Europa, il prezzo del gas si impenna. Mai così alto nel 2024, è allarme?

Violetta Silvestri

15 Novembre 2024 - 16:01

Il prezzo del gas in Europa è schizzato al livello più alto del 2024: tutti i motivi del balzo. C’è preoccupazione tra i Paesi Ue?

Europa, il prezzo del gas si impenna. Mai così alto nel 2024, è allarme?

Il prezzo del gas torna a far tremare l’Europa, proprio quando il vecchio continente si appresta a vivere i primi giorni di freddo invernale.

I futures sul benchmark europeo TTF sono saliti fino al 5% nella giornata di giovedì 14 novembre, attestandosi a 46 euro per megawattora nelle contrattazioni ad Amsterdam, prima di ridurre alcuni guadagni e scambiare a poco più di 45 euro per megawattora nel giorno successivo. Il livello è il più alto mai raggiunto nel 2024.

Gli analisti fanno subito notare che il massimo storico di oltre 300 €/MWh toccato nell’agosto 2022 dopo l’invasione russa dell’Ucraina all’inizio dell’anno è ormai un vecchio ricordo. Inoltre, le riserve di gas dei Paesi Ue sono piene oltre il 90% delle loro capacità.

La crisi energetica, quindi, non è all’orizzonte e il repentino abbassamento delle temperature previsto in questa metà di novembre in diversi Stati europei dovrebbe essere affrontato con una certa serenità.

Tuttavia, se da una parte lanciare l’allarme appare eccessivo, dall’altra parlare di allerta e usare toni cauti quando si fa il punto sulla sicurezza energetica sembra doveroso negli ambienti Ue. Ci sono almeno tre motivi che possono spingere nuovamente i prezzi del gas nel vecchio continente. E l’impressione è che il costo di questa insostituibile materia prima energetica in Europa si sia ormai stabilizzato su livelli decisamente maggiori del periodo pre-crisi.

Perché il prezzo del gas in Europa è schizzato al livello più alto del 2024?

I prezzi del gas sul principale mercato europeo del gas sono balzati a più di 45 euro al megawattora per la prima volta da novembre dell’anno scorso e come mai accaduto nel 2024. Confrontando i futures sul becnhmark europeo di gennaio con la quotazione di oggi, 15 novembre, l’impennata è di oltre il 60%.

Sul vecchio continente è quindi ripiombato il timore di una scarsità di gas per l’inverno. Innanzitutto, il calo delle temperature, combinato con la debole produzione di energia eolica, ha spinto al rialzo il consumo di gas per l’elettricità. Nei prossimi giorni si prevede un brusco calo delle temperature anche in Italia e probabilmente i cittadini si appresteranno ad accendere i riscaldamenti o gli apparecchi elettrici per generare aria calda.

Non solo, la cosiddetta “Dunkelflaute”, in tedesco “bonaccia del vento scuro” ha rallentato il vento e causato bassi livelli di generazione di energia eolica.

In generale, l’Europa è ben rifornita di gas grazie ai solidi flussi dalla Norvegia, alla domanda complessiva di gas più debole dovuta alle fonti rinnovabili più presenti nei mix energetici e alle riserve piene che offrono garanzie elevate. Ma qualcosa può ancora colpire l’equilibrio delle forniture e indebolire la sicurezza energetica del continente.

Una novità allarmante è arrivata dall’Austria. Il commerciante di gas austriaco OMV ha ottenuto 230 milioni di euro di risarcimento dalla Camera di commercio internazionale dopo la disputa con Gazprom sul contratto di fornitura. L’azienda prevede di recuperare questa cifra dalla società russa trattenendo i pagamenti mensili per il gas, ma ciò potrebbe spingere il colosso Gazprom a interrompere le consegne.

Tom Marzec-Manser, responsabile dell’analisi del gas presso l’ICIS, ha dichiarato al Guardian che la situazione potrebbe precipitare già la prossima settimana, quando scadrà il prossimo pagamento mensile di OMV.

In generale, circa 38 milioni di metri cubi di gas russo entrano nell’Ue attraverso l’Ucraina ogni giorno, e l’accordo di OMV riguarda quasi 17 milioni di metri cubi che ogni giorno fluiscono in Austria. La società ha affermato che sarebbe in grado di continuare a fornire gas ai propri clienti anche in caso di un arresto del flusso da Gazprom Export, attingendo a fonti alternative.

Tuttavia, il ministro dell’energia austriaco, Leonore Gewessler ha pronunciato parole chiare: “è chiaro che un’improvvisa interruzione della fornitura potrebbe causare tensione sui mercati del gas.

Anche le preoccupazioni per una potenziale fine dell’accordo di transito del gas tra Russia e Ucraina contribuiscono all’incertezza del mercato. L’intesa probabilmente non verrà rinnovata quando scadrà il 31 dicembre, provocando un piccolo terremoto per Paesi dell’Europa centrale, come l’Ungheria, beneficiari di quei flussi. Per esempio, la società slovacca sta adottando misure per garantire la propria fornitura, tra cui un accordo pilota con la SOCAR dell’Azerbaijan, nel caso in cui il transito ucraino termini.

L’Europa condannata a un prezzo del gas elevato?

La situazione appena descritta divide l’Europa in due realtà: da una parte, la guerra in Ucraina ha obbligato il vecchio continente a ripensare la sua strategia energetica privilegiando fonti rinnovabili e fornitori diversi dalla Russia per il gas.

Questo ha innescato un circolo virtuoso. Per esempio, le importazioni di gas del continente su navi marittime, noto come gas naturale liquefatto, sono aumentate del 17% a ottobre rispetto al mese precedente per aiutare a rifornire le riserve di gas per l’inverno, ma sono comunque diminuite del 16% rispetto all’anno scorso, riflettendo una domanda più debole dovuta alla forte produzione di energia rinnovabile di quest’anno.

Dall’altra, però, il vecchio continente continua a mostrarsi vulnerabile sul fronte energetico e troppo suscettibile di subire shock nei prezzi a causa di fattori geopolitici. Il clima teso a livello mondiale di questi tempi rende la sicurezza energetica europea sempre in bilico. E i prezzi pronti a schizzare. Questo grafico Ispi lo dimostra:

Prezzi gas Europa Prezzi gas Europa Ispi

La nuova normalità, come definita dagli analisti dell’Istituto, è rappresentata da prezzi del gas decisamente inferiori del picco scatenato dalla guerra in Ucraina, ma più alti del 2021. Difficilmente le quotazioni potranno tornare sui livelli di tre anni fa.

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