Adottare velocemente un bambino in Italia, ecco 5 modi per anticipare i tempi e non farsi cogliere impreparati.
La procedura di adozione richiede tempo e possono passare anche diversi anni prima che il bambino conosca la sua nuova famiglia. Lo sveltimento delle pratiche è quindi auspicato da molte persone, per il comprensibile desiderio dei genitori ma anche per venire più prontamente in contro ai minori.
Nonostante ciò, non è possibile ridurre eccessivamente le tempistiche per adottare, in quanto devono compiersi diversi controlli affinché vengano assicurati gli interessi dei bambini. Un alleggerimento dei requisiti potrebbe in effetti portare a una diminuzione dei tempi, ma è un punto sui cui il legislatore – a fronte della tutela dei minori - è da sempre piuttosto conservatore.
Complici anche alcune lungaggini burocratiche la pratica di adozione può concludersi, se l’esito è positivo, fino a 4/5 anni dalla presentazione della domanda, anche se le medie sono decisamente più favorevoli: circa 1 anno e mezzo per l’adozione nazionale e 3 anni per quella internazionale. Ciò che i genitori adottivi possono fare è usare qualche accorgimento per non allungare le pratiche, facendosi trovare pronti e aumentando le probabilità di riscontro. Ecco 5 modi per anticipare i tempi.
Adozione nazionale o internazionale
L’inizio dell’iter di adozione è comune, ma a un certo punto bisognerà scegliere fra la modalità nazionale e quella internazionale. Quest’ultima opzione è spesso preferita da molti italiani, anche se è mediamente più lunga oltre che dispendiosa dal punto di vista economico.
Ecco perché tra i principali motivi per cui si sceglie l’adozione internazionale c’è la scelta di un Paese con requisiti diversi dall’Italia per le persone che non li rispettano. È anche vero che alcuni Paesi hanno un notevole numero di bambini senza famiglia, però - contrariamente a quanto sembra – anche in Italia è piuttosto alta la sproporzione tra i bambini adottabili e quelli effettivamente adottati.
Di conseguenza, l’adozione nazionale – quando possibile - appare più consigliabile dal punto di vista della velocità e dei costi, senza nulla togliere alle necessità dei minori.
La presentazione della domanda
Il primo passo per dare il via alla procedura di adozione è la presentazione della domanda al tribunale dei minori del luogo di residenza. Di norma, i siti web dei tribunali mettono già a disposizione la modulistica da compilare (diversa per l’adozione nazionale o internazionale) e la documentazione richiesta, che non sono sempre gli stessi.
È quindi consigliabile consultare prima le istruzioni, eventualmente contattando la cancelleria, per non fare errori.
I requisiti dell’adozione
Per evitare di allungare i tempi è bene accertarsi di essere in possesso di tutti i requisiti per l’adozione e presentare la domanda nel modo corretto.
Ogni Paese stabilisce una serie di criteri per i genitori adottivi, che per quanto riguarda l’Italia sono:
- Essere sposati da almeno 3 anni con coniuge di sesso opposto o provare almeno 3 anni di convivenza stabile e duratura considerando anche il periodo antecedente al matrimonio;
- non avere procedimenti di separazione in corso;
- avere un minimo di 18 anni di differenza con l’adottato;
- avere un massimo di 45 anni di differenza con l’adottato e un massimo di 55 per l’altro coniuge.
Il limite sull’età massima è derogato soltanto per l’adozione di fratelli o in presenza di un altro figlio minorenne, sia adottivo che naturale.
I genitori adottivi, poi, devono essere “idonei ad educare ed istruire, e in grado di mantenere i minori”. Questo tipo di requisito non è valutabile soltanto con prove documentali – ad esempio reddituali o sanitarie – ma è rimesso alle valutazioni degli assistenti sociali.
I colloqui degli assistenti sociali
La coppia che ha presentato domanda per adottare un bambino deve essere pronta a ricevere gli assistenti sociali, ai quali spetta il compito di valutare l’idoneità della famiglia. Ovviamente in questo caso non ci sono parametri troppo rigidi, ma è necessario che i genitori dimostrino di potersi prendere cura del bambino sia dal punto di vista materiale e pratico che affettivo.
Per esempio, viene valutata l’abitazione familiare, che dovrebbe essere pulita e accogliente e non necessariamente ricca, ma anche i rapporti personali tra i coniugi e i motivi che li hanno spinti all’adozione.
È quindi molto importante non rimandare questi colloqui perché in assenza della valutazione il tribunale non può consentire l’adozione.
La valutazione del tribunale e l’affidamento preadottivo
La valutazione del tribunale si basa anche su una serie di domande rivolte alla coppia riguardanti il futuro figlio adottivo. Mentre criteri estremamente specifici (ad esempio pretendere di scegliere le caratteristiche fisiche) sono considerati negativamente, spesso alla coppia è chiesto di esprimersi riguardo all’età, all’etnia e alla salute del bambino.
Dimostrarsi riduttivi su questi elementi diminuisce considerevolmente le probabilità di adozione, ma i genitori possono esprimere opinioni in merito a fronte delle proprie capacità e risorse. In molti desiderano adottare un bambino molto piccolo, anche neonato, ma soprattutto nell’adozione nazionale questo allunga notevolmente la ricerca e diminuisce le probabilità di successo.
Questo perché in Italia c’è un lungo iter prima che i bambini siano destinati all’adozione, dato che per quanto possibile si tenta di farli crescere con le famiglie biologiche (a meno che siano queste ultime ad aver acconsentito da subito all’adozione). Lo stesso tipo di ragionamento si applica anche dopo, quando il giudice inizia a proporre dei bambini per l’affidamento.
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