Celiachia malattia invalidante: arrivano i centri di diagnosi regionali

Vittorio Proietti

7 Luglio 2017 - 11:29

La celiachia divenuta malattia invalidante con i nuovi LEA 2017 ha portato alla riorganizzazione dei presidi del SSN: con l’Accordo Stato-Regioni le diagnosi saranno possibili anche a livello regionale.

Celiachia malattia invalidante: arrivano i centri di diagnosi regionali

La celiachia, divenuta malattia invalidante con i nuovi LEA 2017, ha portato alla necessita di una riorganizzazione dei presidi del SSN in cui poter effettuare una diagnosi.

L’Accordo Stato-Regioni prevede all’Art. 5 una ridefinizione uniforme dei presidi: il numero dei presidi della Sanità accreditati per la diagnosi della celiachia è appunto stabilito sull’1% della popolazione.

Considerando approssimativamente 2500 pazienti su 500 mila abitanti, si avrà almeno un centro di diagnosi per bambini e uno per adulti, quindi almeno due presidi regionali cui riferirsi per la diagnosi della celiachia.

Ai presidi del SSN si accosteranno anche centri di diagnosi definiti di “terzo livello”, strutture accreditare dal Servizio Sanitario Regionale in grado di effettuare autonomamente analisi di:

  • sierologia;
  • genetica;
  • endoscopia digestiva;
  • esami istologici.

In pratica ciò che è necessario secondo il protocollo scientifico più aggiornato.

Il personale medico di questi “centri di terzo livello”, secondo lo stesso Art. 5 dell’Accordo Stato-Regioni, dovranno avere adeguata preparazione sanitaria riguardo a diagnosi e cura della celiachia.

Tuttavia, l’accordo prevede anche che vi sia una adeguata formazione per i medici del SSN, da organizzarsi su base regionale.

Accordo Stato-Regioni e i nuovi LEA: la celiachia è invalidante

La celiachia e la sua variante clinica sono entrate tra le malattie invalidanti secondo il Decreto del Ministero della Salute del 12 gennaio 2017.

L’aumento dei centri di diagnosi e soprattutto la loro entrata nel SSN è avvenuta proprio con l’annessione ai nuovi LEA.

L’accordo firmato dalla Conferenza Stato-Regioni riconosce che il costo per il SSN dei pazienti celiaci non adeguatamente diagnosticati risulta essere più alto: ospedalizzazione, cure e diagnosi errate sono un peso per la Sanità non indifferente. Aumentando i centri di diagnosi si facilita il monitoraggio, riducendo i costi.

La diagnosi della celiachia dovrà però avvenire secondo modalità aggiornate e certificate al fine dell’esenzione sanitaria e l’erogazione di alimenti senza glutine, ma questo prevede diverse modalità regione per regione.

Ciò che rimane in forse nel testo dell’Accordo Stato-Regioni è il follow up della celiachia, quindi ciò che segue alla diagnosi.

L’Accordo Stato-Regioni è impreciso sul follow up

L’Aic, associazione italiana celiachia, punta il dito sull’ultima parte del testo dell’Accordo Stato-Regioni, in particolare sull’Art. 6 dove il follow up della celiachia viene liquidato con poche parole.

Nessuna indicazione sugli esami in esenzione da prescrivere per la fase successiva alla diagnosi.

L’Aic integra proponendo un protocollo di diagnosi e follow up corretto, tuttavia è chiaro che con un regolamento poco esaustivo si corre il rischio di cadere comunque in errore, incorrendo in ulteriori esami impropri e gravando ulteriormente sui costi del SSN.

Ciò che ci preme sottolineare è comunque l’aumento delle tutele per chi è affetto da celiachia, o per chi non sa ancora di esserlo. Sarà infatti possibile effettuare diagnosi accurate con più facilità, beneficiando di medici più preparati sull’argomento e di strutture del SSN più adeguate.

Alleghiamo il testo dell’Accordo Stato-Regioni per completezza.

Accordo Stato Regioni celiachia
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