Gianluca Savoini, militante della Lega ed ex portavoce di Matteo Salvini, in un viaggio a Mosca avrebbe trattato con i russi un finanziamento per la campagna elettorale del Carroccio da 65 milioni: la Procura di Milano lo ha indagato per corruzione internazionale ma lui si è rifiutato di rispondere alle domande degli inquirenti.
Per i più attenti osservatori della politica nostrana, quello di Gianluca Savoini non era un nome sconosciuto anche prima delle rivelazioni di BuzzFeed, il giornale online americano che ha messo online il famoso audio.
Nel merito c’è Savoini e altri due italiani che discute lo scorso ottobre con tre persone russe di come, alle elezioni europee che si sono tenute a maggio, Matteo Salvini “voglia cambiare l’Europa, con la nuova Europa che deve essere vicina alla Russia”.
Per BuzzFeed però il vero argomento principale di quell’incontro in un albergo di Mosca sarebbe ben altro, ovvero circa 65 milioni di dollari da far entrare nelle casse della Lega attraverso una compravendita di petrolio tra una compagnia russa e l’Eni.
“Non ci sono mai stati fondi né soldi per la Lega da parte di nessuno di quelli citati da Buzzfeed - ha commentato piccato Savoini - Tutte parole e blablabla, come peraltro ha appena detto Salvini”.
Ma chi è Gianluca Savoini? Ora che il suo nome è finito sulle prime pagine di tutti i giornali, si sono accesi i riflettori su questo storico militante della Lega, attuale presidente dell’Associazione Culturale Lombardia-Russia ed ex portavoce di Matteo Salvini.
Indagato dalla Procura di Milano per corruzione internazionale, finora si è avvalso della facoltà di non rispondere ma gli inquirenti starebbero cercando di ricostruire cosa sia accaduto al Metropol analizzando i documenti e i telefoni sequestrati a Savoini.
La biografia di Gianluca Savoini
“Nel nostro piccolo cerchiamo di far conoscere la Russia per quel che veramente è, smontando le menzogne e organizzando eventi e iniziative culturali”. Era il marzo 2018 e così, intervistato da Vanity Fair, Gianluca Savoini spiegava quale fosse la mission della sua Associazione Culturale Lombardia-Russia.
Nato il 27 settembre 1963 ad Alassio, in provincia di Savona, dopo essersi laureato in Scienze Politiche all’Università di Milano ha iniziato una carriera da giornalista lavorando per Il Giornale, l’Indipendente e poi La Padania.
Dal 2003 al 2006 presso l’agenzia Italia Lavoro svolge il ruolo di dirigente responsabile della Comunicazione Istituzionale con il Ministro del Welfare, mentre nel 2006 è direttore della Struttura Stampa del Consiglio regionale della Lombardia.
Sposato con la russa Irina e padre di un figlio, può essere considerato un leghista della prima ora visto che già nel 1991 lo si può trovare a far parte della consulta per la politica estera del Carroccio.
Quando nel dicembre 2013 Matteo Salvini diventa segretario della Lega, Gianluca Savoini è al suo fianco diventando poi suo portavoce prima di traslocare all’Associazione Culturale Lombardia-Russia e alla vicepresidenza del Corecom Lombardia.
“Io e Salvini ci conosciamo da quasi trent’anni - ha confidato sempre a Vanity Fair - Parliamo di tutto, non solo di politica estera. Ecco, magari evitiamo di parlare di calcio: io sono juventino, lui milanista”.
I rapporti con la Russia
Gli ottimi rapporti di Gianluca Savoini con la Russia e l’ammirazione per il presidente Vladimir Putin, che ha incontrato diverse volte, non sono mai stati un mistero: “Ha la fama del dittatore, ma non lo è. Si tratta di una persona estremamente cordiale e alla mano. Il che lascia spiazzati, glielo assicuro”.
Da sempre è considerato come una sorta di sherpa del Carroccio a Mosca, tanto da aver accompagnato Matteo Salvini quando tra il 2014 e il 2015 si è recato in Russia per ben quattro volte.
Quando nel 2017 il vicepremier è di nuovo a Mosca per firmare un accordo di collaborazione politica tra la Lega e Russia Unita, il partito di Putin, è sempre lui ca va sans dire l’autentico deus ex machina dell’intesa.
Adesso che è finito nell’occhio del ciclone, guardando bene le foto della recente visita di Putin a Roma si scorge la presenza di Savoini alla cena di Stato che si è tenuta a Villa Madama, alla presenza del leader russo e dei vertici del nostro governo.
In generale si può dire che l’ex portavoce, si è parlato di lui anche di un possibile incarico di governo presso il dicastero degli Esteri dopo la nascita della maggioranza gialloverde, possa vantare ottimi rapporti e conoscenze sia all’interno di Russia Unita che in generale nell’universo politico russo.
L’audio sui soldi dalla Russia e l’inchiesta
Il 18 ottobre 2018 Gianluca Savoini si trovava a Mosca, presso l’hotel Metropol, in compagnia di l’avvocato Gianluca Meranda e il consulente finanziario Francesco Vannucci e di tre russi. BuzzFeed di recente ha pubblicato un audio segreto riguardante quell’incontro.
“Il prossimo maggio ci saranno le elezioni in Europa - si sente dire in inglese da Savoini - Noi vogliamo cambiare l’Europa. E una nuova Europa deve essere vicina alla Russia come prima, perché vogliamo riprenderci la nostra sovranità. Salvini è il primo che vuole cambiare l’Europa. Insieme ai nostri alleati in Europa”.
“Questo audio fornisce la prima prova concreta - scrive Alberto Nardelli di BuzzFeed - dei tentativi clandestini russi di finanziare i movimenti nazionalisti europei e dell’apparente complicità di alcune figure di alto livello dell’estrema destra in quei tentativi".
Per il giornale americano infatti lo scopo era quello di far arrivare soldi alla Lega, in vista della campagna elettorale per le elezioni europee, tramite una compravendita di petrolio tra una compagnia russa e l’Eni.
“Vogliamo solo sostenere una campagna politica - si legge nella trascrizione audio fatta dal Fatto Quotidiano e attribuita all’altro italiano presente all’incontro - Il che direi sia vantaggioso, anzi direi che sia vantaggioso per entrambi i paesi. Detto questo, se per te c’è margine per uno sconto maggiore, la mia risposta è che il 4% per noi è abbastanza”.
A conferma di questo accordo ci sarebbe anche in uno screenshot che gli inquirenti avrebbero trovato nel cellulare dell’ex portavoce di Salvini, dove sarebbe stato fotografato il foglio dello schema concordato al Metropol con i russi.
“Non riconosco le mie parole - è stata la difesa da Savoini dopo la diffusione dell’audio - questa è una trappola politica contro Matteo Salvini, è una buffonata sono gli stessi del Russiagate e finirà tutto in un niente”.
Da tempo si è mossa anche la Procura di Milano, fin dallo scorso febbraio quando L’Espresso aveva anticipato lo scoop, che ha aperto un’inchiesta per corruzione internazionale con Gianluca Savoini che quindi è stato iscritto nel registro degli indagati.
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