Ecco qual è il giacimento d’oro più grande al mondo, accessibile a tutti, e perché non viene sfruttato.
La febbre dell’oro è ormai un ricordo lontano, ma questo metallo prezioso è ancora fonte di fascino e, soprattutto, di un potenziale guadagno non indifferente. Generare un profitto attraverso la ricerca dell’oro non è certo semplice, richiede conoscenza, impegno e perseveranza ma anche viaggi e spostamenti. Senza contare le varie controversie sulla territorialità e sulla titolarità dell’oro ritrovato. Eppure, il giacimento d’oro più grande al mondo è accessibile a tutti, almeno a livello teorico. Ecco cos’hanno scoperto gli scienziati.
Il giacimento d’oro più grande del mondo è accessibile a tutti?
L’oro si trova principalmente nelle formazioni rocciose, dove può essere talmente presente da dar luogo a miniere, veri e propri tesori nascosti nella crosta terrestre. Questo metallo può essere trovato anche, in misura nettamente inferiore, nei piccoli corsi d’acqua e di conseguenza nella sabbia di certi fiumi. Nessuno cerca l’oro nel mare, che invece nasconde una ricchezza inimmaginabile. Gli studi che si sono susseguiti negli anni, anche da parte della NASA, rilevano infatti che il giacimento d’oro più grande del mondo è proprio l’oceano.
Buona parte dell’oro nascosto si trova nei fondali marini, a profondità non indifferenti, celato tra sabbie e croste vulcaniche. Vista l’abbondante quantità, parte del metallo è disciolta nell’acqua marina, dove è di fatto accessibile a tutti. Ad oggi impossibile, però, trarne una vera e propria ricchezza. È infatti vero che la quantità stimata di oro nell’oceano è impressionante - quasi 20 milioni di tonnellate secondo la NASA - ma la quantità di acqua non è certo esigua. In altre parole, per l’estrazione di porzioni considerevoli del metallo si dovrebbero sfruttare importanti riserve d’acqua. I costi dell’estrazione, anche in termini ambientali, non giustificano il potenziale guadagno, anche se qualcosa sembra star cambiando.
Da decenni gli scienziati si interrogano sull’oro nascosto negli oceani, cercando di trarre stime quanto più verosimili possibili e studiando modalità di estrazione proficue e vantaggiose. Celebre lo studio del 1985 di Fritz Haber, scienziato australiano che definì l’oro in mare come un ago in pagliaio. Una rappresentazione efficace, anche se con il progresso tecnologico non è molto difficile sperare in una soluzione. Con lungimiranza, diversi imprenditori stanno lavorando nel settore, affiancati dai ricercatori più esperti di tutto il mondo per trovare metodi di estrazione sostenibili.
Una fatica che potrebbe essere ripagata anche sul breve termine, grazie a tesori marini ben più accessibili, come i cosiddetti fumatori neri (o camini neri). Si tratta di bocche idrotermali situate sul fondale oceanico, da cui sbocca acqua a temperature elevatissime da sotto la crosta terrestre. Intorno a queste strutture si accumulano considerevoli depositi di metalli, tra cui solfuri di ferro, rame e zinco che conferiscono il caratteristico colore nero. Non mancano nemmeno i metalli preziosi, oro compreso, ma anche argento, provenienti dalle viscere della Terra, altrimenti a dir poco inaccessibili.
L’estrazione di metalli preziosi dai camini neri è ad oggi un obiettivo molto più realistico, tanto che le esplorazioni sono in corso da tempo, ma è ancora complesso trovare un compromesso che tuteli l’ecosistema marino. Proprio la presenza dei fumatori neri ha permesso allo sviluppo e alla sopravvivenza di specie marine uniche e rare, che devono essere preservate per garantire la biodiversità. Trovare un modo per sfruttare queste incommensurabili ricchezze senza danneggiare l’ecosistema è la sfida a cui sono chiamati gli scienziati.
Un processo che non può esaurirsi rapidamente. La Papua Nuova Guinea ha rilasciato un permesso minerario sottomarino, il primo del mondo, ma lo sfruttamento industriale potrebbe essere sospeso sul nascere viste le numerose controversie, tra cui l’opposizione anche del Vaticano. Gli accordi internazionali sulla tutela ambientale pongono paletti rigidi in proposito, che le imprese devono riuscire a rispettare con soluzioni più sofisticate, motivo per cui è ancora presto per la caccia all’oro sottomarino.
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