La pensione di reversibilità può essere revocata, sospesa o ridotta nell’importo. Ecco a chi può succedere, quando e perché.
La pensione di reversibilità serve a sostenere economicamente i familiari superstiti di un pensionato o lavoratore deceduto, al fine di garantire loro il recupero della stabilità economica. Per questo motivo, la reversibilità è subordinata a determinati requisiti, al cui variare può essere ridotta, sospesa o revocata.
La riduzione della pensione di reversibilità dipende principalmente dall’aumento dei redditi del beneficiario, mentre la sospensione opera quando non è possibile operare gli accertamenti (ad esempio, se il beneficiario non presenta la dichiarazione dei redditi) e può quindi essere riattivata.
Ci sono però delle condizioni che comportano le revoca, cioè la pensione di reversibilità viene tolta definitivamente e non è più possibile accedervi. Questi criteri variano a seconda del beneficiario del trattamento, che può essere il coniuge, il figlio, il genitore o il fratello del defunto. Vediamo di preciso quando accade.
A chi viene tolta la pensione di reversibilità?
La pensione di reversibilità può essere tolta a qualsiasi beneficiario nel caso in cui vengano meno i requisiti per accedervi. La correlazione della revoca del trattamento con i redditi percepiti dal beneficiario non è diretta, ma dipende dai cambiamenti nel nucleo familiare che rappresentano la conquista di un differente equilibrio familiare, ovviamente con riferimento alla stabilità economica affettiva e potenziale.
I criteri per cui può essere revocata la reversibilità cambiano quindi a seconda del beneficiario.
Quando viene tolta la reversibilità al coniuge
Nel caso più comune è il coniuge del defunto a percepire la pensione di reversibilità, ma ciò non esclude che possa subire la revoca del trattamento. In particolare, il coniuge perde la reversibilità quando si risposa. Non viene considerato in modo specifico l’eventuale cambiamento reddituale, bensì le nuove nozze sono sufficienti a dimostrare la possibilità di raggiungere la stabilità, anche perché c’è un nuovo coniuge che può (e deve) provvedere all’assistenza materiale.
Il coniuge che perde la pensione di reversibilità ha però diritto a un’erogazione una tantum di una somma corrispondente a due annualità - comprensive di tredicesima - della reversibilità a cui ha diritto fino al giorno del matrimonio.
Pensione di reversibilità tolta ai figli
La pensione di reversibilità in favore dei figli del defunto è per natura una misura temporanea, destinata a sostenerli finché non hanno la possibilità di mantenersi da soli. Diversamente da ciò che accade per l’assegno di mantenimento, la legge fissa in alternativa ai criteri delle soglie di età oltre cui non si può percepire la reversibilità del genitore.
Nel dettaglio, ai figli viene tolta la pensione di reversibilità:
- Al compimento di 18 anni, a meno che siano studenti o disabili;
- al compimento di 21 anni, o prima se iniziano a lavorare oppure terminano o interrompono gli studi superiori/professionali;
- al compimento di 26 anni, o prima se terminano o interrompono gli studi universitari;
- quando viene meno lo stato di inabilità, per i figli ai quali era stato precedentemente riconosciuto.
Bisogna comunque considerare che in questi casi lo stop alla reversibilità è più che altro una sospensione del trattamento e non una vera e propria estinzione come avviene per il coniuge. La pensione può infatti essere ripristinata al ritornare dei requisiti, quando possibile.
Oltretutto, affinché l’attività lavorativa sia idonea alla sospensione è necessario che il reddito annuo derivante superi il trattamento minimo annuo di pensione previsto dal Fondo pensioni lavoratori di anno in anno, maggiorato del 30%. In caso contrario, i figli continuano a percepire la reversibilità.
Cessazione della reversibilità per genitori, fratelli e sorelle
Anche nelle ipotesi in cui la pensione di reversibilità sia riconosciuta a genitori, fratelli e sorelle del defunto la variazione delle condizioni richieste può comportare la cessazione del beneficio. In particolare, ai genitori viene tolta la pensione di reversibilità se conseguono un’altra pensione.
Di pari passo, la reversibilità cessa per i fratelli e sorelle che si sposano, conseguono un altro trattamento pensionistico oppure per i quali viene meno lo stato di inabilità al lavoro.
Riduzione della pensione di reversibilità
La cessazione della pensione di reversibilità non ha nulla a che fare con le ipotesi di riduzione, le quali derivano da criteri puramente reddituali. La reversibilità viene infatti ridotta:
- Del 25% se i redditi superano di tre volte il trattamento minimo;
- del 40% se i redditi posseduti superano di quattro volte il trattamento minimo;
- del 50% se i redditi superano il trattamento minimo di cinque volte.
La riduzione è comunque sottoposta ad alcuni limiti, infatti il trattamento percepito non può essere inferiore a quello che spetta per il reddito, pari al limite massimo della fascia precedente. Oltretutto, la reversibilità non può essere ridotta se nel nucleo familiare sono presenti figli minorenni, studenti (in corso) o disabili.
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