Assegno unico universale: è davvero conveniente? Per la maggior parte degli italiani sì, tuttavia ci sono dei lavoratori dipendenti che vengono svantaggiati. Eccone alcuni esempi.
Il mese di marzo ha portato all’addio di assegni familiari e detrazioni per figli a carico (under 21) dalla busta paga e al pagamento della prima mensilità, da parte dell’Inps, dell’assegno unico universale.
Un’operazione di cui si è parlato molto, se non altro per quanto riguarda la convenienza: per mesi, infatti, i lavoratori si sono chiesti se il passaggio da assegni familiari e detrazioni per figli a carico in busta paga all’assegno unico avrebbe comportato un vantaggio o meno. E finalmente è arrivato il momento di scoprirlo, con la busta paga che inevitabilmente si è abbassata - ma sulla quale nel contempo sono state applicate anche le nuove regole della riforma fiscale - ma con un assegno unico, più o meno ricco a seconda dei casi, pagato direttamente dall’Inps per compensare le perdite.
Ma l’assegno unico è riuscito davvero nel suo intento, ossia perlomeno a pareggiare quanto il lavoratore percepiva dai due strumenti riconosciuti fino al mese scorso, ossia assegni familiari (Anf) e detrazioni per figli a carico (che continuano a essere riconosciute sopra i 21 anni)? Ogni lavoratore, ovviamente, si sarà fatto i suoi conti in questi giorni guardando all’importo del nuovo assegno unico e confrontandolo con quanto decurtato dalla busta paga a causa del taglio di detrazioni e assegni familiari; ma cerchiamo di arrivare a una visione d’insieme, provando a capire chi ha guadagnato, e chi invece ci ha perso, dalla riforma delle prestazioni famiglia entrata in vigore da marzo 2022.
Quanti guadagnano dal nuovo assegno unico?
Secondo quanto evidenziato dai rilevamenti effettuati dall’Istat, il 68% delle famiglie italiane trarrà beneficio dalla riforma attuata con l’approvazione del D.Lgs. n. 230/2021, con la quale vengono ridisegnate le materie vigenti in favore dei nuclei familiari con figli. Una buona percentuale, ma va detto che tra questi c’è un’ampia fetta di lavoratori autonomi e disoccupati, ossia quelle famiglie che inevitabilmente guadagnano dall’introduzione dell’assegno unico in quanto negli anni scorsi non hanno potuto beneficiare degli assegni familiari.
Nel lavoro dipendente è diverso, visto quanto detto sopra. Tant’è che, sempre secondo i dati Istat, circa il 30% delle famiglie - per la maggior parte appunto lavoratori dipendenti - avrà un saldo negativo, in quanto andrà a incassare di meno con l’assegno unico rispetto a quanto ha percepito fino al mese scorso in busta paga. E se a questo si aggiunge l’addio al trattamento integrativo, ex bonus Renzi, sopra i 15 mila euro, ne consegue una grave perdita per gli stipendi degli italiani.
Chi guadagna (e chi no) dal nuovo assegno unico
La differenza sta tutta su come viene calcolato l’importo dell’assegno unico rispetto a quanto succedeva con gli assegni familiari. Per quest’ultimi, infatti, si teneva conto del reddito familiare, mentre l’assegno unico guarda all’Isee.
Dunque, potrebbero esserci famiglie con reddito alto ma Isee basso che inevitabilmente beneficeranno del passaggio da uno strumento all’altro; diversamente, ossia chi ha un reddito basso ma un Isee elevato, potrebbe invece essere svantaggiato dall’arrivo dell’assegno unico.
D’altronde, non sempre avere un reddito basso equivale a un Isee basso: anche perché il nucleo familiare considerato ai fini degli assegni familiari è differente da quello di cui si tiene conto nel calcolo dall’assegno unico.
Nel primo caso, infatti, si considerava solamente il reddito del richiedente più quelli percepiti da:
- coniuge o parte di unione civile (anche se non convivente, l’importante è che non sia effettivamente separato o sciolto da unione civile);
- figli ed equiparati con meno di 18 anni;
- figli ed equiparati maggiorenni ma con inabilità assoluta e permanente (eccetto il caso in cui questi siano coniugati);
- figli maggiorenni entro i 21 anni, ma solo quando si parla di nuclei con almeno quattro figli di età inferiore ai 26 anni.
Con l’assegno unico, invece, si guarda all’intero nucleo familiare, ossia a tutti i componenti presenti nello stato di famiglia più eventuali familiari a carico non residenti. E nel caso delle coppie di genitori non sposati e non conviventi, i redditi di entrambi i genitori vengono considerati nell’Isee, perlomeno per quanto riguarda l’erogazione di misure riconosciute in favore dei figli (vedi l’Isee minorenni).
Esempi
Detto questo, ecco alcuni esempi di chi potrebbe essere svantaggiato dal passaggio da assegni familiari ad assegno unico:
- genitori non sposati, entrambi con un reddito: nel caso degli Anf si considerava solamente il reddito percepito dal richiedente, mentre nell’Isee - e di conseguenza per l’assegno unico - di entrambi;
- genitori conviventi con altri familiari: pensiamo a chi convive con i suoceri, titolari di pensione. Questi non venivano considerati ai fini della corresponsione degli assegni familiari, mentre, facendo parte a tutti gli effetti del nucleo familiare considerato ai fini Isee, il loro reddito verrà invece preso in considerazione quando si calcola l’importo dell’assegno unico;
- famiglie con redditi bassi ma con importanti patrimoni: nel calcolare l’importo degli assegni familiari si teneva conto solamente dei redditi. Diversamente, nell’Isee entrano anche i patrimoni. Può succedere, dunque, che un lavoratore con uno stipendio basso, ma con ma con una situazione patrimoniale importante - tenendo conto di autovettura, abitazione, giacenza media dei conti correnti - possa andare a percepire meno di assegno unico rispetto a quanto prendeva di assegni familiari. Il problema è che non sempre il patrimonio rappresenta la ricchezza di una famiglia.
Riassumendo, guadagnano sicuramente dalla riforma dei bonus famiglia, coloro che:
- essendo lavoratori autonomi o disoccupati non hanno potuto beneficiare degli assegni familiari;
- le famiglie con lavoratori dipendenti che hanno redditi elevati ma Isee basso, ad esempio quelle numerose avvantaggiate dal parametro di scala equivalente.
Viceversa, ci perdono quelle famiglie che hanno beneficiato di un calcolo favorevole dell’assegno familiare grazie a un reddito più o meno basso, ma che invece - per motivi che possono essere differenti - si ritrovano con un Isee elevato che quindi andrà a inficiare l’importo dell’assegno unico.
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