Le opportunità di lavoro offerte dalla Confederazione riducono moltissimo la percentuale dei disoccupati nella fascia di confine in Italia e negli altri Paesi.
Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e la provincia autonoma di Bolzano sono conosciute per essere le zone più produttive d’Italia. Non dovrebbe stupire se qui il tasso di disoccupazione sia più basso rispetto alla media nazionale.
La narrativa, però, ha bisogno di un elemento in più.
Queste aree sono confinanti anche con la Svizzera, a vantaggio dei lavoratori che spesso trovano un’occupazione oltre confine, mantenendo il proprio domicilio in Italia. Si tratta del cosiddetto frontalierato, diffuso in tutte le aree in prossimità della Confederazione Elvetica: la Rodano-Alpi e l’Alsazia in Francia, la Baden-Württemberg in Germania, Tirolo e Vorarlberg in Austria.
Come si legge su Moneymag, nei giorni scorsi l’Ufficio federale di statistica (Ust) elvetico ha diffuso uno studio comparativo che ha messo a confronto i tassi di attività professionale nelle 11 Grandi Regioni europee limitrofe alla Svizzera con quelli delle Grandi Regioni svizzere confinanti.
Neanche a dirlo è risultato che i valori registrati nel 2022 erano inferiori a quelli delle regioni elvetiche confinanti, ma superiori ai rispettivi tassi nazionali.
La «prova del nove» è il tasso di disoccupazione che, secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), in queste zone era inferiore rispetto alla media nazionale dei rispettivi Paesi e a volte persino inferiore a quelli delle regioni elvetiche limitrofe. Insomma, in Svizzera sono impiegati 373 mila frontalieri stranieri e l’impatto positivo del mercato del lavoro svizzero è stato definito dall’Ust come «lampante».
Disoccupazione più bassa a ridosso del confine
Prendiamo il tasso di disoccupazione delle regioni confinanti con la Svizzera: in Piemonte è del 6,5%, per la Valle d’Aosta è il 5,4%, in Lombardia il 4,9% e il 2,3% per la provincia autonoma di Bolzano. Tutti inferiori alla media italiana dell’8,1%.
Situazione analoga si registra nelle altre regioni confinanti con Germania, Francia e Austria.
In Germania, a Friburgo (2,3%) e Tubinga (2,2%) i numeri sono inferiori alla media tedesca (3,1%). Nella Franca Contea (5,9%), Rodano-Alpi (6,6%) e Alsazia (6,7%) siamo al di sotto della media registrata in Francia (7,3%); lo stesso dicasi per l’Austria (Vorarlberg e Tirolo: entrambi del 3,2%; tasso nazionale: 4,8%).
In alcuni casi il livello di disoccupazione nelle regioni di confine è addirittura più contenuto di quello delle regioni svizzere limitrofe: in Ticino, Cantone che confina con la Lombardia, il tasso di disoccupazione nel 2022 si è attestato al 6,5%.
Manodopera in arrivo da regioni ricche
Nulla toglie che le regioni confinanti con la Svizzera siano già molto produttive già di per sé. Basti pensare che a Nord, la Baden-Württemberg tedesca nel 2022 ha raggiunto un Pil da 573 miliardi di euro in crescita dell’1,4%. A Ovest, la regione del Rodano-Alpi spinti dalla città di Lione, ha raggiunto un Pil di circa 240 miliardi di euro. A Sud, la Lombardia: con circa 368 miliardi di euro di Pil, costituisce circa il 22% di quello italiano.
Ad ogni modo, dai dati raccolti dall’Ust, è emerso che nel gruppo di Paesi formato dalla Svizzera e dai suoi cinque vicini, la percentuale di persone attive nel mondo del lavoro in una fascia di età compresa tra i 15 e i 64 anni era più alta in Svizzera, pari all’83,5%. Mentre in Germania (79,4%), Austria (77,8%) e Liechtenstein (78,0%), il tasso era più alto di quello dell’Unione Europea (UE: 74,5%), mentre in Francia (73,6%) e in Italia (65,5%) era più basso.
Tassi di attività superiori a quelli nazionali
Va da sé che il mercato del lavoro transfrontaliero incide sulla disoccupazione locale. Nelle regioni situate al di là dei confini elvetici, i tassi di occupazione sono inferiori rispetto a quelli delle regioni svizzere confinanti, ma superiori alle rispettive medie nazionali.
In Italia, ad esempio, la partecipazione al mercato del lavoro nelle regioni confinanti con la Svizzera ha superato nettamente il livello medio nazionale (tasso di attività che oscilla tra il 71,0% del Piemonte e il 75,8% della provincia autonoma di Bolzano).
Stessa cosa per gli altri Paesi di confine. Per esempio, nelle regioni di Friburgo (81,7%) e Tubinga (82,3%), il tasso di occupazione erano al di sopra della media tedesca. Per quanto riguarda l’Austria, in Tirolo è stato addirittura registrato il tasso più alto del Paese (80,4%), seguito da quello del Vorarlberg (79,4%). Nelle regioni francesi confinanti con la Svizzera, Rodano-Alpi e Alsazia, sono state registrate rispettivamente la seconda e la terza quota di persone attive più elevata (risp. il 76,2% e il 75,9%). Più alta della media nazionale anche la quota registrata in Franca Contea (75,1%).
Un’unica grande regione iper produttiva
Considerando la Svizzera, le 11 regioni europee limitrofe e il Liechtenstein (dove vi sono 29 mila frontalieri svizzeri), complessivamente nel 2022 vi vivevano 25 milioni di persone in età lavorativa. Il tasso di occupazione si è attestato al 76,8%, più simile a quello della media dell’Unione Europea del 74,5% (in Svizzera era dell’83,5%). Il tasso di disoccupazione ai sensi dell’ILO, pari al 4,9%, si avvicinava più a quello svizzero (4,3%) che a quello dell’Ue (7,2%).
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