Come l’Euro e la BCE stanno uccidendo l’Europa

Flavia Provenzani

16/11/2016

L’Euro e la Banca Centrale Europea stanno ammazzando l’Euro. Ecco come la globalizzazione soffoca gli Stati.

Come l’Euro e la BCE stanno uccidendo l’Europa

L’euro sta uccidendo i paesi e le economie dell’Unione Europea, letteralmente.
Dall’entrata in vigore della moneta unica, che ha sostituito le valute nazionali, il tasso di cambio rigido ha distrutto l’industria degli Stati periferici dell’Eurozona, portando al contempo un vantaggio spropositato alla Germania.

Le conseguenze dell’euro sono note: dalla contrazione dell’industria all’impossibilità di gestire autonomamente le relative crisi bancarie. L’euro è un disastro monetario ed oggi la distruzione dell’Unione Europea è solo una delle sue conseguenze.

Qui entra in gioco il concetto di globalizzazione - un termine reso popolare sotto la presidenza USA di Bill Clinton e ampliato dal fronte corporativista con la creazione dell’Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organization) nel 1994 - fondamentalmente un gioco distruttivo nelle mani di pochi.

Euro e BCE uccidono l’Europa, colpa della globalizzazione

La globalizzazione distrugge i Paesi per far avanzare i piani di qualche centinaio di giganti. Si basa su una teoria confutata presentata nel XVIII secolo dal promotore del libero commercio David Ricardo, conosciuta come la Teoria dei vantaggi comparati, usata da Washington per giustificare la rimozione del protezionismo commerciale nazionale al fine di avvantaggiare gli attori globali più potenti - la cui maggioranza, guarda caso, si trova negli Stati Uniti.

Il progetto statunitense conosciuto come Trans-Pacific Trade Partnership (o Trans-Atlantic Trade and Investment Partnership) è l’emblema di questo approccio.
Le poche centinaia di aziende più potenti si troveranno sempre formalmente al di sopra del diritto nazionale se la classe politica continuerà ad essere corrotta. Eppure, pochi hanno guardato veramente da vicino gli effetti che il regime dell’Euro sta avendo.

La Comunità Economica Europea e il fallimento di Jacques Delors

I Paesi che ad oggi compongono l’Unione Europea seguono i concetti ratificati da un gruppo di soli 12 stati (la vecchia Comunità Economica Europea), contro i 28 stati membri ad oggi. Una prima versione europea della gigantomania è avvenuta durante la presidenza della Commissione CEE del globalista francese Jacques Delors quando ha svelato l’Atto unico europeo nel febbraio 1986.

Delors ha ribaltato il principio stabilito dal francese Charles de Gaulle, principio definito da de Gaulle «l’Europa delle patrie». Il concetto di De Gaulle della Comunità Economica Europea Comunità - composta da sei Paesi tra cui Francia, Germania, Italia e i tre del Benelux - prevedeva degli incontri periodici tra i premier delle sei nazioni del mercato unico.
Lì, con capi eletti degli stati, sarebbero state formulate le politiche corrette e prese tutte le decisioni.
Un’assemblea eletta dai membri dei parlamenti nazionali avrebbe riesaminato le decisioni dei primi ministri.

De Gaulle considerava la burocrazia del CEE di Bruxelles come un organo amministrativo puramente tecnico, subordinato ai governi nazionali. La cooperazione sarebbe dovuta essere basata sulla «realtà» della sovranità statale. L’acquisizione di un potere sovranazionale sulle singole nazioni della CEE era un anatema per de Gaulle, ed è giusto così. Come per gli individui, così per i Paesi l’autonomia è essenziale e i confini non contano.

L’Atto unico di Delors ha proposto di ribaltare l’Europa delle patrie attraverso delle riforme radicali alla CEE volte a distruggere le diverse nazioni, con storie, culture e lingue diverse, dissolvendo i confini e creando una sorta di surrogato con degli Stati Uniti d’Europa, gestiti dall’alto dai burocrati non eletti di Bruxelles.

In sostanza, è traducibile in una visione corporativista di una burocrazia europea arbitraria, che risponde solo all’influenza delle multinazionali, alla pressione e alla corruzione.

L’Europea è un progetto creato dalle multinazionali

L’Unione Europea è un progetto messo a punto delle multinazionali europee più potenti, tra cui la lobby della Tavola rotonda europea degli industriali (ERT), il gruppo più influente delle grandi multinazionali europee tra cui Nestle, Royal Dutch Shell, BP, Vodafone, BASF, Deutsche Telekom, ThyssenKrupp, Siemens e altre multinazionali europee. L’ERT, non a caso, è l’attore principale di Bruxelles a spingere per l’adozione dell’accordo commerciale TIPP con Washington.

Questa lobby è uno dei motivi principali che ha portato all’atto unico di Delors nel 1986, che ha creato il Frankenstein che oggi noi chiamiamo Unione Europea. L’idea dell’UE è la creazione di un’autorità centrale non eletta che decide il futuro dell’Europa senza controlli e contrappesi democratici, praticamente il cuore del tempo feudale.

Il problema con la creazione dell’Unione Monetaria Europea (EMU) prescritta nel trattato di Maastricht è che la moneta unica e la Banca Centrale Europea «indipendente» sono state introdotte senza essere legate ad un soggetto politico-giuridico unico, dei veri Stati Uniti d’Europa. Il tutto è stato fatto in assenza di una vera unione politica organica, come invece fecero quei 13 stati, con la lingua inglese in comune e a seguito di una guerra comune per l’indipendenza dalla Gran Bretagna, creando e adottando la Costituzione degli Stati Uniti d’America.

I burocrati dell’UE hanno un nome carino per definire l’assenza di connessione tra i funzionari non eletti della BCE che controlla il destino economico dei 19 Stati membri con 340 milioni di cittadini nella cosiddetta Eurozona. Lo chiamano «deficit democratico». Questo deficit è cresciuto in modo pantagruelico dal crisi finanziaria del 2008.

L’euro è una camicia di forza per l’economia

La creazione della moneta unica iniziata nel 1992 ha costretto gli Stati membri dell’area euro ad indossare una camicia di forza economica. Il valore della moneta non può essere modificato per aumentare le esportazioni nazionali durante le recessioni economiche, come sperimentato dal 2008. Il risultato è che la più grande potenza industriale nella zona euro, la Germania, ha beneficiato dell’euro stabile, mentre le economie più deboli alla periferia dell’UE , tra cui in particolare la Francia e l’Italia, hanno sopportato le conseguenze catastrofiche della rigidità del tasso di cambio dell’Euro.

La stessa camicia di forza dell’Euro impedisce una seria riorganizzazione delle banche in difficoltà in tutta la zona euro dalla crisi del 2008. La creazione della Banca centrale europea sovranazionale ha reso impossibile per i paesi membri della zona euro risolvere i loro problemi bancari creati durante gli eccessi del periodo pre-2008. Il caso dell’Italia, con la sua richiesta di creare un piano di salvataggio dello stato di Monte dei Paschi, è esemplare.

Anche se i licenziamenti e le chiusure delle filiali per il momento hanno allentato il panico, Bruxelles si rifiuta di permettere il salvataggio di stato di oltre 5 miliardi di MPS, chiedendo invece alla banca senese di applicare la nuova legge bancaria europea nota come «Bail in».

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