. Tuttavia, per evitare i casi limite, secondo Confesercenti la soluzione migliore sarebbe imporre una soglia di legge entro cui è obbligatorio per gli istituti di credito azzerare le commissioni, in modo tale da non svantaggiare soprattutto i piccoli esercenti.
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