Se si lavora all’estero come e dove si devono pagare le tasse? Ecco una guida completa per evitare problemi e sanzioni.
Spostarsi all’estero per lavoro per alcuni è una necessità, per altri un desiderio. Qualunque sia la ragione lo spostamento apre sicuramente nuove possibilità di carriera e accrescimento personale, ma anche diversi obblighi relativi agli aspetti fiscali, che non devono venire sottovalutati.
Chi desidera trasferirsi, o chi ha già iniziato a lavorare all’estero, deve essere a conoscenza di questi obblighi e, possibilmente, rivolgersi a un dottore commercialista per poter svolgere tutte le procedure necessarie nel migliore dei modi, venendo assistito da una figura esperta.
Questo anche perché non tutti i lavoratori all’estero sono uguali: è infatti importante tenere conto di dove sia la propria residenza fiscale. Di seguito le informazioni al riguardo.
La Worldwide taxation
Trasferirsi e lavorare all’estero è semplice, spostare la propria residenza fiscale e pagare le tasse nel nuovo Paese di residenza invece che in Italia, però, è più complesso e per farlo non basta semplicemente traslocare fisicamente.
L’Italia, infatti, è uno di quei Paesi che applica il principio della worldwide taxation, che prevede che tutti gli introiti guadagnati dai suoi residenti (fiscali) vengano tassati in Italia, indipendentemente da dove vengono guadagnati i soldi. Questo significa che una persona residente in Italia, con un e-commerce che vende in tutto il mondo vedrà venire tassati non solo i profitti provenienti da clienti italiani, ma anche da quelli stranieri.
Significa anche che una persona fiscalmente residente in Italia che va a lavorare per la stagione estiva in Francia, per esempio, vedrà il suo stipendio guadagnato in Francia venire tassato in Italia. In questi casi bisognerà fare attenzione a evitare una situazione di doppie imposizioni, trovandosi tassati da due Stati diversi sullo stesso reddito. Per tutti gli Stati parte dell’Unione Europea esistono delle convenzioni proprio per evitare questo rischio.
Coloro che si trasferiscono all’estero per un breve periodo non hanno problemi con il dover pagare le tasse in Italia sempre, ma chi vive in un altro Paese in modo stabile si trova spesso di fronte alla necessità o al desiderio di spostare la propria residenza fiscale, così da poter essere tassato secondo le regole del nuovo Paese. In questo caso comunque i redditi prodotti in Italia saranno tassati alla fonte.
Trasferire la residenza fiscale
Con il trasferimento della residenza fiscale in un altro Paese, ci si troverà a smettere di pagare le tasse in Italia, ma si dovranno pagare nel nuovo Stato. La residenza fiscale è diversa da quella anagrafica e spostandola è possibile finire nel mirino dell’Agenzia delle Entrate. Sono comuni infatti coloro che spostano la residenza fiscale senza averne effettivamente i requisiti, per poter usufruire dei vantaggi di Paesi con una minor pressione fiscale. Per questo i controlli sono molto intensi. Il primo consiglio in questo caso è quello di creare una cartella probatoria con all’interno testimonianze della propria residenza nel Paese prescelto (bollette e stipendi per esempio), da poter avere a disposizione nel caso in cui venisse richiesta.
In Italia, ai fini delle imposte, si considerano residenti fiscali coloro che ricadono in almeno una delle tre seguenti condizioni per almeno 183 giorni su 365 in un anno (anche non consecutivi):
- sono iscritti all’anagrafe della popolazione residente. Nel momento in cui si cambierà la propria residenza spostandola all’estero, sarà fondamentale ricordarsi di cancellarsi dall’anagrafe della popolazione italiana residente;
- hanno residenza nel territorio italiano, nel caso in cui la residenza coincida con la dimora abituale sarà difficile provare che si vive all’estero, in particolare in presenza anche di utenze domestiche;
- individuano nel territorio italiano il proprio domicilio. Il concetto di domicilio e residenza sono differenti, anche se spesso coincidono tra loro. Il domicilio è il centro dei propri interessi personali, affetti, e affari (quindi il luogo dove si ha famiglia e/o lavoro, indipendentemente dalla residenza).
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Dichiarazione dei redditi e commercialista
Riuscire a trasferire la propria residenza fiscale richiede una certa conoscenza dei processi necessari e, soprattutto nel caso in cui si sia in possesso di una partita Iva, è opportuno rivolgersi a un commercialista esperto nel campo della fiscalità internazionale, per evitare ogni tipo di errore.
Chi mantiene la residenza in Italia deve compilare la dichiarazione dei redditi anche se vive all’estero e informarsi nel caso in cui fosse necessario dichiararli anche nel Paese in cui si abita. Nel caso in cui invece si fosse riusciti a trasferire la propria residenza fiscale, bisognerà rifarsi alle regole del Paese in questione, anche se la tassazione dei redditi di fonte italiana è sempre in Italia.
Iscriversi all’Aire
Un passo necessario, ma non sufficiente, per trasferire la propria residenza fiscale e quindi pagare le tasse all’estero è l’iscrizione all’Aire. Per poter essere considerati fiscalmente residente all’estero è obbligatorio essere iscritti all’Aire, ma l’iscrizione all’Aire non è sufficiente per essere considerati fiscalmente residenti all’estero.
Si tratta, comunque, di un passaggio fondamentale che offre diverse possibilità, come poter votare senza tornare in Italia, e dimostra la propria volontà di voler restare in pianta stabile all’estero, requisito necessario per poter pagare le tasse in un altro Stato.
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