Cosa si può insegnare con la laurea triennale?

Luna Luciano

22 Settembre 2024 - 14:00

Si può insegnare con la sola laurea triennale? Di per sé la laurea di I livello non costituisce titolo utile per diventare insegnante, tuttavia esistono delle realtà dove è ancora possibile.

Cosa si può insegnare con la laurea triennale?

Si può insegnare con la sola laurea triennale? La risposta di per sé è no, in quanto la laurea di primo livello non costituisce un titolo utile per accedere all’insegnamento, tuttavia esistono alcune eccezioni.

L’insegnamento è una carriera a cui aspirano molti giovani italiani, ma l’accesso a questa professione, soprattutto dopo le recenti normative, è diventato elitario.

A oggi in Italia mancano circa 250mila insegnanti, eppure agli studenti e ai precari è stato posto un ulteriore “ostacolo”, un corso da 60 Cfu, senza il quale non si è abilitati ad accedere al concorso. Un corso diviso per le diverse classi di concorso, con obbligo di frequenza e tirocinio non retribuito a ben 2.500 euro: una cifra che non tutti gli studenti possono permettersi.

Su tale base possiamo affermare con certezza che non è possibile insegnare nella scuola pubblica con la sola laurea triennale, il primo gradino nel percorso universitario.

Da solo il diploma di I livello, quindi, non consente di ottenere un posto di ruolo stabile nella scuola pubblica. Tuttavia, esistono diverse opportunità lavorative iper chi vuole muovere i primi passi. Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.

Cosa e dove si può insegnare con solo la laurea triennale

Insegnare nella scuola pubblica con la sola laurea triennale non è possibile. Con la laurea magistrale, infatti, la scuola può garantire agli studenti una preparazione migliore dei loro insegnanti, così come i corsi in ambito pedagogico una migliore consapevolezza degli strumenti didattici.

Purtroppo il corso da 60 Cfu prevede un costo che non tutti gli studenti possono permettersi, ecco quindi che alcuni laureti in triennale sono in cerca di un lavoro che gli consenta di fare esperienza nel mondo dell’insegnamento.

Esistono, infatti, contesti educativi dove questo titolo è comunque accettato, vediamo quali:

Scuole private e paritarie

Le scuole private e le scuole paritarie offrono maggiori possibilità di lavoro rispetto al sistema scolastico pubblico. In questi contesti, le istituzioni hanno una maggiore autonomia nella selezione del personale e possono assumere laureati triennali per incarichi di insegnamento, specialmente per materie specifiche o per supplenze temporanee. Le scuole paritarie, che operano nel sistema scolastico nazionale ma con regole interne flessibili, sono spesso alla ricerca di personale giovane e motivato, e la laurea triennale può rappresentare un requisito sufficiente per insegnare, soprattutto in assenza di candidati con titoli superiori.

Anche se queste posizioni non offrono stabilità a lungo termine e raramente prevedono contratti a tempo indeterminato, possono rappresentare una valida opportunità per chi desidera iniziare una carriera nell’insegnamento o fare esperienza nel settore educativo e accumulare punteggio.

Doposcuola e ripetizioni

Oltre alle scuole, è possibile insegnare con la sola laurea triennale nei doposcuola, dove i laureati triennali possono offrire supporto didattico agli studenti in difficoltà. Questi contesti non formali permettono di svolgere attività di tutoraggio e insegnamento in materie scolastiche, e in molti casi non richiedono il possesso di una laurea magistrale o dell’abilitazione all’insegnamento. Similmente, i laureati triennali possono offrire ripetizioni private (in presenza o online) o collaborare con centri di formazione o enti no-profit che organizzano corsi di sostegno o potenziamento per studenti di vario livello.

Come diventare insegnante di ruolo

Per diventare insegnante di ruolo nella scuola pubblica italiana, la laurea triennale non è sufficiente. Il percorso richiede infatti ulteriori step formativi e il superamento di prove selettive.

La prima tappa fondamentale è il conseguimento della laurea magistrale necessaria per accedere all’insegnamento nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. Tuttavia, con l’entrata in vigore del Decreto Ministeriale sui 60 CFU, il percorso di abilitazione è stato reso più specifico. Una volta conseguita la laurea magistrale, i candidati devono acquisire 60 crediti formativi universitari in discipline pedagogiche, metodologiche e didattiche, che includono anche una componente pratica sotto forma di tirocini nelle scuole.

Questo percorso di 60 CFU ha l’obiettivo di garantire che i futuri insegnanti non solo abbiano una solida preparazione teorica nelle materie che intendono insegnare, ma che abbiano anche esperienza diretta nella gestione di una classe e nella progettazione di attività educative. L’acquisizione dei 60 CFU è un passaggio essenziale per potersi candidare al concorso pubblico per docenti, che è la chiave per ottenere una posizione di ruolo. Il concorso prevede prove scritte e orali volte a valutare le competenze disciplinari e didattiche dei candidati.

Una volta superato il concorso, i futuri docenti devono completare un anno di formazione e prova, durante il quale insegnano in una scuola sotto la supervisione di docenti tutor e dirigenti scolastici. Al termine di questo periodo, una valutazione finale determinerà se il docente è idoneo a ottenere il ruolo a tempo indeterminato. Un percorso complesso per un mestiere che in Italia, a causa dei tagli all’istruzione pubblica nelle passate decadi, è entrato in crisi non solo per la retribuzione ma in crisi da un punto di vista sociale.

Gli insegnanti hanno l’oneroso compito di formare ed educare le generazioni future, eppure meccanismi performativi, una logica guidata solo dal profitto (i voti) e la mancata collaborazione da parte dei genitori, spesso, ha messo in crisi questo ruolo.

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