Dietrofront del premier Renzi in seguito ai risultati della simulazione dell’Agenzia delle Entrate che hanno evidenziato un aumento eccessivo dei valori catastali che alzerebbe le tasse sul mattone.
Anche Matteo Renzi, dopo Enrico Letta, ha deciso di interrompere l’iter legislativo della nuova riforma del catasto, dichiarando che è “troppo alto il rischio di far salire le tasse”.
Eppure la riforma era pronta in ogni dettaglio, e nella giornata odierna doveva essere presentata al Consiglio dei Ministri, come parte dei tre temi principali dei decreti attuativi della delega fiscale.
Il Presidente del Consiglio ha però rilevato che il disegno di legge richiede di essere perfezionato. La discussione è stata così rinviata, presumibilmente in autunno, quando saranno inoltre decisi i punti concernenti la nuova tassa sulla casa, che Renzi ha promesso essere più semplici ed intuitivi.
Per quanto riguarda i nuovi termini relativi al ricalcolo catastale, bisogna ricordare che non è più prevista la classificazione delle abitazioni in categorie come “popolari”, “signorili” o “civili”, bensì verranno ridefinite tutte come ordinarie.
Ciò di cui si terrà conto non sarà più il numero dei vani, bensì altre caratteristiche, come ad esempio la zona in cui un’abitazione è collocata, i metri quadrati ed altri elementi come il numero dei balconi.
Tutte le altre strutture pubbliche ad uso commerciale saranno racchiuse invece nell’insieme degli edifici “speciali”.
Riforma del catasto: le motivazioni del rinvio
La motivazione decisiva che ha portato al rinvio è stata la simulazione fatta dall’Agenzia delle Entrate in merito al nuovo algoritmo con cui sarebbero stati ricalcolati tutti i valori catastali delle abitazioni italiane.
In base ai calcoli effettuati si è notato che le rendite in alcuni casi specifici salgono fino a sei volte.
Questo, nonostante che all’interno del decreto sia previsto uno sconto del 30% che mira proprio a limitare l’effetto degli aumenti previsti.
Il tipo di abitazione che più risentirà di tale aumento sono quelle “popolari”, che in alcuni casi specifici sono collocate in centri storici o in punti di notevole interesse.
Ad esempio, in alcune città come Roma, Venezia e Napoli, il valore di una casa di tipo A3, quindi economica, collocata in centro aumenta del 600%.
Le problematiche non sarebbero comunque solamente per quanto riguarda le abitazioni collocate nei centri storici, ma anche per quelle in periferia. Ad esempio un immobile A4 collocato nelle periferie di Firenze, vedrebbe il proprio valore aumentare del 400%, da 60mila, a 260mila euro.
Le critiche al decreto sulla nuova riforma del catasto
Già nella giornata di ieri era arrivata la critica del presidente della Commissione Finanze, Capezzone:
“Da settimane circolano stime (anche in sede governativa) terrificanti in termini di aumenti di gettito. Se qualcuno pensa, in un settore che è già devastato a livello fiscale, di creare le basi per un’ulteriore tosatura dei contribuenti, sappia che andrà incontro a una reazione durissima dei cittadini”.
Le critiche al decreto sono giunte anche da tecnici del settore edilizio, come dal presidente dell’Ordine dei Geometri, Maurizio Savoncelli, che non è d’accordo con l’inclusione di elementi come balconi, ascensori, e ripostigli nella nuova classificazione catastale.
Il presidente dell’Associazione dei Geometri Fiscalisti, Mirco Mion, si è detto preoccupato dal fatto che il decreto potrebbe dividere i proprietari in due categorie, una di serie A e una di serie B, a seconda di dove vivono.
A questo punto comunque dovrebbero allungarsi i termini inizialmente previsti inizialmente per l’entrata in vigore della legge: entro il 1 luglio 2015 infatti sarebbero dovuti partire i primi campionamenti degli immobili, mentre entro metà del 2018 sarebbero state messe a punto le funzioni statistiche.
L’obiettivo è di determinare la nuova base imponibile nel dicembre del 2019, così da avviare il nuovo sistema già dagli inizi del 2020. Chissà se dopo la giornata di oggi questo sarà ancora possibile.
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