Scoperto un potenziale vaccino contro il coronavirus in cerotto. Come funziona e quanto è efficace?
Un vaccino contro il coronavirus da somministrare con un cerotto?
Possibile, secondo gli scienziati della facoltà di medicina dell’Università di Pittsburgh. I test iniziali effettuati sui topi, ai quali il rimedio è stato somministrato tramite un piccolo “adesivo” della dimensione di un polpastrello, si sono rivelati promettenti.
I ricercatori, coordinati dall’italiano Andrea Gambotto e dal coautore della ricerca Louis Falo, hanno annunciato la loro scoperta giovedì scorso nello studio pubblicato su EBioMedicine, rivista edita da Lancet. Il lancio potrebbe avvenire abbastanza velocemente da avere un impatto significativo sull’evoluzione della pandemia.
Il team statunitense ha spiegato di essere stato in grado di muoversi rapidamente nello sviluppo del potenziale vaccino in cerotto dopo aver lavorato a lungo su altri coronavirus come la SARS e la MERS, strettamente correlati alla COVID-19 e sensibili a una particolare proteina, chiamata proteina spike, importante per indurre l’immunità.
Vaccino contro il coronavirus in cerotto: come funziona?
“Sapevamo esattamente dove combattere questo nuovo virus”, ha spiegato Gambotto, professore associato di Chirurgia presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Pittsburgh, il quale si è detto fiducioso sul fatto che il vaccino in cerotto potrà indurre una risposta immunitaria tale da poter persino prevenire l’infezione.
Battezzato PittCoVacc, abbreviazione di Pittsburgh CoronaVirus Vaccine, utilizza frammenti di proteine virali create in laboratorio, in grado di sviluppare l’immunità come già avviene con gli attuali antinfluenzali.
Ma come si applica esattamente? Il potenziale vaccino contro il coronavirus utilizza un cerotto che ha sulla superficie 400 piccolissimi aghi detti “microneedles” composti da glucosio e proteina spike, che una volta applicati sulla pelle si dissolvono nella cute.
Il metodo è ispirato a quello un tempo utilizzato contro il vaiolo, ma tecnologicamente più avanzato e reso completamente indolore. I ricercatori hanno detto che si sono schierati a favore dell’uso di un cerotto, piuttosto che di un ago tradizionale, perché sulla pelle la reazione immunitaria è più forte.
Inoltre, questo tipo di vaccino è un formato “altamente scalabile” tanto per la produzione, quanto per un uso diffuso. Nondimeno, una volta prodotto, sopravvive a temperatura ambiente e non richiede mezzi speciali per lo stoccaggio e il trasporto come, ad esempio, furgoni refrigerati.
Primi test sui topi: pronti per la seconda fase
Il nuovo prototipo di vaccino contro il coronavirus in cerotto ha generato quello che gli studiosi hanno descritto come “un’ondata di anticorpi” nel giro di appena due settimane dalla somministrazione sui roditori.
I ricercatori di Pittsburgh hanno avvertito che, poiché gli animali non sono stati tracciati per molto tempo, è ancora presto per dire se e quanto durerà la loro risposta immunitaria. Ma, hanno detto che in test comparabili nei topi con il loro vaccino sperimentale MERS, è stato prodotto un livello sufficiente di anticorpi da neutralizzare il virus per almeno un anno.
Finora, i livelli di anticorpi degli animali vaccinati contro il coronavirus sembrano seguire la stessa tendenza, e sono già al via i test in vitro per verificare la capacità di neutralizzare il virus da parte delle cellule umane usando gli anticorpi isolati dai topi.
La speranza degli studiosi è di iniziare a testare il promettente vaccino in cerotto sulle persone già entro un mese, evitando dunque i test sulle scimmie. Saranno sufficienti pochi volontari e un trial di massimo 8 settimane per verificare la risposta immunitaria nel sangue umano.
Secondo Gambotto, se entro un paio di mesi saranno raccolti dati sufficienti, ci si potrà muovere subito all’uso del vaccino su scala. “La speranza è di inserirlo già insieme al prossimo vaccino contro l’influenza stagionale”, ha detto. Adesso, manca solo l’approvazione del farmaco sperimentale da parte della FDA americana.
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