La Russia ha revocato a sorpresa il divieto di esportazioni del diesel che aveva imposto poche settimane fa. Quali novità e cosa ha deciso davvero Putin?
La Russia ci ripensa e riattiva le esportazioni globali di diesel.
La notizia a sorpresa è che Mosca ha consentito il ritorno all’export marittimo di diesel poche settimane dopo aver imposto un divieto che aveva scosso i mercati mondiali adottando invece altre misure per mantenere sufficienti scorte di carburante in patria.
La decisione di Putin era stata adottata soprattutto per equilibrare il mercato interno, dove i prezzi del carburante erano saliti alle stelle alimentando inflazione e malcontento. Di conseguenza, si era proseguito con lo stop di vendita del diesel russo al mercato estero, per soddisfare la domanda nazionale.
Oggi, venerdì 6 ottobre, la Russia ha invece deciso di far ripartire le esportazioni di diesel. La mossa, comunque, mostra ancora segni di difficoltà per l’economia. I dettagli.
La Russia revoca il divieto sulle esportazioni di diesel
Il Cremlino ha affermato in una nota di aver “revocato le restrizioni sull’esportazione di gasolio consegnato ai porti marittimi tramite oleodotti, a condizione che il produttore fornisca almeno il 50% del carburante diesel prodotto al mercato interno”, stando a quanto riportato dai media internazionali.
La mossa sarà un sollievo per gli importatori dopo che la Russia, il più grande esportatore marittimo di carburanti di tipo diesel, aveva imposto un divieto quasi totale sulle consegne il 21 settembre. L’impennata dei costi del carburante nella nazione russa aveva spinto Putin alla scelta, temendo un potenziale problema politico per il Cremlino in vista delle elezioni presidenziali di marzo.
Il divieto aveva anche salire i prezzi europei in un mercato già ristretto. Le raffinerie di tutto il mondo stanno lottando per produrre abbastanza carburante dopo che la Russia e l’Arabia Saudita hanno tagliato la fornitura di greggio ricco di diesel, causando una diminuzione delle scorte.
Secondo le stime di Viktor Katona, capo analista del greggio presso la società di market intelligence Kpler, le normative aggiornate dovrebbero liberare per l’esportazione circa il 90% dei volumi trasportati via mare prima del divieto, ovvero circa 630.000 barili al giorno.
La Russia lotta per avere carburante
Le nuove regole stabiliscono anche che i produttori debbano mantenere almeno il 50% della loro produzione di diesel in patria. Prendendo come esempio il grande esportatore Surgutneftegas PJSC, la società dovrebbe trattenere circa 55.000 barili dei volumi giornalieri che vendeva all’estero.
In più, gli esportatori che non producono il proprio diesel ma spediscono i volumi acquistati sul mercato interno dovranno ora pagare un dazio all’esportazione di 50.000 rubli (quasi 500 dollari) la tonnellata.
Il Governo russo sta inoltre ripristinando integralmente i suoi sussidi alle raffinerie per garantire che la domanda interna di carburante sia soddisfatta e che le raffinerie ottengano un risarcimento per la differenza tra i prezzi nazionali e quelli esteri.
Decisioni, quest’ultime, che sottolineano come Putin voglia evitare il tracollo economico ma anche frustrazione interna dovuta a prezzi energetici elevati.
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