Conto corrente, tasse in arrivo su versamenti e prelievi. Ecco per chi

Patrizia Del Pidio

3 Settembre 2024 - 15:31

Professionisti e autonomi devono fare molta attenzione alle movimentazioni del conto corrente: sia i prelievi che i versamenti possono essere usati per presumere il reddito da tassare.

Conto corrente, tasse in arrivo su versamenti e prelievi. Ecco per chi

I versamenti e i prelievi effettuati sui conti corrente possono essere tassati? La risposta può essere affermativa, ma non per tutti. Il professionista o l’azienda, infatti, devono fare molta attenzione a versamenti e prelievi che potrebbero essere tassati in quanto incidono sul reddito complessivo.

Con due recenti sentenze del 30 luglio scorso, la Corte di Cassazione hanno ribadito che la presunzione bancaria può incidere sull’ammontare delle tasse da versare e proprio per questo motivo potrebbero essere determinanti prelievi e versamenti per presumere il reddito. La sentenza 21220 e 21214 prevedono disposizioni che hanno valore sia per i redditi di impresa che per quelli di lavoro autonomo.

Conto corrente, prelievi e versamenti determinano le tasse

Versamenti e prelievi sono determinanti per quel che riguarda la presunzione bancaria. La Corte di Cassazione a tal riguardo si era già espressa con una sentenza del 2014 con la quale dichiarava illegittima la norma che riguarda la l’utilizzo della presunzione bancaria per determinare il reddito dell’azienda o dell’autonomo al punto da modificare l’articolo 1 della legge 311 del 2004 (che era limitata ai soli ricavi) cancellando nello stesso anche il termine «compensi». I giudici in questo ambito, quindi, hanno sottolineato che la presunzione bancaria non può essere applicata solo sui prelievi effettuati sul conto corrente che costituiscono, di fatto, solo un indice generale di spesa.

Di fatto, quindi, i Giudici nel corso del tempo hanno esercitato una prassi giurisprudenziale che riteneva illegittima la norma sia per quel che riguardava sia i prelievi che i versamenti.

Nelle due sentenze del 30 luglio, però, i Giudici della Cassazione si vanno a conformare da quanto previsto dalla normativa che regola la presunzione bancaria (Dpr 600 del 1973 all’articolo 32) prevedendo che tutti i versamenti effettuati su un conto corrente di un professionista o di un autonomo devono essere presi in considerazione per la presunzione del reddito (a meno che non si portino prove contrarie alla presunzione stessa).

Allo stesso tempo anche gli eventuali prelievi non registrati nei libri contabili e non associati a nessun beneficiario possono essere utilizzati dall’amministrazione tributaria per dimostrare che le scritture contabili stesse devono essere ritenute inattendibili: i soldi prelevati possono essere stati, infatti, utilizzati per acquisti legati alla produzione di altro reddito.

Il conto corrente è un alleato dell’Agenzia delle Entrate

Il conto corrente di imprese, professionisti e autonomi diventa, in questo modo una sorta di alleato dell’Agenzia delle Entrate per determinare il reddito da tassare.

Quello che a tutti non è chiaro, però, è che in questi casi non contano solo i versamenti ma anche quanto si preleva. Nel reddito di impresa è risaputo, infatti, che i versamenti devono essere sempre collegati a una fattura, ma va considerato che anche i prelievi possono dare origine alla presunzione bancaria per la determinazione del reddito da tassare. Proprio per questo motivo la cosa migliore, in questi casi è sempre quella di effettuare pagamenti con mezzi tracciabili per dimostrare che la spesa effettuata non era destinata all’azienda.

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