Il caos in Iran riaccende il petrolio, è allerta per il prezzo del greggio

Violetta Silvestri

20 Maggio 2024 - 10:59

L’incertezza politica dell’Iran può impattare sul prezzo del petrolio? Cosa succede al greggio e quali fattori considerare come potenziali driver delle quotazioni?

Il caos in Iran riaccende il petrolio, è allerta per il prezzo del greggio

Prezzo del petrolio sotto stretta osservazione con il Medio Oriente di nuovo protagonista assoluto sulla scena mondiale. La notizia della morte del presidente iraniano in un incidente aereo ha gettato nell’incertezza il Paese da sempre monitorato per la sua rilevanza nella produzione di greggio.

L’oro nero ha ampliato i guadagni lunedì in un contesto di incertezza politica duplice. Non solo la nazione iraniana è balzata in prima pagina per il tragico evento. Anche l’Arabia Saudita ha lanciato segnali preoccupanti, poiché il principe ereditario ha annullato un viaggio in Giappone, adducendo problemi di salute del re.

Il Regno saudita è il principale produttore dell’OPEC e l’Iran è il terzo, ma non ci sono segnali immediati che i recenti sviluppi possano ridurre l’offerta di petrolio. Il leader supremo iraniano, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha affermato che “non ci sarà alcun turbamento negli affari del Paese”. Tuttavia, con un conflitto in corso nell’area, ulteriori fattori di destabilizzazione possono impattare sul prezzo del greggio.

Iran e Arabia Saudita possono spingere il petrolio?

Se finora il conflitto tra Israele e Hamas a Gaza è riuscito a non impattare sul prezzo del petrolio, che ha oscillato ma senza picchi preoccupanti, nuove ondate di instabilità politica nell’area potrebbero avere un effetto più visibile.

Il Brent è salito sopra gli 84 dollari al barile dopo aver registrato il suo primo progresso settimanale questo mese, e il WTI ha superato gli 80 dollari in seguito alla conferma che il presidente iraniano Ebrahim Raisi e il ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian erano morti in un incidente aereo. Inoltre, ora si teme la salute del re dell’Arabia Saudita.

Alle ore 10.48 circa, i futures WTI scambiano in lieve calo a 79 dollari al barile e i contratti sul Brent rimangono solidi oltre gli 84 dollari al barile.

“Se la salute del re saudita sta peggiorando, ciò si aggiunge allo strato di incertezza che già circonda i mercati energetici questa mattina in seguito alla notizia della scomparsa del presidente iraniano”, ha commentato l’analista di IG Markets Tony Sycamore. Secondo l’esperto i prezzi del WTI potrebbero rimbalzare ulteriormente verso 83,50 dollari dopo aver superato la media mobile a 200 giorni di 80,02 dollari.

“Penso che ci siano ragioni sufficienti perché ciò accada, soprattutto se si considerano le misure immobiliari cinesi annunciate la scorsa settimana, tra cui l’allentamento delle regole sui mutui, la riduzione dei depositi e l’acquisto di case invendute”, ha affermato Sycamore.

Il Brent ha chiuso la settimana precedente in rialzo di circa l’1%, il primo guadagno settimanale in tre settimane, mentre il WTI è cresciuto del 2% grazie al miglioramento degli indicatori economici di Stati Uniti e Cina, i maggiori consumatori di petrolio al mondo.

Quali altri fattori possono impattare sul greggio?

Nonostante la volatilità nella regione mediorientale, i prezzi del petrolio si sono mossi solo leggermente e questo significa che occorre osservare anche altri fattori potenzialmente in grado di impattare sul greggio.

“Il mercato è diventato sempre più insensibile agli sviluppi geopolitici, e la grande quantità di produzione in eccesso dell’OPEC probabilmente contribuisce a questo”, ha affermato Warren Patterson, responsabile della strategia sulle materie prime per ING Groep NV a Singapore. “Potremmo dover attendere ulteriore chiarezza da parte dell’OPEC+ sulla sua politica di produzione per uscire dall’intervallo”.

Il Brent di riferimento globale è aumentato di circa il 9% quest’anno a causa dei tagli all’offerta dell’OPEC+, ma i prezzi si sono raffreddati da metà aprile con l’allentamento delle tensioni geopolitiche. Gli osservatori del mercato stanno rivolgendo la loro attenzione all’imminente incontro del gruppo di produttori del 1° giugno, ma si aspettano in gran parte un ripristino dei limiti esistenti.

Altri eventi che contribuiscono a rendere il panorama geopolitico ostico includono l’Ucraina, che continua i suoi attacchi di droni contro la raffinazione russa, mentre una petroliera diretta in Cina è stata colpita da un missile Houthi nel Mar Rosso sabato.

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