Crollo banche e crisi finanziaria: cosa può succedere (davvero) in Italia e in Europa

Violetta Silvestri

21/03/2023

Come può impattare, davvero, la crisi finanziaria in corso in Europa e in Italia? Anche se le banche sono solide, le turbolenze possono lasciare comunque il segno.

Crollo banche e crisi finanziaria: cosa può succedere (davvero) in Italia e in Europa

C’è ampia rassicurazione sul sistema bancario italiano ed europeo: il tumulto finanziario Usa e di Credit Suisse non colpirà i nostri istituti di credito.

Siamo davvero al riparo dal terremoto della finanza che ha sconvolto i mercati globali in soli 11 giorni? Se da un lato la garanzia di banche solide nella regione europea e nella nostra nazione è verosimile, dall’altro occorre meglio considerare gli effetti a catena di una instabilità e incertezza finanziarie che hanno sorpreso investitori e non solo in un momento già critico con le pressioni di inflazione, recessione, tassi alti delle banche centrali.

Cosa può dunque accadere davvero all’Italia e, in generale, all’Europa? Un’analisi, prendendo in considerazione gli impatti possibili per mercati, operazioni bancarie, accesso al credito, mosse Bce ed economia reale.

Italia al sicuro dal crollo banche: cosa sapere

Lo hanno ripetuto il ministro dell’Economia Giorgetti e il governatore di Bankitalia Visco: le banche italiane non sono a rischio dopo tutto quello che è accaduto in pochi giorni nel settore.

Da ricordare che la scossa è stata davvero dirompente: la velocità con cui quattro banche sono crollate – e una continua a lottare – ha lasciato gli investitori davvero increduli e preoccupati. I fallimenti sono avvenuti nell’arco di soli 11 giorni, con un effetto domino, almeno emotivo, impattante sul sistema finanziario globale.

In questo scenario si è parlato di potenziale contagio dagli Usa e dalla Svizzera (con il caso Credit Suisse) all’Europa e, quindi, all’Italia. A parte il crollo in Borsa dei primi giorni, in realtà la situazione appare sotto controllo.

In una dichiarazione del 20 marzo, Giorgetti ha sottolineato: “Noi siamo in costante contatto con le autorità di regolazione soprattutto per il sistema bancario italiano siamo tranquilli...Riteniamo che le ripercussioni per il sistema bancario italiano siano sostanzialmente insignificanti.”

Tono simile da Visco, governatore Bankitalia: “Noi in Europa abbiamo tutti gli strumenti per fronteggiare crisi di liquidità...non rileviamo nelle nostre banche problemi di capitalizzazione e liquidità.”

Secondo un’analisi di Bloomberg Intelligence, per esempio, in Europa le prime 25 banche vantano una eccedenza di capitale dal valore totale di 55 miliardi di euro. 38 miliardi di euro di questi sono in possesso di istituti importanti, come, UniCredit, Intesa Sanpaolo, Ing, Societe Generale, Nordea, Ubs e Credit Agricole.

Inoltre, come spiegato in un report di Deutsche Bank, ci sono stati “significativi miglioramenti in termini di liquidità, capitale, qualità degli attivi e redditività delle banche europee negli ultimi dieci anni”.

La vigilanza Bce, inoltre, è stretta.

Tuttavia, in una intervista su Fanpage, il professore di economia Messori ha ricordato che “nei sistemi bancari, il contagio passa anche attraverso aspettative e rischi di instabilità, proprio come quello che ha colpito un gruppo che da tempo mostrava debolezze in Europa, come Credit Suisse. Per cui, anche per l’Italia, il pericolo c’è sempre.”

Con due attenuanti, però: il crollo del Ftse Mib sulle prime notizie dei default bancari è stato causato soprattutto dalla composizione del listino, dove le banche pesano molto e quindi hanno esercitato una maggiore pressione.

E poi c’è da considerare l’incidenza del debito pubblico nei bilanci degli istituti di credito nazionali, che è alta. Ma non ci sono titoli a lunga scadenza che possono portare a una fragilità di sistema.

Il peso dell’instabilità può affondare l’Italia

Se ci sono effetti da valutare con maggiore attenzione per il coinvolgimento del sistema Italia alla crisi bancaria globale sono quelli collaterali. Cosa significa?

Le banche italiane sono solide, ma il clima generale così instabile può generare diverse debolezze. Nella giornata di lunedì 20 marzo, per esempio, nel pieno tumulto Credit Suisse, lo spread Btp-Bund è schizzato di nuovo sui 200 punti.

Il segnale era di un chiaro nervosismo nei confronti del debito pubblico nazionale, considerato più insicuro di altri (per esempio di quello tedesco) in un momento così volatile. E questo si traduce in una sfiducia nel Paese da parte degli investitori, a maggior ragione che i tassi Bce in rialzo stanno pressando il costo del debito italiano.

La crisi bancaria e finanziaria aggiunge incertezza in un anno già pieno di insidie, soprattutto per il nostro Paese, come affermato dal commissario Gentiloni in un evento del 20 marzo: “Ora bisogna affrontare un anno dove emergeranno tanto dilemmi. Il primo: l’Italia cresce poco, ha dei livelli di crescita inferiore agli altri Paesi. La scarsa crescita richiede riforme e la necessità di attrarre investimenti.”

Perchè c’è allerta in Europa

Secondo Lagarde, i prestatori della zona euro sono «ben controllati», con oltre 2.200 banche in Europa coperte dalle regole di Basilea III che richiedono loro di mantenere un livello minimo di attività liquide.

Questa sicurezza, comunque, non esenta la regione a moneta unica dallo tsunami finanziario. La governatrice ha sottolineato, infatti, che le turbolenze rischiano di peggiorare una recente contrazione dell’offerta di credito.

“Stiamo già assistendo a un inasprimento delle condizioni finanziarie”, ha affermato Lagarde. “Ciò potrebbe essere accentuato dalle tensioni nel sistema bancario e dovremo tenerne conto come parte dei dati che esamineremo come parte della nostra prossima decisione di politica monetaria.”

I prestiti totali della zona euro da parte delle banche del blocco si sono contratti di 61 miliardi di euro tra gennaio e febbraio, il più grande calo mensile dal 2013.

Come evidenziato anche dagli analisti Equita: “il rischio principale che vediamo con l’aumento dei timori di instabilità finanziaria è che venga colpito uno dei principali canali di trasmissione dell’economia, ossia i prestiti bancari, con un deterioramento della volontà di concedere credito sia in Europa, sia negli States.”

Il vento della recessione potrebbe iniziare a soffiare proprio da qui. Lo ha ribadito anche l’esperto di rischi internazionali Ian Bremmer sul Corriere della Sera: il sistema globale non crollerà, ma il prezzo di una recessione dovrà essere pagato in Occidente con maggiori probabilità.

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