I bambini giocano e possono, più o meno inconsapevolmente, farsi male l’uno con l’altro. I responsabili sono quasi sempre i genitori, ecco cosa rischiano.
I bambini, perlomeno fino a una certa età, non possono essere considerati responsabili delle proprie azioni dal punto di vista legale. I motivi sono abbastanza intuitivi e ovviamente dipendono anche dalle caratteristiche personali del bambino in questione, oltre che dall’età anagrafica. Proprio per questo, sono i genitori a dover sorvegliare i propri figli, ma anche a dover fornire loro gli strumenti per distinguere i comportamenti socialmente accettabili da quelli errati.
Se il proprio figlio fa male a un altro bambino, ad esempio, non è detto che fosse assolutamente conscio del risultato della sua azione, motivo per cui sono i genitori a dover assicurare questo controllo entro i limiti del possibile. La responsabilità dei genitori in questi casi non è solo un dovere verso i figli, ma un vero e proprio obbligo nei confronti del resto delle persone e dell’ambiente. Di conseguenza, non potendo il bambino rispondere legalmente delle sue azioni, lo dovranno fare i genitori.
I genitori sono responsabili del comportamento dei figli?
I genitori sono responsabili civilmente del comportamento dei propri figli minorenni, sia per il loro ruolo di genitori che per il dovere di sorveglianza di un soggetto incapace (quando il minore è considerato tale). In soldoni, questo significa che sei i figli causano dei danni o commettono degli illeciti, i genitori sono tenuti al pagamento del risarcimento, a meno che possano provare di non aver potuto impedire l’accadimento.
La questione della responsabilità genitoriale delineata dal Codice civile è stata ampiamente discussa nelle aule di tribunale, che hanno di norma confermato il principio di sorveglianza. Ovvero, non solo i genitori sono responsabili del comportamento dei figli, ma lo sono anche le persone che nel momento dell’illecito esercitavano la funzione di sorveglianza (ad esempio gli insegnanti).
In apparente deroga a questa dottrina, vi è una sentenza della Cassazione, nel dettaglio la n. 13412/17, che assume la responsabilità dei genitori anche per aver mancato di impartire una corretta educazione ai figli.
Cosa rischia il genitore se il figlio fa male a un altro bambino
La sopracitata sentenza della Cassazione ha come oggetto un risarcimento danni dovuto dai genitori di un bambino che aveva ferito gravemente un compagno di giochi. Nel caso preso in esame, i genitori non erano presenti fisicamente durante l’accadimento, ma anzi i bambini si trovavano con il genitore della vittima.
La circostanza non è stata ritenuta una giustificazione valida dalla Corte, essenzialmente per due ragioni. In primo luogo, l’articolo 2047 del Codice civile regola la normativa per i danni causati da un soggetto incapace, stabilendo che: “il risarcimento è dovuto da chi è tenuto alla sorveglianza dell’incapace, salvo che provi di non aver potuto impedire il fatto”.
Solo i genitori hanno l’obbligo di sorveglianza del figlio incapace, sorveglianza trasferibile per contratto (ad esempio come avviene con gli educatori) o per una scelta liberalmente compiuta da un’altra persona che si offre di sorvegliare il minore per un certo tempo. Nel caso affrontato dalla Cassazione, quindi, sarebbe stato possibile il trasferimento temporaneo della sorveglianza, che tuttavia non è stato debitamente provato, così come non è stato provato il legittimo impedimento dei genitori.
Oltretutto, la Corte ha definito una superiore responsabilità genitoriale, cioè l’impartizione di una corretta educazione. La sentenza, infatti, considera il minore (di 7 anni compiuti) incapace di intendere e di volere, ma rileva anche che con un diverso insegnamento genitoriale il fatto sarebbe stato evitabile. Il legittimo impedimento, a ben vedere, ha riguardato invece il genitore della vittima. In sintesi, a meno che si possano provare i criteri elencati, i genitori rischiano di dover pagare un risarcimento danni anche proficuo. Ovviamente, nessuna responsabilità penale. Quest’ultima è tassativamente personale e acquisita soltanto a partire dal compimento dei 14 anni.
Genitori responsabili anche quando i figli sono cresciuti
La responsabilità civile rispetto al comportamento dei figli dura fino al compimento della maggiore età, anche se a un certo punto della fase di crescita i minori assumono piena capacità di intendere e di volere. L’articolo 2048 del Codice civile, infatti, afferma che:
Il padre e la madre, o il tutore, sono responsabili del danno cagionato dal fatto illecito dei figli minori non emancipati o delle persone soggette alla tutela, che abitano con essi. La stessa disposizione si applica all’affiliante.
Anche in questo caso, è ammessa la traslazione della sorveglianza (purché provata) oltre all’eccezione dell’impedimento di forza maggiore. Un riferimento normativo che alcuni enti pubblici hanno deciso di cogliere appieno per contrastare in modo più efficace il bullismo e difendere la sicurezza pubblica.
Il sindaco di Cento, Edoardo Accorsi, ha infatti deciso nel mese di marzo di prevedere una multa da 100 a 300 euro per i genitori i cui figli attuano comportamenti aggressivi, intimidatori o prepotenti nelle aree pubbliche. La sanzione potrà essere evitata con la partecipazione ai progetti di valorizzazione.
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