Ecco cosa prevede la legge sul principio di solidarietà e il dovere di mantenimento, quando i figli vanno mantenuti anche con la pensione e cosa cambia.
Il dovere di mantenimento dei figli ricade su entrambi i genitori in modo inderogabile e non si esaurisce automaticamente quando compiono 18 anni. La maggiore età è certamente un traguardo importante e infatti anche la determinazione dell’assegno di mantenimento subisce delle modifiche, poiché i figli devono rispettare requisiti ulteriori per avere ancora questo diritto, ma non ne segna necessariamente la fine.
Oltretutto, non esiste certo un’età massima per fare figli, perciò è estremamente facile che la percezione dell’assegno di mantenimento si sovrapponga a quella della pensione dei genitori, tanto per figli minorenni quanto per maggiorenni. Allo stesso tempo, l’articolo 38 della Costituzione impone che ai pensionati siano garantiti i mezzi per vivere dignitosamente.
Vediamo come si coniugano questi diritti secondo la legge, ma anche quali sono i doveri di contribuzione alle esigenze familiari dei figli conviventi con genitori pensionati e quando con la pensione vanno mantenuti i figli.
Con la pensione vanno mantenuti i figli?
Riguardo al dovere di mantenimento dei figli da parte dei genitori pensionati è emblematica l’ordinanza n. 4801/2018 della Corte di Cassazione, la quale sancisce che il principio di solidarietà sociale deve essere bilanciato con il mantenimento dei figli. Il diritto alla pensione e alla vita dignitosa anche in caso di impossibilità lavorativa non esclude il dovere di mantenimento, così come quest’ultimo non può ridurre il genitore in indigenza.
Dunque, anche con la pensione vanno mantenuti i figli, ammesso che abbiano diritto al mantenimento. Il fatto che i genitori siano pensionati non modifica in alcun modo i loro doveri genitoriali, né modifica affatto i criteri previsti per la determinazione dell’assegno di mantenimento.
I requisiti perché i figli abbiano diritto al contributo, infatti, sono del tutto indipendenti dalle condizioni economiche dei genitori. Queste ultime, però, influenzano ovviamente l’importo dell’assegno, che deve essere compatibile anche con i loro bisogni.
In particolare, hanno diritto al mantenimento:
- I figli minorenni;
- i figli con handicap gravi;
- i figli maggiorenni non economicamente autosufficienti e incolpevoli, impegnati nella ricerca dell’indipendenza.
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Con la pensione l’assegno di mantenimento si riduce?
L’importo dell’assegno di mantenimento serve a coprire tutti i bisogni dei figli, non soltanto quelle primarie (come il cibo e la casa), ma anche quelle secondarie e complementari (come la cura della persona, l’istruzione, la socialità). Il calcolo dell’assegno di mantenimento ha quindi come criterio le possibilità economiche di ogni obbligato.
L’importo del mantenimento, infatti, non è valutato complessivamente tra i due genitori, ma ognuno di loro è tenuto a contribuire al massimo consentito dalle proprie finanze. Il mantenimento percepito dai figli, dunque, deve essere proporzionale alle possibilità economiche dei genitori.
Di conseguenza, il pensionamento dei genitori può variarne l’importo oppure no, a seconda di quanto cambino le condizioni economiche complessive del genitore.
Figli conviventi con genitori pensionati
I figli, anche quando hanno diritto al mantenimento, sono tenuti a collaborare alle esigenze familiari. Per farlo, infatti, non è necessario aiutare economicamente, ma è possibile anche assolvere ai bisogni della famiglia diversamente (collaborando nelle faccende domestiche, accompagnando i genitori alle visite, occupandosi dei bambini e così via).
Lo stesso dovere ricade anche sui figli non aventi diritto al mantenimento che vivono con i genitori, in quanto tutti devono contribuire secondo le proprie possibilità ai bisogni della famiglia. Dunque, può accadere che i genitori pensionati contribuiscano economicamente mentre i figli conviventi in altre forme, ad esempio se hanno perso il lavoro.
Altra cosa, poi, sono gli alimenti. Questa obbligazione serve esclusivamente ai bisogni primari dei familiari che versano in stato di bisogno e sono chiamati a occuparsene i familiari più vicini (anche se non conviventi), con un rigido ordine di priorità. Di fatto, è molto più probabile che i figli debbano versare gli alimenti ai genitori pensionati che non il contrario.
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