Cos’è il mobbing familiare? Definizione e come difendersi

Isabella Policarpio

23/01/2019

Il mobbing in famiglia consiste nelle condotte offensive e vessatorie perpetrate nel tempo in ambito familiare. Si divide in mobbing coniugale e mobbing genitoriale. Ecco come reagire.

Cos’è il mobbing familiare? Definizione e come difendersi

La giurisprudenza sta pian piano riconoscendo l’autonomia del mobbing familiare rispetto al mobbing nei luoghi di lavoro. Si tratta di una condotta vessatoria, offensiva e prolungata nel tempo che mira ad arrecare un danno ad un componente della famiglia.

Il mobbing in famiglia si articola in mobbing genitoriale e mobbing coniugale, e generalmente avviene in contesti familiari dove è in corso un divorzio o una separazione o dove vengono compiuti atti di violenza abituale.

Quando la condotta integra gli estremi di un reato, la vittima può sporgere una denuncia o presentare una querela, tuttavia fornire delle prove non è affatto semplice.

COS’È IL MOBBING FAMILIARE? DEFINIZIONE E COME DIFENDERSI

Cos’è il mobbing familiare?

Il mobbing in famiglia è una nuova categoria di mobbing elaborata dalla giurisprudenza. Ha le stesse caratteristiche del più tradizionale mobbing sul luogo di lavoro, ma avviene nel contesto familiare. Il mobbing in famiglia può coinvolgere il partner in qualità di coniuge, di genitore ed anche i figli.

Per la Corte di Cassazione, anche il mobbing in famiglia per essere tale deve rispettare dei requisiti:

  • la reiterazione nel tempo dei comportamenti persecutori;
  • il danno alla salute, sia fisico che psichico, della vittima;
  • il nesso causale tra la condotta mobbizzante ed il danno alla salute;
  • l’intenzionalità persecutoria dell’autore.

Per fare degli esempi, possono rientrare nella condotta di mobbing gli atteggiamenti dispotici del marito nei confronti della moglie, la violenza fisica e morale subita, le ingiurie e le offese in pubblico.

Sottolineiamo che il mobbing in famiglia si verifica anche quando il singolo comportamento non è di per sé un reato, ma lo diventa nel momento in cui viene reiterato nel tempo con lo scopo di arrecare un danno.

Le tipologie

Il mobbing familiare è una tipologia di mobbing molto controversa perché non tutti gli operatori giuridici ne riconoscono l’esistenza, sostenendo che il fenomeno del mobbing sia limitato all’ambiente lavorativo.

Tuttavia, in Italia ha trovato riconoscimento in una storica sentenza del tribunale di Torino del 21 febbraio 2000, dove il giudice di merito ha definito “mobbing familiare” tutte quelle azioni contrarie al principio di uguaglianza morale e giuridica dei componenti della famiglia, posto dall’articolo 3 della Costituzione.

In più la dottrina giuridica ha anche elaborato una divisione all’interno della macro categoria del mobbing familiare:

Nel primo caso si tratta di condotte offensive, volontarie e continue nei confronti dell’altro coniuge con lo scopo di spingerlo ad avere comportamenti o a prendere delle decisioni che altrimenti non avrebbe preso, mettendo in discussione il suo ruolo all’interno del nucleo familiare.

Nel secondo caso, invece, il mobbing avviene tra due genitori ed è finalizzato ad escludere l’altro dall’esercizio della potestà genitoriale. Generalmente avviene in situazioni di separazione o divorzio.

Le cause

Non è affatto semplice definire quali sono le cause del mobbing in famiglia poiché le dinamiche familiari possono essere infinite, così come i tentativi di sabotare il coniuge o l’altro genitore. Statisticamente, però, il mobbing familiare si verifica in contesti difficili, dove c’è un costante disaccordo sulle scelte di vita quotidiana e sull’educazione dei figli.

Molto spesso le condotte mobbizzanti avvengono durante lo svolgimento delle pratiche per la separazione o il divorzio e si concretizzano in offese e persecuzioni strategicamente architettate per deviare le scelte dell’altro e favorire i propri interessi.

Il mobbing familiare si verifica inoltre in contesti di violenza, dove le azioni fisiche possono accompagnarsi ad un’operazione pianificata di demolizione psicologica del partner.

A chi rivolgersi?

Il mobbing in famiglia è un fenomeno di difficile interpretazione, infatti, anche se ormai riconosciuto dalla giurisprudenza italiana, molti studiosi di psicologia e di diritto ne negano l’autonomia o, addirittura l’esistenza.

Non aiuta poi il fatto che dimostrare le condotte di mobbing, quindi le discriminazioni, le umiliazioni prolungate nel tempo, non è semplice e, di conseguenza, diventa difficile fornire alle autorità la prova del fatto.

Nel nostro Paese non esiste ancora una disciplina autonoma del reato di mobbing, tuttavia, anche se non esplicitamente contenuto nel Codice Penale, è possibile denunciare il mobbing quando la vittima subisce dei comportamenti riconducibili a fattispecie di reato (per esempio maltrattamenti in famiglia e violenza verbale). Quindi, se la condotta costituisce un illecito penale, la vittima potrà sporgere una querela o una denuncia presso gli uffici delle Forze dell’ordine, dare impulso alle indagini investigative ed eventualmente al processo.

Se il mobbing avviene tra coniugi, la vittima può inoltre chiedere il divorzio con addebito.

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