Dopo aver venduto il 10% delle sue azioni, Elon Musk ha aumentato le sue quote di titoli Tesla, riuscendo a pagare meno tasse. Come funziona il sistema dell’imprenditore sudafricano.
Come molti sanno, lo scorso 6 novembre, Elon Musk ha chiesto su Twitter ai propri follower se fosse il caso di vendere il 10% delle sue azioni di Tesla.
Dopo che il 58% si era espresso a favore di questa possibilità, l’imprenditore sudafricano ha quindi dato il via all’operazione, che nei primi 10 giorni ha fatto perdere circa il 20% del valore dei titoli.
Quello di cui invece non tutti sono a conoscenza è il fatto che, dopo un mese preciso dall’avvio di questa manovra finanziaria, Musk possiede 564 mila azioni in più rispetto a quando ha cominciato a vendere le sue partecipazioni.
Un gioco di prestigio possibile grazie allo strumento derivato delle opzioni che, combinato alla contemporanea vendita dei titoli, gli permette di acquistare azioni aggiuntive al prezzo di esercizio d’occasione di 6,24 dollari, cioè a un costo inferiore dell’1% rispetto al prezzo attuale delle azioni Tesla.
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Così Musk ha venduto il 10% delle azioni aumentando la partecipazione in Tesla
Dal 6 novembre a oggi, Musk ha quindi esercitato le opzioni per l’acquisto di 10,7 milioni di azioni, con un saldo positivo rispetto al totale di 10 milioni venduto nell’ultimo mese.
Si tratta di opzioni che sarebbero scadute entro agosto 2022. Motivo per cui diversi analisti sono pronti a scommettere che, se anche il sondaggio su Twitter non l’avesse assecondato, avrebbe comunque trovato un altro modo per procedere con questo meccanismo.
Attraverso questa particolare architettura Musk sta vendendo milioni di azioni Tesla in suo possesso per coprire le tasse che deve al Governo americano sulle opzioni. Proprio quest’ultime gli permetteranno, alla fine dell’intero processo, di possedere una partecipazione ancora più ampia della casa automobilistica leader nel settore elettrico.
Inoltre, i 5,8 miliardi di dollari ricevuti sul mercato azionario americano, verranno giudicati come plusvalenze a lungo termine e, di conseguenza, tassate con un’aliquota del 20%. Poco meno di un terzo rispetto al 54,1% che avrebbe dovuto sborsare mettendo insieme l’aliquota fiscale federale statunitense e quella statale della California.
Tutti i vantaggi per Elon Musk
Continuando con questa procedura, il fondatore anche di PayPal e SpaceX dovrebbe vendere ulteriori 2 milioni di titoli in suo possesso, così da riuscire a coprire le tasse per le 12 milioni di opzioni da esercitare.
Intanto Tesla, dopo aver raggiunto il valore di 1 trilione di dollari, ha contabilizzato ulteriori tre blocchi da 8,4 milioni di opzioni da destinare al suo CEO come compenso, per un totale di 25,3 milioni di opzioni aggiuntive.
Insomma, alla fine dei giochi, Elon Musk avrà una partecipazione ancora più larga nella società che ha creato, riuscendo al tempo stesso a eludere il fisco per milioni di dollari. Una situazione certamente ideale per lui, meno per i contribuenti e gli stessi investitori di Tesla che rischiano, al contrario, di subire ingenti perdite.
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