Cosa rischia chi ottiene delle plusvalenze in bitcoin o in un’altra cripto e non dichiara? Quali sono le conseguenze? Le risposte di Stefano Capaccioli ospite del canale YouTube di Money.it.

Altri video

I Bitcoin e in generale tutte le criptovalute sono considerate come una sorta di Eldorado, con gli investitori che da tempo stanno focalizzando tutte le loro attenzioni soprattutto su questa nuova frontiera dei Mercati.

Del resto la quotazione del Bitcoin a oggi sfiora i 90.000 dollari, con tutte le criptovalute che sembrerebbero godere - chi più chi meno - di buona salute specie da quando Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali negli Stati Uniti.

Ma cosa rischia chi ottiene delle plusvalenze in bitcoin o in un’altra cripto e non dichiara? Si tratta di un’evasione fiscale parificata ad altre tipologie? Quali sono infine le conseguenze?

A queste domande ha provato a dare una risposta Stefano Capaccioli, giornalista e commercialista intervenuto nel corso di una puntata speciale andata in onda sul canale YouTube di Money.it.

“La mancata indicazione nella propria dichiarazione di redditi di un cespite produttivo, di un elemento di reddito che viene tassato al 12,50% per il 2024 o all’aliquota che verrà stabilita in legge finanziaria dal 2025 - ha spiegato Capaccioli -. Quindi è né più né meno di una plusvalenza su azioni o su titoli di Stato non dichiarata”.

In generale il consiglio dell’esperto è di fare “molta attenzione su questo settore e soprattutto su situazioni poco chiare o che promettono guadagni che non sono chiaramente concepibili”.

“Questo è né più né meno che un reddito diverso di capitale perché deriva dal richiedo di capitale - ha sottolineato Capaccioli -, il suggerimento è che essendo un reddito di capitale, indipendentemente che dall’altra parte quale sia stato lo schema, questo conduce a dover dichiarare né più né meno come gli altri redditi di capitale”.