Legambiente ha analizzato centinaia di campioni prelevati nelle acque di mari e laghi della Penisola. Purtroppo stando ai risultati una buona percentuale risulta essere inquinata: ecco quanto.
Depuratori non funzionanti, acque inquinate e biodiversità a rischio.
Come ogni anno Legambiente con Goletta Verde e Goletta dei Laghi ha analizzato lo stato di salute dei nostri mari e laghi e purtroppo i risultati fotografano un’Italia sempre più inquinata. Una risposta questa che di certo non piacerà ai cittadini, che molto spesso sono ignari della reale qualità delle acque in cui si immergono ogni giorno.
Tra i punti più critici, foci dei fiumi, canali, corsi d’acqua che sfociano a mare o nei laghi. Come ricorda un articolo de Il Fatto Quotidiano, a oggi pesano sull’Italia quattro procedure di infrazione per la mancata conformità alla direttiva sulle Acque Reflue: “l’ultima è ancora in fase di istruttoria, mentre le prime tre sono già sfociate in sentenza di condanna. La prima, in particolare, risale al 2004 ed è giunta fino alla sanzione pecuniaria. L’Italia ha già pagato oltre 142 milioni di euro”.
A questo bisogna poi aggiungere la crisi climatica che provoca l’aumento delle temperature delle acque portando con sé specie marine non proprie del Mediterraneo come il granchio blu, mentre aumentano anche i rischi di tornado sulle coste italiane.
È questa una situazione critica che non può più essere ignorata: ecco quanto è inquinato il mare d’Italia e quali sono le cause e le conseguenze.
Quanto è inquinato il mare in Italia?
Le analisi si sono concentrate nel rilevare la concentrazione di Enterococchi intestinali ed Escherichia coli e, come ha comunicato Legambiente, sono stati considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri superava il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia: 500 mpn/100 ml per escherichia coli e 200 mpn /100 ml per enterococchi intestinali.
Sono stati considerati invece “fortemente inquinati” quei campioni in cui almeno uno dei parametri supera per più del doppio il valore normativo. Su 387 campioni prelevati nelle acque di mari e laghi della Penisola, il 32% (124 su 387) è oltre il limite di legge, così come lo è un’area ogni 78 chilometri di costa.
Andando nello specifico, per quanto riguarda le acque dei mari, su 262 punti campionati da Goletta Verde lungo la costa italiana, il 36% (95 su 262) è oltre i limiti di legge:
- il 30% è stato giudicato fortemente inquinato
- il 6% è stato giudicato inquinato.
Poco meno della metà dei campioni prelevati, circa il 49%, è avvenuto alle foci, mentre il 51% a mare. Eppure, di tutto questo i bagnanti sanno poco o nulla, infatti, solo nel 15% dei punti visitati è stato trovato il cartello informativo sulla qualità delle acque, il quale è obbligatorio per legge, così come non sono stati trovati divieti di balneazione
Per quanto riguarda i laghi, invece, su 125 punti analizzati in 40 laghi, il 23% dei campioni è risultato oltre i limiti di legge (29 su 125). Anche in questo caso i prelievi sono stati fatti nel 48% dei casi presso le foci di canali e di corsi d’acqua dove il 33% è risultato inquinato, mentre del 52% dei prelievi effettuati nei laghi solo il 14% è risultato inquinato.
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Mare e laghi inquinati: quali sono le cause e le conseguenze
Purtroppo le cause dell’inquinamento delle acque sono ben note agli esperti: la maladepurazione, ad esempio, resta un’emergenza cronica del nostro Paese, così come gli scarichi abusivi.
Azioni dell’uomo che sommate al riscaldamento globale minacciano la biodiversità marina e la salute dell’essere umano. Senza contare che l’inquinamento di mari e laghi costerà “centinaia di milioni di euro nei prossimi anni, a causa del pagamento di multe che l’Europa non ci condonerà”, come ricordato da Stefano Ciafani, presidente di Legambiente al Fatto Quotidiano.
Secondo Ciafani è fondamentale che il Governo Meloni lavori per un piano nazionale per la depurazione, nominando al più presto un nuovo commissario”, in modo che vengano completati al più presto i lavori della rete impiantisca. Infatti, gli scarichi di acque reflue urbane contribuiscono a inquinare le acque nel 45,8% dei “corpi idrici superficiali” ossia fiumi, laghi, transizione e costieri.
Un piano urgente per i quali non basteranno i 600 milioni di euro previsti come fondi specifici dal Pnrr. Fino a oggi l’Italia ha incontrato una serie di difficoltà nell’adempiere i propri obblighi ai sensi della Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, raggiungendo tale obiettivo solo nel 56% dei casi, un dato nettamente al di sotto della media europea del 76%.
Intanto a causa dell’inquinamento la biodiversità marina è minacciata e la copertura nazionale di superficie protetta dell’11,2% non basta, infatti, stando alla Strategia dell’Ue sulla biodiversità l’obiettivo è quello di garantire il 30% di territorio e di mare protetto entro il 2030.
Una riflessione è d’obbligo: mentre oggi si scoprono gli effetti devastanti dell’emergenza climatica - causata dall’uomo - proteggere il nostro ecosistema da altri elementi che aggravano la situazione, come scarichi abusivi e depuratori non funzionanti, è quanto di vitale importanza, non solo per il mare ma per il pianeta stesso.
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