Il 2006 aveva visto l’Italia raggiungere il picco nella produzione di rifiuti. Oggi le cose sembrano essere cambiate. Forse, però, non si tratta di un processo consapevole.
La questione dei rifiuti in Italia è un problema oramai tristemente noto. La situazione al sud Italia, specialmente in Campania, è drammatica ed ha raggiunto livelli critici che destano forti preoccupazioni sia per quanto riguarda la salute delle persone che per quanto riguarda l’economia sommersa. C’è da dire, però, che allo stato attuale sembra sia in atto un’inversione di tendenza per quanto riguarda la produzione di rifiuti.
Un calo nella produzione di rifiuti
La produzione di rifiuti, infatti, fino al 2006 è cresciuta più rapidamente del Pil. A partire dal 2006, tuttavia, ha iniziato a decrescere, diminuendo del 10% dal 2006 ad oggi anche a causa della diminuita domanda di beni energetici a seguito della crisi. . L’ambiente può dunque cominciare a tirare un sospiro di sollievo. Per chi invece credeva che il futuro fosse all’insegna degli inceneritori ne è rimasto fortemente deluso.
Ugo Bardi, un chimico italiano che ha studiato l’andamento della produzione di rifiuti in Germania, ha fatto notare che nel 2006 l’Italia ha raggiunto il picco della produzione di rifiuti. Si parla infatti di circa 550 chili all’anno per abitante. Nel 2012, invece, la produzione pro capite annuale si è arrestata a 500 chili, proseguendo anche nel 2013.
I tedeschi sono più virtuosi
C’è da dire, però, che le buone notizie si fermano qui. La Germania, infatti, che aveva raggiunto anch’essa nel 2006 il picco nella produzione di rifiuti, a partire dal 2000 aveva iniziato a seguire un percorso studiato di diminuzione della produzione. L’Italia, invece, ha , diciamo così, subito un processo di decrescita dei rifiuti a sua insaputa, come effetto della minor domanda a seguito della crisi. Non c’è stato, in altre parole, un processo di rientro e di diminuzione consapevole. Meno domanda di petrolio, dunque meno consumi, dunque meno rifiuti.
Si può fare di più
La minor produzione italiana di rifiuti sembra dunque essere riconducibile ad una minor domanda di beni di consumo, il che ha condotto ad un riutilizzo dei materiali e dei beni non deperibili (si pensi, ad esempio, al forte aumento della compravendita nei mercati dell’usato). Ciò si affianca alla bassa crescita della raccolta differenziata (si parla di un 40% a livello nazionale nel giro di 7 anni), che ha tuttavia permesso di recuperare dei materiali che altrimenti sarebbero finiti nelle discariche. In Italia la città più virtuosa dal punto di vista della produzione di rifiuti è Novara, con circa 440 chili di produzione pro-capite annuali. Se si pensa che la media italiana è di 500 chili, vi è un ampio margine di miglioramento.
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