Adam Vettese, Analista di eToro, evidenzia i possibili effetti del recente crollo sul prezzo del petrolio per le società del settore energetico, vediamo quali
Lo scorso 9 marzo, le quotazioni del petrolio WTI sono cadute preda di un sell-off, con i corsi che hanno raggiunto i minimi da marzo 2016, a 27,34 dollari. Il motivo è attribuibile al nulla di fatto del meeting OPEC+, tenutosi ormai due settimane fa, e la successiva reazione dell’Arabia Saudita.
Il Paese aveva infatti dichiarato di essere pronto ad aumentare la produzione di greggio fino a 12 milioni di barili al giorno, tagliando contestualmente i prezzi. L’obiettivo sarebbe quello di riportare al tavolo dei negoziati le controparti russe.
“È dai tempi della Guerra del Golfo che non si assisteva a un crollo dei prezzi del petrolio di questa portata. A meno che non venga ratificato un nuovo accordo tra sauditi, che hanno la capacità di gestire il petrolio, e Russia, che invece non ha tale capacità, possiamo prevedere il che il prezzo del greggio rimanga sotto pressione”, sottolinea Adam Vettese, Analista di eToro.
*Il 74% dei conti degli investitori retail perde denaro negoziando CFD con questo fornitore. È necessario valutare se si può sostenere il rischio elevato di perdere il capitale investito.Gli effetti del crollo del petrolio sulle azioni del settore
Vettese evidenzia come il settore energetico sia quello più flagellato durante l’attuale discesa dei mercati. L’esperto sostiene inoltre come, nel breve periodo, sia difficile pensare ad un cambio di sentiment.
“La maggior parte delle società riesce a sostenere i dividendi e ripagare gli investimenti con un prezzo medio del petrolio attorno ai $40 (c.d. Cash neutrality). Con un Crude a $30, e comunque sotto tale soglia, le politiche di dividendo e di riacquisto azioni proprie (buybacks) sono destinate ad essere riviste pesantemente al ribasso”, chiosa l’analista di eToro.
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