L’alternative food è un settore in grande espansione e lo sarà ancor di più nei prossimi anni. Ne abbiamo parlato con Fabio Piluso.
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Abbiamo parlato con Fabio Piluso, Professore ordinario di «Economia degli intermediari finanziari», degli investimenti relativi agli alternative food, ma perché dirottare gli investimenti in questo settore? «È un settore molto interessante e al momento è un settore di nicchia che occupa circa 8 miliardi di dollari».
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Le previsioni degli esperti, però, prevedono che in meno di dieci anni il settore degli alternative food possa arrivare a circa 25 miliardi di dollari. E c’è chi sostiene che nel 2035 l’11% del fabbisogno mondiale sarà colmato dal cibo alternativo. Il fenomeno dell’alternative food nasce negli anni novanta e fa riferimento alle pratiche alternative che vogliono combattere il sistema alimentare industriale, giudicato poco etico e rivolto unicamente alla grande distribuzione. La crescente globalizzazione alimentare ha fatto sì che venissero consumati sempre più prodotti poco legati al territorio senza considerarne la stagionalità.
Al momento i due Paesi più interessati agli investimenti in questo settore sono Israele e gli Stati Uniti e il tema, quello dell’alternative food riguarda e interessa soprattutto le nuove generazioni.
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