Arriva in Italia una nuova variante del coronavirus. Negli Stati Uniti aumentano i contagi, ma gli esperti chiedono di evitare allarmismi.
Il coronavirus c’è e continua a mutare. Dall’epidemiologo Massimo Ciccozzi l’informazione: la variante KP.2 è in Italia. Negli Stati Uniti i casi di Covid-19 stanno tornando a crescere e il dato è legato proprio alle nuove varianti come la KP.2.
Niente allarme, in ogni caso, ma cautela sì. Serve attenzione sia nel non diffondere allarmismi, sia nel prestare attenzione a sintomi o a momenti di grande convivialità. Le categorie più a rischio, le cosiddette “categorie fragili”, lo sono ancora e, anche se in forma più lieve, potrebbero comunque risentire della positività al virus.
Un nuovo studio, che vede tra gli autori proprio Massimo Ciccozzi, racconta l’ingresso nel panorama coronavirus di una nuova variante, ma avverte: nessun allarme.
Nuova variante KP.2: cosa dice lo studio sulla situazione nel mondo e in Italia
La diffusione rapida della variante KP.2, sebbene non indicativa di una maggiore virulenza, costituisce ora un terzo di tutte le infezioni negli Stati Uniti. Si tratta di un aumento importante, almeno rispetto al 6% registrato all’inizio di aprile. Questa variante ha rapidamente superato JN.1, che ha dominato durante i mesi invernali. KP.2 è stata individuata anche in Italia.
Secondo uno studio condotto dall’Università Campus Bio-Medico di Roma e dall’Università di Sassari, la variante KP.2 nonostante la somiglianza con la variante Delta, manca di una mutazione critica e non mostra la stessa aggressività. “Dal nostro studio emerge che non ci sono rischi di maggior virulenza ed evasione del sistema immunitario”, afferma l’epidemiologo Massimo Ciccozzi, una delle firme dello studio. “La KP.2 tenderà a sostituire le varianti precedenti, ma non presenta un aumento significativo della gravità della malattia”, aggiunge per eliminare ogni allarme.
È quindi fondamentale sottolineare che, al momento, non c’è nessuna allerta su KP2, né dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie né dall’Iss. Nonostante i dati sui ricoveri e i decessi legati alla COVID-19 siano tra i più bassi mai registrati, è però importante notare che non sono assenti e coinvolgono principalmente individui anziani, in particolare coloro che non hanno concluso il ciclo vaccinale.
Lo studio dimostra infine che entrambe le varianti KP.2 e KP.1.1, derivate dalla Omicron, condividono mutazioni minori nella proteina Spike, che potrebbero conferire una maggiore resistenza all’immunità acquisita attraverso la vaccinazione.
Quali sono gli scenari di sviluppo per il futuro
Gli esperti hanno preso in considerazione l’andamento attuale della diffusione della variante KP.2 e studiato scenari per anticipare cosa accadrà nei prossimi mesi. Emerge che KP.2 diverrà preponderante tra tutte le altre varianti nel corso del prossimo periodo primaverile e estivo, soprattutto durante il picco previsto di casi. Tuttavia, contrariamente alla sua ascesa, gli scienziati indicano che la KP.2 sembra manifestare una minore virulenza, con una ridotta capacità di infettare le cellule umane. Ciò suggerisce che, per generare un’infezione clinicamente rilevante, potrebbe richiedere un’alta carica virale.
Per quanto riguarda i sintomi, si presenta in continuità con quelli osservati fino a oggi, anche se c’è una piccola differenza: maggior carico delle vie respiratorie e gastrointestinali. La gravità dei sintomi , in ogni caso, è meno intensa rispetto alle fasi iniziali della pandemia. Gli over 65, i pazienti immunocompromessi e le donne in gravidanza (categorie fragili) rimangono considerati a rischio di infezioni gravi.
Un altro aspetto cruciale sarà la nuova formulazione dei vaccini anti-COVID, previsto per il prossimo autunno. Gli esperti non escludono che la variante KP.2 cambierà la formulazione. Al momento gli esperti americani garantiscono che gli attuali vaccini offrono un grado di protezione significativo, specialmente contro le forme più gravi della malattia.
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