Sotto controllo gli acquisti effettuati su Facebook per stanare gli evasori, ecco dove il Fisco sta vessando gli acquirenti.
Sotto la lente di ingrandimento dell’amministrazione tributaria non solo i venditori, ma anche gli acquirenti al fine di stanare gli evasori. Anche gli acquisti effettuati su Facebook possono diventare un’arma nelle mani del Fisco locale che può, contattando gli acquirenti, risalire ai dati dei venditori per appurare se ci sia stata l’evasione dal pagamento delle tasse.
Facebook è un social network che già è stato preso di mira dalle varie amministrazioni tributarie, tra cui anche quella italiana: sui social network le persone condividono le proprie vite e raccontano di acquisti, uscite e vacanze. Si tratta di informazioni che potrebbero diventare oggetto di indagine del Fisco, nel caso la vita “raccontata” non corrisponda a quella che realmente l’utente si può permettere. Questo patrimonio di informazioni, però, dovrebbe essere usato senza ledere la privacy del cittadino, e questo, in qualche modo, ha frenato la messa in pratica, in Italia, di questa raccolta di informazioni (anche se il Gdpr non vieta a prescindere il data scraping).
Quello che, però, è stato utilizzato in un Paese dell’Est Europa prescinde dai post e si basa, invece sulle vendite e gli acquisti effettuati su Facebook per individuare possibili evasori fiscali.
Acquisti su Facebook sotto indagine
L’amministrazione tributaria della Bulgaria sta adottando un nuovo metodo per stanare gli evasori: cercare i venditori che utilizzano la piattaforma Marketplace di Facebook attraverso gli acquirenti. A essere contattati, quindi, non sono i venditori, ma chi acquista.
L’amministrazione cerca documenti e chiarimenti sugli acquisti effettuati su Facebook (in un caso un acquirente è stato contattato per un pacco ricevuto 2 anni prima). Cosa interessa al fisco locale? L’autorità fiscale cerca informazioni sui venditori e lo fa contattando gli acquirenti e chiedendo: il nome dell’azienda, eventuali numeri di telefono, eventuale sito web o contatti email. Il fisco bulgaro indaga anche sulla modalità di effettuazione dell’ordine, l’eventuale documento rilasciato a vendita conclusa, se la merce è coperta o meno da garanzia.
La cosa assurda di quello che sta accadendo, come riporta un sito bulgaro, è che gli acquirenti contattati rischiano di vedersi elevare una multa e non rispondono alle domande in maniera dettagliata (e va sottolineato che, in ogni caso, l’acquirente non ha commesso nessun reato, anche se il venditore è un evasore fiscale).
Le proteste degli avvocati
Sulla questione sono intervenuti anche dei legali i quali hanno affermato che un ente del Governo non può in alcun modo esigere queste informazioni dall’acquirente (che ricordiamo non è obbligato dalla legge a fornire questo tipo di informazioni).
Il fisco, secondo gli avvocati, ha tutto il diritto di cercare tra i venditori chi evade le tasse, ma non può farlo vessando gli acquirenti con richieste che di legale hanno ben poco (minacciando, tra l’altro, con una multa chi non può o non vuole rispondere).
L’acquirente, infatti, non ha l’obbligo di conservare le ricevute degli acquisti o di ricordare da chi ha acquistato un oggetto (soprattutto se le richieste di queste informazioni arrivano a distanza di tempo dalla data di acquisto) e i legali, appunto, di rispondere proprio questo al Fisco, rassicurando chi ha effettuato gli acquisti che non rischia assolutamente nulla.
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