Possibili giacimenti di litio nel Lazio. Lo stato degli scavi e gli interessi in gioco.
Nella città di Campagnano, a pochi chilometri dalla Capitale, inizia a diffondersi un crescente interesse per le risorse minerarie del territorio. A seguito di rilevamenti geologici, si inizi a parlare infatti della possibile presenza nel suolo di giacimenti di litio ovvio un metallo prezioso probabilmente nascosto nel sottosuolo a migliaia di metri di profondità e disciolto nell’acqua.
Anche chiamato oro bianco, si tratta di una risorsa preziosa per le batterie che sarà cruciale nei processi produttivi della transizione energetica per la costruzione delle batterie presenti nelle auto elettriche, nei cellulari o ancora quelle integrate nei impianti solari.
Il peso strategico di questi beni è peraltro sottolineato dall’aumento esponenziale dei suoi costi. Passando nel corso del 2022 da 14mila a 80mila euro a tonnellata, il litio è una risorsa cruciale. A dirlo, in occasione della presentazione della nuova legge UE sulle materie prime critiche, è anche la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen:
«Si prevede che la produzione di batterie che alimentano i nostri veicoli elettrici farà aumentare la domanda di litio di 17 volte entro il 2050».
Dove si trova il litio?
A stimare la presenza di litio geotermico - cioè disciolto nell’acqua sotterranea - sono state le mappe del Cnr pubblicate alcuni mesi fa sulla rivista Minerals che, in un articolo, definisce quelle laziali come miniere atipiche.
In queste rappresentazioni si evidenzia in particolare la possibile presenza dei materiali dalla Toscana, all’altezza del monte Amiata, fino ai Campi Flegrei.
Andrea Dini, geologo del Cnr, commenta il caso così:
«Il litio in queste zone di origine vulcanica è disciolto nell’acqua calda che si trova molto in profondità. L’estrazione consiste nel perforare il terreno e intercettare l’acqua. Parliamo di un metodo pulito, ma è anche nuovo. In Australia il litio si estrae dalle rocce. In Sudamerica dai laghi salati. In entrambi i casi le miniere si vedono, eccome. Qui ci sono solo dei vecchi pozzi geotermici che in attesa delle nuove esplorazioni sono chiusi».
L’avvicendarsi di richieste per l’estrazione inizia a farsi copioso ma mancano ancora una serie di ulteriori rilevamenti d’accertamento e soprattutto un piano d’azione per intervenire nella gestione di questi beni geologici.
I primi interessi in gioco
Nonostante l’incertezza sulle modalità e i tempi ad oggi indefiniti, sono già presenti nell’area periferica di Roma varie iniziative di tipo estrattivo.
Negli 11,4 chilometri quadri nella valle del Baccano, una depressione rotonda che un tempo ospitava un lago vulcanico, si parla di permesso di ricerca da parte di Enel Green Power e dell’azienda mineraria australiana Vulcan Energy. Non a molta distanza, tra Cesano e il borgo di Santa Maria di Galeria, un’altra ditta australiana si sta muovendo in maniera analoga. Solo a Campagnano sembra tutto immobile.
Questo perché, come abbiamo visto, nonostante gli ottimi prezzi del mercato il calcolo di costi e benefici non è ancora terminato. Niccolò Dainelli, geologo e rappresentante in Italia della Vulcan spiega così la situazione:
«Siamo ancora nella fase di realizzazione dei rilievi e degli studi geologici preliminari per comprendere la natura del sottosuolo».
Le conferme arrivano poi anche dalle autorità locali. «Non ci sono autorizzazioni a scavare nuovi pozzi e trincee» conferma Alessio Nisi, sindaco di Campagnano «Le norme sulla geotermia non sono molto chiare nel Lazio e l’estrazione del litio non ha precedenti in Italia. Basti pensare che nella concessione a Vulcan Energy si fa rifermento al regio decreto del 1927, che riserva la competenza in materia di risorse minerarie allo stato».
Insomma, in tutti i sensi un progetto ancora in “fase preliminare”.
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