Le fabbriche USA hanno subìto il rallentamento maggiore dal periodo successivo alla seconda guerra mondiale
È stato il peggior mese dal 1946 per le fabbriche statunitensi. Il marzo da poco lasciato alle spalle ha fatto registrare il rallentamento maggiore dal periodo post-bellico, quando lo scenario di piena crisi portò la produzione a precipitare vertiginosamente.
Quello era il lasso temporale che seguiva la fine della seconda guerra mondiale; stavolta invece gli stabilimenti hanno chiuso o ridotto la loro attività a causa della pandemia di coronavirus in corso.
La produzione industriale USA è calata del 5,4% a marzo, mentre le fabbriche che lavorano su auto, aerei e molti altri beni sono state completamente fermate al fine di proteggere i lavoratori dall’emergenza COVID-19.
Secondo quanto riferito dalla Federal Reserve, l’indice di produzione industriale - che misura la produzione delle industrie manifatturiere, minerarie, elettriche e del gas - ha segnato il calo maggiore dal gennaio del 1946, quando le industrie americane chiudevano per dislocare la produzione dopo la fine della guerra.
Stati Uniti: per le fabbriche è stato il peggior marzo dal 1946
Secondo la maggior parte degli economisti, è probabile che il manifatturiero continui a calare ad aprile, sia a causa della chiusura di molte strutture sia per la scarsa domanda.
Il manifatturiero in particolare ha mostrato una crollo della produzione in fabbrica pari al 6,3% a marzo, il maggior calo mensile dal febbraio 1946.
I dati di marzo hanno certificato quanto la combinazione tra elementi come il limite dell’offerta asiatica, debolezza della domanda e distanziamento sociale imposto sul lavoro abbia danneggiato il settore.
Secondo James Knightley, economista di ING, è una situazione per il momento destinata a protrarsi, se non a peggiorare, visto uno scenario che non suggerisce ancora l’uscita dal tunnel, specie per determinati settori, tra i quali Knighteley cita il comparto viaggi:
“Arrivano già i primi segnali delle sofferenze per il settore energetico, sulla scia del crollo dei prezzi e della richiesta in calo, considerando che i viaggi si sono praticamente decimati”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA