Danni ingenti all’agricoltura con conseguenze inevitabili anche per la filiera della distribuzione nazionale. Alcuni prodotti saranno introvabili e a prezzi elevati.
L’alluvione in Emilia Romagna porterà gravissimi danni anche al settore della distribuzione e di conseguenza ai consumatori. La regione è uno dei maggiori poli produttivi nazionali per quanto riguarda le coltivazioni e gli allevamenti. Gli allagamenti degli ultimi giorni hanno soffocato le radici di migliaia di alberi che a questo punto andranno estirpati. Conseguenze drammatiche anche per gli allevamenti di bovini, maiali, pecore e capre con migliaia di aziende finite sott’acqua e centinaia di capi perduti.
Ci sono filiere che coprono anche il 20% del fabbisogno nazionale e che senza l’approvvigionamento dall’Emilia si troveranno in seria difficoltà. Oltre al rischio di non trovare frutti come pesche, kiwi, albicocche, susine, c’è anche il rischio di trovarle a caro prezzo. Già prima dell’alluvione Coldiretti aveva informato di un aumento dei prezzi del 7,6%. Dopo questa tragedia è immaginabile un altro rincaro.
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Milioni di alberi da estirpare e anni prima di tornare a pieno regime
La situazione per l’agricoltura in Emilia Romagna è drammatica. Si stima che già circa 10-15 milioni di alberi da frutto sono danneggiati in modo irrimediabile e andranno estirpati. Questo numero tiene conto solo delle coltivazioni ubicate a valle e non quelle trascinate via dalle frane nelle aree collinari. Sommando anche queste si parla di circa 40 milioni di alberi da frutto delle specie più resistenti e robuste tra cui melo, pero, susino, ciliegio, olivo e vite andate in fumo.
In Emilia Romagna ci sono circa 50mila aziende agricole e si produce più del 20% delle albicocche italiane e oltre il 10% di pesche e nettarine. Le prime stime parlano già di un calo di disponibilità di frutta a livello nazionale del 15-20%. «L’alluvione ha distrutto i prodotti di stagione come pere, mele, susine, kiwi e vigne, in piena fase di maturazione per cui vi sarà una generale diminuzione della qualità e della quantità di frutta e verdura, con un incremento dei costi» - ha detto Fabio Massimo Pallottini, presidente di Italmercati.
Un raccolto compromesso almeno per i prossimi 4-5 anni, il tempo necessario per la giusta maturazione delle piante. A rischio anche ovviamente posti di lavoro, si stima circa 50mila tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle industrie della trasformazione. Per le aziende ripartire non sarà facile perché ci sarà bisogno di un nuovo investimento ingente. Per piantare un frutteto si parla di 40-50mila euro ad ettaro.
Oltre 250mila animali da salvare
Oltre agli alberi da frutto e alle coltivazioni c’è anche il problema degli allevamenti. Sono oltre 250mila gli animali tra bovini, maiali, pecore e capre da salvare garantendo loro protezione, cibo e acqua. Poi si contano circa 400 allevamenti avicoli di polli, galline da uova e tacchini e 45mila alveari di api.
In pianura la situazione è drammatica perché la maggior parte delle stalle sono allagate. In collina invece il problema è dovuto alle frane che impediscono ai soccorritori di raggiungere le stalle. In molti casi poi gli allevatori hanno deciso di non abbandonare le proprie case per stare vicino ai loro animali. Questo ha scatenato anche una gara di solidarietà tra colleghi per cercare di garantire cibo e acqua agli animali.
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