Reato commesso all’estero da un cittadino italiano o ai danni di un italiano. Ecco come funziona per il processo e la condanna.
I cittadini italiani che si trovano all’estero accusati di aver commesso un reato sono spesso molto preoccupati, perché vorrebbero tornare in Italia per essere processati, sentendosi rassicurati dalla maggiore conoscenza della lingua e dell’ordinamento vigente. Di fatto, raramente chi commette un reato all’estero può essere processato in Italia, pur avendo una serie di diritti inderogabili (per esempio l’interprete) e lo Stato con il compito di vigilare sul rispetto dei diritti umani. Anche per chi è vittima di un reato all’estero la situazione può apparire piuttosto complessa, non sapendo a chi rivolgersi e cosa fare per tutelarsi. Ecco cosa prevede la legge sui reati commessi all’estero.
Cosa rischia il cittadino italiano che commette un reato all’estero?
Il cittadino italiano all’estero deve rispettare la legge del Paese in cui si trova. Secondo il principio di territorialità, chi commette un reato viene processato e punito secondo l’ordinamento vigente dello Stato in cui si trova. Non importa la gravità della pena, eventualmente più severa rispetto a quella prevista in Italia, e nemmeno se il fatto non considerato un reato dal nostro Codice penale. Parimenti, il processo si svolge nel Paese in cui è stato commesso il reato. Le circostanze sono invece rilevanti quando il cittadino è rientrato in Italia, la quale potrebbe avere diritto a non concedere l’estradizione.
Esistono tuttavia delle eccezioni al principio di territorialità. In particolare, se il cittadino che ha commesso un reato all’estero si trova in Italia può essere processato e scontare la pena in patria se, a patto che il reato preveda la pena dell’ergastolo o della reclusione di almeno 3 anni. Quando la pena prevista è inferiore e il cittadino è già rientrato in Italia può essere punito a richiesta del ministero della Giustizia o della persona offesa.
Ci sono poi crimini ritenuti particolarmente rilevanti, tanto da giustificare l’applicazione della normativa italiana in deroga al principio di territorialità, nel dettaglio:
- delitti contro la personalità dello Stato italiano;
- delitti di contraffazione del sigillo dello Stato e di utilizzo del sigillo contraffatto;
- delitti di falsità di monete con corso legale, di valori di bollo o di carte di pubblico credito;
- delitti commessi da pubblici ufficiali a servizio dello Stato italiano relativi alle proprie funzioni.
Trattandosi di una tutela degli interessi nazionali, l’applicazione della normativa non dipende dalla cittadinanza dell’autore del reato, bensì dallo Stato offeso. In altre parole, per i citati reati a danno dello Stato italiano si applica la legge italiana, anche se commessi all’estero da cittadino straniero. Le convenzioni internazionali stabiliscono l’applicabilità della legge italiana anche in altre eccezioni, come anche le disposizioni di legge statali (soprattutto in riferimento a reati patrimoniali). Sono inoltre puniti secondo la legge italiana anche i reati politici, a richiesta del ministro della Giustizia.
Non dimentichiamo poi la categoria dei reati universali, sulla quale c’è un po’ di confusione. Per questi reati si applica il principio dell’universalità della giurisdizione penale. Si tratta di crimini tanto gravi da essere considerati reati perseguibili da tutti gli Stati, ovunque siano commessi e indipendentemente dalla cittadinanza. Proprio per questo motivo, non dovrebbero contemplare condotte su cui ci sono orientamenti non omogenei nel mondo. Si parla di reati come il genocidio, la riduzione in schiavitù, i crimini contro l’umanità.
L’Italia ha incluso tra questi reati la maternità surrogata, al fine di poter perseguire penalmente i cittadini italiani che ricorrono alla gestazione per altri all’estero, ma anche gli stranieri che ne hanno fatto uso e si trovano in Italia. Non si tratta di un vero e proprio reato universale, poiché non è possibile perseguire cittadini stranieri all’estero, ma in ogni caso la questione è al centro di importanti riflessioni.
Cittadino italiano vittima di un reato all’estero
Il cittadino italiano può trovarsi vittima o comunque persona offesa da un reato commesso all’estero, da un cittadino straniero o da un altro italiano. Come anticipato, l’autore del reato deve essere processato e punito secondo la normativa dello Stato in cui è avvenuto il reato, fatta eccezione per i casi previsti dalla legge. Quando l’autore si trova nel territorio italiano, tuttavia, la vittima può sporgere querela per ottenere la punibilità. Si è in ogni caso giudicabili anche in Italia, a meno che sia eseguita o in esecuzione la pena.
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