Il pedigree è il certificato genealogico del cane, un documento importante ma non sempre obbligatorio. Ecco quando si possono vendere cani senza pedigree e quando è necessario.
Cani e gatti sono parti integranti delle famiglie umane che li adottano con amore, ma anche preziosi aiutanti per i cittadini in molte occasioni. Tutelarli da azioni violente e sfruttamento è un dovere morale, oltre che giuridico. Molti non sanno che l’obbligo di pedigree per i cosiddetti animali di razza deriva principalmente proprio da questo scopo, non trattandosi di un mero adempimento burocratico. Ma vediamo nel dettaglio quando è obbligatorio e quando, invece, si possono vendere cani senza pedigree.
Cos’è il pedigree?
Il pedigree è il certificato di iscrizione ai Libri Genealogici, che in Italia viene emesso da:
- ENCI (Ente Nazionale della Cinofilia Italiana) per i cani;
- ANFI (Associazione Nazionale Felina Italiana) per i gatti.
Il pedigree è molto importante perché è l’unico documento che certifica l’appartenenza del cane o del gatto ad una determinata razza, tracciandone in modo preciso gli ascendenti. Qui inoltre sono indicati i dati anagrafici sia del proprietario che dell’allevatore, compresa la genealogia del cucciolo.
Obbligo del pedigree per chi vende un cane o un gatto di razza
Chi vuole acquistare un cane o un gatto di razza deve sempre pretendere il pedigree dal venditore: se il cucciolo ne è sprovvisto, per quanto amorevole e meritevole di affetto, non può essere definito un “animale di razza”.
Per ottenere il pedigree chi alleva la cucciolata deve obbligatoriamente iscrivere i piccoli al Registro Origine Italiano, il ROI. Evitare l’iscrizione non è soltanto un modo ingiustamente utilizzato per evitare delle spese, ma talvolta nasconde fatti ben più gravi, come il mancato rispetto della normativa in tutela degli animali, per esempio di solito la riproduzione. È quindi più facile capire perché il certificato genealogico di un cane o di un gatto di razza - in quanto venduti a prezzi maggiori - è così fondamentale: serve a contrastare i reati contro gli animali, soprattutto a scopo di lucro.
Molti cani, pur avendo tutte le caratteristiche di una determinata razza, sono sprovvisti di pedigree e di conseguenza non possono essere venduti come tali. Non è invece vietato donarli o regalarli, quindi è possibile adottare un cucciolo di cane o gatto anche se sprovvisto di pedigree, nonostante l’appartenenza a una certa razza. Chi ha cani o gatti sprovvisti di pedigree può anche farli riprodurre e tenere i cuccioli o donarli, essendo la limitazione del certificato limitata appunto alla compravendita.
Cosa rischia chi vende un cane (o un gatto) senza pedigree
Il decreto legislativo 529/1992 con il quale sono state attuate le norme della direttiva CEE sulle “condizioni zootecniche e genealogiche che disciplinano la commercializzazione degli animali di razza”, prevede una sanzione che va dai 10.000 ai 60.000 euro per chi vende un animale non rispettando l’attuale normativa. Questa multa, in particolare, si applica quando il cucciolo sprovvisto di pedigree viene venduto come un cane o un gatto di razza.
Le sanzioni variano nel caso in cui il cucciolo abbia una provenienza illecita: il contrabbando di cani e gatti, infatti, è purtroppo un fenomeno in continua crescita ed è per questo che l’Unione Europea nel 2003 ha stabilito che i cuccioli venduti devono essere dotati di “sistemi per l’identificazione individuale e delle necessarie certificazioni sanitarie e non muniti, ove richiesto, di passaporto individuale”.
Chi non rispetta questa regola e vende illegalmente un cane o un gatto di razza è punito con la reclusione da 3 mesi a ad 1 anno e con una multa dai 3.000 ai 15.000 euro.
Cosa rischia chi compra cuccioli senza pedigree
Vista la gravità dei reati a danno degli animali domestici, gatti e cani in particolar modo, soggetti spesso a operazioni aberranti per il commercio illegale, ci sono conseguenze anche per gli acquirenti. Chi compra il cane senza pedigree, approfittando del prezzo insolitamente basso, commette il reato di incauto acquisto.
Nello specifico si tratta della condotta definita dall’articolo 712 del Codice civile “acquisto di cose di sospetta provenienza” che recita:
“Chiunque, senza averne prima accertata la legittima provenienza, acquista o riceve a qualsiasi titolo cose, che, per la loro qualità o per la condizione di chi le offre o per la entità del prezzo, si abbia motivo di sospettare che provengano da reato, è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda non inferiore a dieci euro.”
Il prezzo inferiore rispetto agli standard è proprio il campanello d’allarme che fa scattare il sospetto della provenienza illecita, quindi a poco servirà contestare che non si era a conoscenza dell’obbligo di vendita con pedigree.
Quando puoi vendere cani senza pedigree
Il cane o il gatto definito “di razza” è un animale per l’appunto di “razza pura”. Per quanto non si tratti di un’espressione dal suono piacevole, è mera biologia: i cani di razza non sono frutto di incroci e conservano le caratteristiche selezionate, tanto dal punto di vista fisico quanto da quello comportamentale. Ogni razza canina o felina ha delle particolarità che la distinguono da tutte le altre, importanti non tanto nella scelta dell’animale domestico, quanto piuttosto negli impieghi professionali dello stesso (per esempio per il supporto ad alcuni malati, tanto per citare uno degli esempi).
L’opposto del cane di razza (o del gatto) è il meticcio, ossia frutto di un incrocio tra razze differenti o tra meticci. Questi animali possono essere regalati, ma anche venduti - rispettando la normativa sulla vendita degli animali - senza alcun problema di pedigree. Non soltanto il certificato genealogico è poco rilevante e quanto meno complesso da ottenere trattandosi di un incrocio, ma è anche fondamentale tutelare questi animali, troppo spesso abbandonati o lasciati nei centri appositi (ma sovrafffollati) per la poca sfruttabilità economica.
I cani di razza sono invece venduti a prezzi elevati, proprio per questo motivo ci sono numerosi reati che li riguardano (in parte minore ciò rileva anche per i gatti) e la legge impone l’obbligo di pedigree proprio per questa ragione.
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