La Nato serve al mantenimento della pace e proprio per questo ha anche una funzione difensiva: ecco quando può intervenire ed entrare in guerra.
L’espansione e i poteri della Nato hanno spesso infastidito i paesi che non ne fanno parte, rappresentando comunque un fronte massiccio, il risultato di un insieme di potenze nazionali temibile in caso di conflitto. In realtà, tuttavia, la funzionalità stessa per cui è nato il Patto atlantico è l’allontanamento dei conflitti armati. Insomma, non ci sono possibilità che la Nato decida di attaccare, forte della sua grandezza come alleanza.
Allo stesso tempo, è anche vero che gli obbiettivi di difesa perseguiti dall’alleanza possono poi comportare l’entrata in guerra. La Nato non può comunque decidere in modo del tutto arbitrario, è infatti la sua stessa regolamentazione a imporre alcuni limiti fondamentali per l’equilibrio politico internazionale. Vediamo, quindi, quando la Nato può davvero intervenire, quando può entrare in guerra e cosa può cambiare con la guerra in Ucraina.
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Cos’è la Nato e quali poteri ha
La Nato nasce il 4 aprile 1949 in seguito alla Guerra fredda, proprio per evitare che le tensioni potessero sfociare in una nuova guerra mondiale. In origine, i paesi che hanno firmato il Trattato del Nord Atlantico erano solo 12, compresa l’Italia. Con il passare degli anni le adesioni si sono susseguite e l’alleanza si è estesa a ben 31 paesi. L’ultimo ingresso è della Finlandia, che soltanto il 4 aprile 2023 ha aderito ufficialmente.
Questo accordo serve sostanzialmente alla cooperazione per la pace fra i paesi membri, ma anche alla difesa (non necessariamente militare) rispetto ad eventuali attacchi esterni. È proprio per questo che nel tempo le adesioni sono aumentate e, anzi, si prevede un continuo allargamento. Si tratta, peraltro, di uno dei motivi che ha accelerato lo scoppio del conflitto in Ucraina.
La Nato persegue in particolare tre obbiettivi:
- La deterrenza;
- la gestione delle crisi,
- la sicurezza cooperativa.
Questo significa che gli Stati membri si aiutano fra di loro, preferendo le vie diplomatiche e il regime sanzionatorio per scoraggiare lo scoppio di conflitti, ma allo stesso tempo gli alleati sono pronti a entrare in guerra per difendere uno dei membri se attaccato.
Dalla nascita della Nato ad oggi, gli alleati hanno preso una posizione di tale portata soltanto in occasione della tragedia dell’11 settembre 2001. Non a caso, il presidente Zelensky ha chiesto l’adesione per avere supporto contro l’invasione russa. Se l’Ucraina fosse stata parte della Nato all’inizio del conflitto, infatti, i paesi alleati avrebbero potuto entrare in guerra in sua difesa.
In quali casi la Nato può intervenire ed entrare in guerra
Come anticipato, una delle funzioni principali della Nato è la difesa. Quest’ultima è regolamentata dall’articolo 5 del Trattato, secondo cui:
Le Parti convengono che un attacco armato contro uno o più di loro in Europa o Nord America sarà considerato un attacco contro tutti loro.
Di conseguenza, la Nato può intervenire se uno Stato membro subisce un attacco diretto, ovvero un attacco militare. Questo significa semplicemente che la Nato ha la facoltà di entrare in guerra in questi casi, ma non è comunque detto che la risposta militare sia l’unica conseguenza immediata. L’obbligo di assistenza del paese attaccato, infatti, non impone la risposta belligerante. Di conseguenza, ogni Stato membro può scegliere come intervenire, purché esprima il suo sostegno.
Come si è visto già in questi anni, la risposta militare è tenuta come ultima risorsa, mentre si preferiscono le vie diplomatiche, il regime sanzionatorio, gli aiuti umanitari e militari (come l’invio di armi, soldati o mezzi). Allo stesso tempo, questa politica perseguita per decenni potrebbe essere destinata a un brusco cambio di rotta, data la situazione geopolitica attuale. L’unico motivo per cui la Nato non è intervenuta direttamente è che la Russia non ha finora attaccato in modo diretto uno dei membri, ciononostante ci è andata molto vicino, ad esempio con la Polonia.
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